
Smartphone vietati alle superiori, cosa cambia da settembre 2025
Il ministro Giuseppe Valditara ha annunciato un'importante novità: da settembre 2025 gli smartphone alle superiori sono vietati. Le nuove regole
Niente smartphone alle scuole superiori a partire da settembre 2025. È l’annuncio del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che con una nuova circolare conferma un’ulteriore tappa della sua battaglia contro l’uso dei cellulari a scuola. Già nel 2024 sono stati vietati fino alle scuole medie, mentre da settembre 2025 cambia tutto anche per le superiori.
Vediamo come funziona il nuovo divieto, le regole e le sanzioni previste.
- Come funziona il divieto sugli smartphone da settembre 2025
- Le eccezioni e le sanzioni previste
- Dati allarmanti su giovani e smartphone: l'obiettivo di Valditara
Come funziona il divieto sugli smartphone da settembre 2025
Al rientro a scuola a settembre, alle superiori, gli studenti dovranno abituarsi a sottostare a nuove regole per quanto riguarda gli smartphone. Come funziona il divieto? Come spiegato dal ministro Valditara in un’intervista al Corriere della Sera, gli studenti non potranno tenerlo acceso in classe. Le singole scuole, una volta recepita la direttiva, devono organizzarsi stabilendo le modalità operative. “Di norma, li si fa riporre in contenitori appesi nell’aula e li si riprende all’uscita”, ha spiegato il capo del Mim.
Libertà di scelta è data agli istituti anche per quanto riguarda l’intervallo. L’interesse del ministro è che “durante le lezioni non ci si distragga”. Questo alla luce del fatto che la tecnologia è già presente per il supporto alla didattica, con tablet e pc (con un rapporto vicino a un dispositivo ogni due studenti, ma finalizzati esclusivamente all’apprendimento, con materiale selezionato e controllato) e lavagne elettroniche. “Dunque il cellulare ai fini della didattica è pressoché inutile”, ha commentato Valditara.
Le eccezioni e le sanzioni previste
Sono previste due eccezioni al divieto di uso degli smartphone durante le lezioni: nel caso di studenti con bisogni educativi speciali e di materie o indirizzi di studio particolari per i quali si rilevi una certa utilità dell’impiego di tali tecnologie.
Non mancano le conseguenze per chi non lascia lo smartphone, disobbedendo alla regola: “Chi non si adegua viola una regola di comportamento e sarà soggetto alla sanzione prevista dal regolamento del suo istituto che si adeguerà alla circolare”, ha spiegato il ministro dell’Istruzione. Le conseguenze potrebbero quindi ricadere sul voto in condotta, sempre più centrale nella vita degli studenti, e su altre sanzioni stabilite dalle scuole.
Dati allarmanti su giovani e smartphone: l’obiettivo di Valditara
Il nuovo provvedimento del ministero giunge alla luce di diversi studi che sottolineano come i cellulari creino una vera e propria dipendenza nei giovani, con gravi conseguenze, come affermato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Emerge infatti che “oltre il 25% degli adolescenti ha un uso problematico dello smartphone, con effetti negativi su salute e relazioni – ha chiarito Valditara -. Secondo il professor Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro del sonno del San Raffaele di Milano, il 38% dei ragazzi tra i 13 e 19 anni ha problemi del sonno collegati con l’abuso del cellulare. Infine, ancora l’Iss ci dice che nella fascia 14-17 in assenza di dipendenza dai social la bocciatura o il rendimento scolastico inferiore alla media riguarda il 13,7% dei ragazzi. In caso di dipendenza sale al 26,8%”.
Non solo: secondo gli ultimi dati Ocse-Pisa, il rendimento dei giovani in matematica è inferiore se si usa il cellulare per studiare. E un altro problema è rappresentato dall’ansia, che ha un impatto negativo sulla memoria e sulla concentrazione, aumentando “l’incidenza sullo sviluppo di fenomeni ansiosi, depressivi, di autolesionismo, di aggressività”.
Dati allarmanti, quelli elencati dal ministro Valditara, che ha rimarcato l’urgenza di una regolamentazione sull’uso di smartphone in classe: “Dobbiamo aiutare i ragazzi a disintossicarsi”, ha sottolineato. Un intervento che, seppur non cancellerà il problema, aiuterà studenti e studentesse “nelle ore della scuola, a prendersi una pausa, a concentrarsi e a imparare meglio”.
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