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Canto IX del Purgatorio di Dante: riassunto e analisi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Canto 9 del Purgatorio rappresenta una delle soglie più importanti dell’intera cantica. Dopo un percorso iniziale che si è svolto nei gironi esterni della montagna, dedicati ai penitenti dell’ultimo momento e alle anime ancora in attesa, Dante si trova ora di fronte al vero inizio del Purgatorio penitenziale, quello scandito da sette cornici, ciascuna dedicata a uno dei sette peccati capitali.

Il canto è ricco di significati simbolici e presenta una forte componente rituale: Dante vive un sogno misterioso, assiste all’arrivo dell’angelo portiere e riceve sulla fronte le sette lettere che rappresentano i peccati da purificare. È un passaggio decisivo: l’anima, dopo essere stata disposta al cambiamento, è ora pronta ad affrontare la vera trasformazione interiore, sotto la guida della grazia divina.

In questo canto, il Purgatorio assume i connotati di un vero e proprio luogo sacro, simile a un tempio, in cui ogni passaggio è regolato da riti e figure angeliche. L’iniziazione al cammino di ascesa non è solo fisica, ma anche morale e spirituale, e rappresenta l’ingresso in una nuova dimensione dell’essere.

Il sogno dell’aquila e la simbologia della grazia

La prima parte del canto è dominata da un sogno visionario che Dante vive nel momento in cui si addormenta all’alba, dopo essersi sdraiato con Virgilio sulla roccia. Nel sogno, il poeta vede un’aquila che lo afferra e lo trasporta verso l’alto, in un volo vertiginoso che lo fa tremare.

Il sogno richiama direttamente l’esperienza di Ganimede, mitico personaggio rapito da Giove per diventare coppiere degli dei. Ma a differenza del mito pagano, il volo di Dante ha un significato spirituale e salvifico: l’aquila rappresenta l’intervento della grazia divina, che solleva l’anima non per vanità o arbitrio, ma per renderla idonea al cammino della purificazione. Quando si sveglia, Dante si trova davanti alla porta del Purgatorio vero e proprio, segno che il sogno non è stato solo una visione ma un evento trasformativo.

La dimensione onirica, tanto presente nella cantica, diventa qui lo strumento con cui l’anima entra in contatto con un ordine superiore, capace di agire direttamente sulla sua condizione interiore. È la conferma che nel Purgatorio nulla avviene per caso, e che ogni progresso è accompagnato da un intervento divino.

L’arrivo dell’angelo portiere e il rito delle sette P

Dopo il risveglio, Dante incontra l’angelo custode della porta, una figura austera e solenne che custodisce l’ingresso alle cornici del Purgatorio. L’angelo siede su un gradino di diamante, con la spada sguainata, e richiede a Dante che venga purificato prima di poter entrare.

Virgilio intercede per lui e spiega che il poeta è giunto lì per volontà divina, non per presunzione. L’angelo accoglie questa spiegazione e compie su Dante un rito simbolico potentissimo: con la punta della spada incide sulla fronte del poeta sette lettere P, abbreviazione di “peccatum”, una per ciascun peccato capitale. Questo gesto rituale è carico di significato: non è una punizione, ma una presa di coscienza, un sigillo che accompagnerà Dante fino al termine della sua purificazione. Solo quando ogni lettera sarà cancellata – tramite la fatica e la penitenza – l’anima potrà dirsi pienamente redenta.

Il rito è accompagnato da un’altra azione simbolica: l’angelo consegna a Dante le chiavi del Purgatorio, una d’oro e una d’argento, che rappresentano rispettivamente la misericordia e il giudizio. Solo il perfetto equilibrio tra queste due forze permette l’accesso alla salvezza.

La porta del Purgatorio: immagine della coscienza

Una delle immagini più suggestive del canto è la porta del Purgatorio, composta da tre gradini di materiali diversi: il primo di marmo bianco lucente, il secondo di pietra ruvida e scura, il terzo di porfido rosso. Ogni gradino ha un significato simbolico che richiama le tappe fondamentali della conversione interiore.

Il primo gradino, splendente e riflettente, simboleggia l’esame di coscienza, il momento in cui l’anima si guarda con sincerità. Il secondo, scuro e ruvido, indica il dolore del pentimento, la sofferenza necessaria per riconoscere i propri errori. Il terzo, rosso e vivo, rappresenta l’amore che ripara, la carità che rinnova l’essere.

La porta, così concepita, non è solo un ingresso fisico, ma una metafora della coscienza, che deve essere attraversata per poter accedere alla verità. L’angelo batte tre volte sul gradino più alto con la spada e la porta si apre, lasciando passare Dante e Virgilio. Questo passaggio è un vero e proprio rito iniziatico, che segna la fine della preparazione e l’inizio della vera penitenza.

Un canto di passaggio e di speranza

Il Canto 9 del Purgatorio è un canto di passaggio, in cui Dante entra ufficialmente nel cuore del cammino di redenzione. È anche un canto profondamente rituale, dove ogni gesto, ogni simbolo, ogni figura ha un valore spirituale preciso. Il sogno dell’aquila, le sette P, le chiavi, i tre gradini: tutto concorre a costruire un sistema di significati sacri, che trasformano l’ascesa fisica in un’ascesa interiore.

È il momento in cui la grazia divina si unisce alla volontà umana, in cui il perdono diventa accessibile solo a chi è disposto a guardarsi dentro e a ricominciare. La presenza dell’angelo, figura di giustizia e misericordia, conferma che la porta della salvezza non è chiusa, ma richiede verità, umiltà e amore.

Dante, marchiato e consapevole, varca finalmente quella soglia che separa l’uomo ancora legato alla terra da quello che ha deciso di purificarsi per giungere alla luce. Il canto si chiude con una sensazione di solenne attesa: il cammino è appena cominciato, ma la direzione è ormai chiara.