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I presidenti italiani dal 1948

Da Enrico De Nicola fino a Sergio Mattarella, in totale sono 12 i capi dello Stato che si sono avvicendati al Quirinale dalla promulgazione della Costituzione

Silvia Pino

Silvia Pino

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Ho iniziato con le lingue straniere, ho continuato con la traduzione e poi con l’editoria. Sono stata catturata dalla critica del testo perché stregata dalle parole, dalla comunicazione per pura casualità. Leggo, indago e amo i giochi di parole. Poiché non era abbastanza ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata.

Enrico De Nicola

Il primo presidente della Repubblica fu Enrico De Nicola. Nato a Napoli nel 1877, fu eletto come capo provvisorio dello Stato già il 28 giugno 1946. Tuttavia, dopo essersi dimesso, venne rieletto il 26 giugno dell’anno successivo con 405 voti a favore su 431. Fu proprio De Nicola, il 27 dicembre del 1947, a promulgare la Costituzione della Repubblica italiana. Con l’entrata in vigore della Carta costituzionale, dal primo gennaio 1948 assunse il titolo di presidente della Repubblica. Morì l’1 ottobre del 1959, a Torre del Greco, a quasi 82 anni.

Luigi Einaudi

Il secondo presidente della Repubblica fu invece Luigi Einaudi, del Partito Liberale italiano. Nato a Carrù, in provincia di Cuneo, il 24 marzo 1874, venne eletto l’11 maggio 1948 al quarto scrutinio con 518 voti su 872. Fu redattore de La Stampa e del Corriere della Sera fino al 1926, oltre che corrispondente finanziario ed economico del settimanale The Economist. Rimase in carica fino al 1955 e si spense, il 30 ottobre del 1961, a Roma all’età di 87 anni.

Giovanni Gronchi

Dopo Enrico De Nicola e Luigi Einaudi fu il turno di Giovanni Gronchi, uno dei fondatori del Partito Popolare italiano nonché capo della Confederazione dei Lavoratori cristiani. Nacque nel 1887 a Pontedera, in provincia di Pisa, e divenne capo dello Stato – il terzo della storia della Repubblica italiana – al quarto scrutinio con 658 voti su 833, prestando giuramento l’11 maggio 1955. Il suo mandato durò fino al 1962 e morì a Roma il 17 ottobre del 1978.

Antonio Segni

Dopo Giovanni Gronchi, il quarto presidente della Repubblica a insediarsi al Quirinale fu Antonio Segni. Nato a Sassari nel 1891 e iscritto al Ppi fin dalla sua fondazione, venne eletto il 6 maggio 1962 al nono scrutinio con 443 voti su 854, giurando poi l’11 maggio 1962. Il 7 agosto del 1964 fu colpito da una trombosi cerebrale, evento che costrinse all’istituzione della supplenza, ricoperta dal presidente del Senato Cesare Merzagora. Si dimise il 6 dicembre dello stesso anno e si spense a Roma il primo dicembre del 1972.

Giuseppe Saragat

Il quinto presidente della Repubblica fu Giuseppe Saragat, nato a Torino nel 1898, esponente del Partito Socialista democratico italiano e protagonista di una delle elezioni più controverse della storia: avvenne infatti il 28 dicembre 1964 al ventunesimo scrutinio con 646 voti su 963 votanti. Ad ogni modo, il suo mandato terminò nel 1971 e morì a Roma l’11 giugno del 1988.

Giovanni Leone

Nato a Napoli nel 1908, il sesto presidente della Repubblica italiana fu Giovanni Leone, che sostituì Giuseppe Saragat – dopo 23 scrutini con 518 voti su 1.0008 – la vigilia di Natale del 1971. Di ideologia democristiana, dovette gestire il rapimento e la successiva uccisione di Aldo Moro. Fu proprio a causa di questa famosa, triste pagina della politica italiana – e all’ondata di polemiche che portò con sé, soprattutto riguardo le accuse del Pci, che gli imputò grandi responsabilità nella vicenda – che si dimise nel giugno del 1978. Leone si spense a Roma l’8 novembre del 2001.

Sandro Pertini

Nato a San Giovanni di Stella, nel Savonese, Sandro Pertini – il settimo capo dello Stato – fu eletto l’8 luglio del 1978 al sedicesimo scrutinio con 832 voti su 995. Esponente del Psi, è tuttora ricordato come un presidente carismatico e determinato, ma anche per la sua storica esultanza, allo stadio Santiago Bernabéu di Madrid durante la finale di Coppa del Mondo tra Italia e Germania nel 1982, e per la partita a carte con il ct Bearzot e il capitano Zoff sull’aereo durante il viaggio di ritorno. Si dimise, a pochi giorni dalla scadenza naturale del mandato, il 29 giugno 1985 e si spense a Roma il 24 febbraio del 1990.

Francesco Cossiga

L’ottavo presidente della Repubblica fu Francesco Cossiga, nato a Sassari il 26 luglio 1928. Eletto al primo scrutinio con 752 voti su 977 ed esponente della Dc, ebbe il compito di guidare l’Italia durante gli anni fortemente influenzati dalla caduta del muro di Berlino. Nel 1991, a causa del caso Gladio e della sua autodenuncia, alcuni parlamentari promossero una messa in stato d’accusa nei suoi confronti, che venne tuttavia successivamente respinta. Rimase al Quirinale fino al 28 aprile del 1992, giorno in cui rassegnò le dimissioni, e morì a Roma il 17 agosto del 2010.

Oscar Luigi Scalfaro

Oscar Luigi Scalfaro, nato a Novara il 9 settembre del 1918, divenne il nono capo dello Stato a seguito dell’elezione del 25 maggio 1992 – con 672 voti – pochi giorni dopo la strage di Capaci. Dovette inoltre fronteggiare la vicenda Tangentopoli, prima di essere coinvolto personalmente nello scandalo Sisde, dal quale si difese pubblicamente con un discorso mandato in onda a reti unificate. Ad ogni modo, si dimise prima della scadenza del mandato, precisamente il 15 maggio 1999, e morì il 29 gennaio del 2012.

Carlo Azeglio Ciampi

Nato a Livorno il 9 dicembre 1929, il decimo presidente della Repubblica, il banchiere Oscar Luigi Scalfaro, si distinse da tutti i suoi predecessori per essere il primo che non provenisse dal mondo della politica, ad eccezione di una breve militanza nel Partito d’Azione. Eletto il 13 maggio 1999 alla prima votazione, con una larga maggioranza (707 voti su 1.010), e paragonato a Pertini per la popolarità di cui godeva tra gli italiani, rimase in carica fino al 15 maggio del 2006 e si spense a Roma il 16 settembre del 2016.

Giorgio Napolitano

Terzo napoletano dopo De Nicola e Leone, undicesimo capo dello Stato, ma primo – e tuttora unico – ex membro del Pci ad assumere tale carica, Giorgio Napolitano, nato il 29 giugno del 1925, venne eletto il 15 maggio 2006 con 543 voti su 990 e riconfermato il 20 aprile 2013, diventando il più anziano al momento della nomina nella storia del nostro Paese: mai, in passato, un presidente della Repubblica era stato chiamato per un secondo mandato. Per le difficoltà legate all’età, tuttavia, rassegnò le proprie dimissioni il 14 gennaio 2015 e morì a Roma il 22 settembre 2023 ad oltre 98 anni.

Sergio Mattarella

Nato a Palermo il 23 luglio 1941 e fratello del compianto Piersanti, l’ex presidente della Regione Sicilia vittima della mafia nel 1980, il dodicesimo, e per ora ultimo, capo dello Stato è Sergio Mattarella, eletto al quarto scrutinio con 665 voti il 31 gennaio 2015. Come il predecessore Napolitano, a causa dello stallo nelle votazioni, le forze politiche hanno optato per un secondo mandato il 29 gennaio 2022, all’ottavo scrutinio. Democristiano fino al 1994 e poi membro di Ppi, Dl e Pd, il suo nome è indelebilmente legato all’omonima riforma della legge elettorale attuata dopo il referendum del 18 aprile 1993.

I poteri del presidente della Repubblica

Il presidente della Repubblica, oltre alla funzione di rappresentanza del Paese, con tutte le prerogative tipiche del capo di Stato a livello di diritto internazionale, ha una serie di poteri previsti dalla Costituzione. Nello specifico, egli può accreditare e ricevere funzionari diplomatici (art.87 Cost.), ratificare i trattati internazionali sulle materie dell’art.80, previa autorizzazione delle Camere (art.87), dichiarare lo stato di guerra, deliberato dalle Camere (art.87), nominare fino a cinque senatori a vita (art.59), inviare messaggi alle Camere (art.87), convocarle in via straordinaria (art.62), scioglierle, salvo che negli ultimi sei mesi di mandato (ma lo scioglimento può avvenire in ogni caso se il semestre bianco coincide in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi di legislatura, art.88), indire le elezioni e fissare la prima riunione delle nuove Camere (art.87), autorizzare la presentazione in Parlamento dei disegni di legge governativi (art.87), promulgare le leggi approvate in Parlamento entro un mese, salvo termine inferiore su richiesta della maggioranza assoluta delle Camere (art.73), rinviare alle Camere con messaggio motivato le leggi non promulgate e chiederne una nuova deliberazione (ma il potere non è più esercitabile se le Camere approvano nuovamente, art.74), emanare i decreti-legge, i decreti legislativi e i regolamenti adottati dal governo (art.87), indire i referendum (art.87) e nei casi opportuni, al termine della votazione, dichiarare l’abrogazione della legge a esso sottoposta, nominare il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri (art.92), accogliere il giuramento del governo e le eventuali dimissioni (art.93), nominare alcuni funzionari statali di alto grado (art.87), presiedere il Consiglio supremo di difesa e detenere il comando delle forze armate italiane (art.87), decretare lo scioglimento di consigli regionali e la rimozione di presidenti di regione (art.126), decretare lo scioglimento delle Camere o anche di una sola di esse (art.88), presiedere il Consiglio superiore della magistratura (art.104), nominare un terzo dei componenti della Corte costituzionale (art.135), concedere la grazia e commutare le pene (art.87) e conferire le onorificenze della Repubblica Italiana tramite decreto presidenziale (art.87). Come stabilisce l’art.90 della Costituzione, il presidente non è responsabile per gli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne per alto tradimento o per attentato alla Costituzione stessa, per cui può essere messo sotto accusa dal Parlamento.