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Scuola, bambini di seconda generazione con doppio svantaggio Fonte foto: iStock

Scuola, il doppio svantaggio per i bambini di seconda generazione

I bambini di seconda generazione sono più svantaggiati rispetto ai coetanei, ma i fattori socioeconomici non sono le uniche cause: lo studio

Francesca Pasini

Francesca Pasini

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Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

I bambini nati in Italiana e figli di immigrati hanno più difficoltà in italiano e matematica a scuola rispetto ai coetanei nativi, ma il contesto socioeconomico non è l’unico fattore che influisce su tale risultato: gli studenti di seconda generazione, infatti, sono soggetti al fenomeno del doppio svantaggio. Scopriamo in cosa consiste e come potrebbe essere affrontato il problema.

Perché i bambini di seconda generazione hanno un doppio svantaggio

Come è già risaputo, le disuguaglianze socioeconomiche tra bambini sono fattori che incidono profondamente sull’andamento scolastico. Tali studenti, infatti, vivono spesso in contesti socioeconomici più fragili, con redditi inferiori e una minore padronanza della lingua italiana.

Ad analizzare il fenomeno, fornendo un punto di vista differente, è lo studio “Effetti dell’età nell’istruzione primaria: un doppio svantaggio per gli immigrati di seconda generazione“, condotto da Antonio Abatemarco, Mariagrazia Cavallo, Immacolata Marino e Giuseppe Russo.

Dai dati Invalsi analizzati dagli studiosi, è emerso che il divario medio tra studenti figli di immigrati e nativi è pari a 8,25 punti percentuali in italiano e 7,14 in matematica.

Se tutto dipendesse solo dallo status socioeconomico degli studenti, a parità di condizioni le differenze tra nativi e seconda generazione dovrebbero annullarsi. Ma è stato evidenziato come nel nostro Paese si continui ad osservare una differenza significativa a danno della seconda generazione. Per questo si parla di “doppio svantaggio”, ovvero una penalizzazione ulteriore.

Qual è il doppio svantaggio dei bambini di seconda generazione

A pesare fortemente sullo svantaggio scolastico è anche il cosiddetto “effetto dell’età relativa”. Nei primi anni di scuola primaria, i bambini si trovano in un’età in cui cambiano e crescono molto velocemente e anche pochi mesi di differenza tra un compagno e l’altro si notano: possono verificarsi infatti differenze nella maturità fisica, cognitiva ed emotiva dello studente.

Così, i bambini nati nella prima metà dell’anno di nascita sono spesso più avvantaggiati rispetto a coloro che sono nati nella seconda metà dell’anno, che si sentono invece meno capaci e maturi, con effetti negativi sull’autostima e sul rendimento. Secondo quanto riporta lo studio, “è ampiamente documentato che gli effetti (dell’età relativa, ndr) non si esauriscono nei primi anni: se non corretti, tendono ad accumularsi e a influenzare anche la vita adulta”.

A incidere sugli “age effects”, infine, sono anche le modalità di iscrizione a scuola. In Italia, infatti, sono molti i casi in cui le famiglie anticipano l’iscrizione a scuola a 5 anni (ma non ci sono differenze sostanziali tra nativi e seconda generazione). Nel Belpaese, quindi, la differenza di età tra bambini più grandi e più piccoli della stessa classe può arrivare anche a ben 14 mesi.

Questo vale per tutti i bambini, ma in quelli di seconda generazione tale effetto si unisce alle difficoltà socioeconomiche già note, generando così il fenomeno del doppio svantaggio. È emerso infatti che “a parità di età e condizioni sociali, in una classe il rendimento dei bambini di seconda generazione relativamente più giovani risulta inferiore del 3,3 per cento in italiano e del 3,4 per cento in matematica rispetto ai nativi, segnalando chiaramente il doppio svantaggio”.

Come si può evitare il doppio svantaggio

Le politiche scolastiche dovrebbero dunque considerare anche questi fattori per garantire un’educazione scolastica di qualità e inclusiva. Ma come risolvere il doppio svantaggio? Una soluzione si troverebbe nell’asilo nido. Dallo studio emerge infatti che, nei bambini che lo hanno frequentato, il doppio svantaggio si attenua fino a scomparire. “Ampliare l’accesso agli asili nido, come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è quindi una potente leva per favorire l’inclusione”, spiegano gli studiosi.

La seconda soluzione è un miglior bilanciamento nella composizione per età all’interno delle classi. Infine, lo studio suggerisce alle famiglie un minor ricorso all’iscrizione anticipata a scuola, poiché (come abbiamo visto) può avere effetti controproducenti sull’andamento scolastico, legato all’età relativa dei bambini.