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Chi era Lucrezia Borgia, una delle protagoniste del Rinascimento

Figlia illegittima di papa Alessandro VI, sposò Giovanni Sforza, Alfonso d'Aragona e Alfonso I d'Este. Dopo un passato burrascoso e le accuse di adulterio e incesto, si 'trasformò' col tempo in un'abile politica, diplomatica, filantropa e mecenate

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

La figura di Lucrezia Borgia, spesso associata a ‘femme fatale’, deriva in gran parte dalla letteratura e dal teatro. Ebbe sicuramente una vita privata turbolenta, sin dalla nascita, in quanto figlia illegittima di Rodrigo, poi diventato papa Alessandro VI, che la diede in sposa al Signore di Pesaro e Gradara Giovanni Sforza. Il matrimonio durò quattro anni – sciolto dal pontefice per ragioni politiche – e finì malissimo. Non andò meglio la seconda volta, con Alfonso d’Aragona, ucciso per mano di suo fratello, Cesare Borgia. Ma la sua bellezza e la sua intelligenza, e con esse la maturità acquisita anche grazie alle disgrazie vissute, permisero a Lucrezia di conquistare la corte ferrarese, ch’eppure l’accolse con riluttanza. Qui, partecipò attivamente alla vita politica, gestì aspetti diplomatici, tenne il controllo dell’amministrazione del ducato in assenza di Alfonso I d’Este, ma si avvicinò anche alla religione (iscrivendosi al Terz’ordine francescano e legandosi ai seguaci di San Bernardino da Siena e di Santa Caterina), alla filantropia (fondando il Monte di Pietà per soccorrere i poveri) e al mecenatismo (accolse poeti e umanisti come Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Gian Giorgio Trissino e Ercole Strozzi).

Chi era Lucrezia Borgia

Nacque a Subiaco il 18 aprile 1480, terza figlia del cardinale spagnolo Rodrigo Borgia, arcivescovo di Valencia e – dal 1492 – papa Alessandro VI, e della sua storica amante, Vannozza Cattanei, da cui ebbe anche Cesare, Juan e, successivamente a Lucrezia, Jofré. I quattro, seppur riconosciuti segretamente dal padre, vennero tenuti nascosti il più possibile, spacciati talvolta per nipoti. Nonostante ciò, fu fortemente legata alla figura paterna, col quasi esisteva un reciproco sentimento di amore, lealtà e fedeltà. Con la madre, invece, ebbe sempre un rapporto piuttosto distaccato, al contrario di quanto instaurato con la zia Adriana Mila, vedova del nobile Ludovico Orsini, che la prese in affidamento, le diede un’istruzione completa, le permise di parlare fluentemente spagnolo, francese e italiano oltre a un po’ di latino, la avvicinò alla musica, alla danza, al disegno e al ricamo e la confortò alla partenza per l’Università del fratello Cesare e alla morte del fratellastro Pedro Luis. All’età di undici anni, desideroso di mandarla in Spagna, il cardinale Rodrigo la promise in sposa prima a Don Cherubino Juan de Centelles, poi a Gaspare di Procida, figlio del conte di Aversa, ma ruppe entrambi i fidanzamenti dopo l’elezione a papa. Finalizzata ad un’alleanza politica, la scelta ricadde – come noto – sul 26enne Giovanni Sforza, il 2 febbraio 1943. Rodrigo impose 5 mesi di castità per Lucrezia, non ancora 13enne, riservandosi così anche la possibilità di annullare l’unione se lo avesse ritenuto conveniente. Ed è ciò che accadde nel 1497, a causa di divergenze politiche che sfociarono in un’accusa di impotenza da una parte e di incesto dall’altra, oltre alla composizione di due ‘team’, uno per ‘fazione’, in qualità di testimoni oculari durante un amplesso fra i coniugi, una prova che Giovanni Sforza si rifiutò di affrontare. Fu probabilmente la stessa Lucrezia, reduce da anni di ‘vita mondana’ fra Roma e Pesaro, a consigliare al marito – finito nella ‘lista nera’ di Rodrigo Borgia – di rifugiarsi nelle Marche.

Lucrezia Borgia, gli anni degli scandali

La reputazione di Lucrezia, da questa vicenda, uscì a pezzi e rinascimentali forme di gossip viaggiarono di corte in corte. La ‘virgo intacta’ dichiarata dai giudici canonici il 12 dicembre 1497, senza una visita delle matrone, convinse pochi, al netto di un pregresso scetticismo circa la presunta impotenza di Giovanni. A tutto ciò si aggiunse, il 14 febbraio dell’anno successivo, il ritrovamento nel Tevere del cadavere di Pedro Calderón detto Perotto, servitore favorito del Papa e… di Lucrezia. Molti relatori affermarono che, dietro le quinte, ci fosse il fratello Cesare, venuto a conoscenza dei tradimenti della sorella, per giunta rimasta incinta. Con le seconde nozze già programmate, si racconta che il bambino sia stato partorito nel convento di San Sisto e poi, forse, ‘spacciato’ per fratellastro. Più o meno nello stesso periodo, infatti, nacque Giovanni, ufficialmente figlio del pontefice. Ad ogni modo, la nobildonna italo-spagnola il 21 luglio 1498 sposò Alfonso d’Aragona, figlio illegittimo di Alfonso II di Napoli e fratello di Sancha, moglie di Jofré Borgia e sua grande amica. Lucrezia si innamorò perdutamente del marito, il 17enne duca di Bisceglie, descritto dai contemporanei come “uno degli adolescenti più belli che si siano mai visti a Roma“. Condussero una vita di corte per alcuni mesi, ricevendo poeti e letterati, ma anche cardinali, nobili e principi. Lucrezia, pur non interessandosi particolarmente alla politica, imparò rapidamente a salvaguardare i propri interessi. L’idillio si spezzò l’anno seguente, quando Cesare, promesso sposo di Carlotta d’Aragona, si recò in Francia per prendere in moglie Charlotte d’Albret, sorella del re di Navarra. Naufragò così un’unione che avrebbe sensibilmente ‘avvicinato’ i Borgia al trono di Napoli e che mandò Rodrigo su tutte le furie. Il papa si alleò allora con i francesi e spedì a Spoleto Jofré e Lucrezia, di nuovo incinta dopo un aborto provocato da una caduta. In una delle città più strategiche per intercettare eventuali aiuti napoletani a Milano, cinta d’assedio dai francesi, l’uno si dilettò nella caccia, l’altra assunse il totale controllo, prendendo con coraggio e intelligenza importanti decisioni, come la tregua con Terni e l’istituzione di un corpo di marescialli per assicurare l’ordine cittadino. Il marito, invece, fuggito terrorizzato a Genazzano, venne ‘tranquillizzato’ dallo stesso Alessandro VI, da cui ricevette in dono città e territorio di Nepi. Il 14 ottobre, quindi, si ricongiunsero e il 31 Lucrezia partorì Rodrigo d’Aragona. Nel giugno del 1500, però, con il pontefice scampato per miracolo ad un crollo del tetto in Vaticano, Cesare iniziò ad interessarsi alle ricchezze di famiglia, e quindi alla politica, tessendo alcune alleanze. L’inevitabilmente complicata diplomazia con gli aragonesi sfociò nel terrore di vedersi superato nelle gerarchie da Alfonso. Così, gli organizzò un agguato il 15 luglio, dal quale uscì ferito, ma vivo. Lucrezia e Sancho, che lo accudirono fino alla guarigione, il 18 agosto, vennero allontanate con l’inganno, lasciando ‘campo libero’ a Cesare, che lo strangolò. Lucrezia, distrutta, fu mandata a Nepi in compagnia di Sancha. Furiosa col padre e col fratello, vittima di febbre alta, deliri e inappetenza, trascorse tre mesi tra dolore e frivole distrazioni, firmandosi ad ogni lettera “la più triste delle donne“. Tornata a Roma, rifiutò il matrimonio con il duca di Gravina. Si dice che, alla domanda di Rodrigo sul perché della scelta, Lucrezia abbia risposto, di fronte a molte persone, “perché i miei mariti sono malcapitati“.

Lucrezia Borgia, il trasferimento a Ferrara

Nel 1500 papa Alessandro VI vide in Lucrezia l’opportunità per rafforzare il potere di Cesare in Romagna. Cercò pertanto di combinare il matrimonio fra la figlia e Alfonso d’Este, figlio del duca di Ferrara Ercole. La famiglia ferrarese, tuttavia, non vedeva di buon occhio la giovane Borgia, travolta dagli scandali e con due matrimoni alle spalle. Rodrigo, per dar prova della sua bravura, le lasciò il totale controllo dello Stato papalino durante un suo prolungato soggiorno a Sermoneta. Le nozze si svolsero il 1° settembre 1501 e Lucrezia impiegò pochissimo tempo per “stupire e ammaliare col suo splendore i nuovi parenti“. Quindi, il 6 gennaio successivo, si trattenne a lungo col padre e il fratello Cesare in merito al proprio trasferimento in Emilia-Romagna, parlando in dialetto stretto valenciano. Rodrigo, però, la rincuorò in italiano, dicendole di stare “tranquilla” e di scrivergli “per qualunque cosa“. A Ferrara giunse il 2 febbraio, accolta dal grande entusiasmo della popolazione, ma si trovò costretta a gestire alcuni disaccordi all’interno della corte: le veniva ad esempio rimproverato di circondarsi di sole amiche spagnole o romane. In primavera, ad ogni modo, rimase incinta di Alfonso, ma la gravidanza fu problematica, ulteriormente complicata dal dolore provato sia per il saccheggio di Urbino – città a cui si sentiva profondamente legata – per mano di Cesare, sia alla notizia del ritrovamento del cadavere del signore di Faenza Astorre III Manfredi. In preda alle convulsioni dovute da una forma di febbre particolarmente aggressiva, il 5 settembre partorì una bimba morta. I successi del fratello, tuttavia, stavano innalzando a dismisura la fama dei Borgia e Lucrezia giovò di un netto miglioramento nei rapporti sociali alla corte degli Este. Divenne così la “Duchessa”, occupò posti di rappresentanza nelle celebrazioni pubbliche e – spinta dalla passione per la cultura – accolse numerosi letterati: su tutti Ercole Strozzi, che le presentò l’umanista Pietro Bembo. L’intellettuale, prestante fisicamente, impressionò Lucrezia e il loro amore platonico divenne via via più appassionato, al punto che si recò a trovarlo a casa malato, oltre al fatto che fu una delle poche persone con cui scambiò delle lettere, chiusasi a lutto alla notizia della morte di papà Rodrigo, il 18 agosto del 1503. Dopo il breve papato di Pio III, però, fu eletto Giulio II, nemico giurato dei Borgia. La sua prima mossa fu quella di imporre a Cesare la restituzione dei territori conquistati in Romagna, richiesta alla quale – d’accordo con la sorella – si oppose. Radunarono quindi un esercito di mercenari, che sconfisse le forze vaticane, aiutate da Venezia. Messo al sicuro il figlio Rodrigo, spedito dai parenti del padre al fine di consentirgli di mantenere i territori napoletani, mandò a Carpi l”Infans Romanus’ Giovanni, insieme a Girolamo e Camilla, che Alessandro VI aveva avuto da una delle dame di compagnia di Lucrezia. Alla morte di Ercole d’Este, il 15 gennaio 1505, poco dopo l’arresto di Cesare a Napoli, Alfonso e Lucrezia vennero nominati duca e duchessa di Ferrara, tra applausi e ovazioni dei cittadini. Per non destare sospetti, interruppe per alcuni anni ogni contatto con Bembo. Il 15 settembre diede alla luce Alessandro, ma il piccolo, estremamente gracile, non sopravvisse per più di un mese e il dolore la avvicinò gradualmente al cognato Francesco, col quale instaurò un’amicizia intima. Nel 1507 ebbe quindi un nuovo aborto, ma riuscì a trovare conforto nella fuga di Cesare dalla prigione di Medina del Campo. Il 20 aprile, però, poco dopo aver assunto – per la prima volta in solitudine – il controllo di Ferrara in assenza del marito, ricevette la notizia della morte del fratello. Al ritorno di Alfonso, tuttavia, rimase nuovamente incinta. Il duca, convinto di un nuovo aborto, partì per Venezia. La duchessa, invece, diede alla luce Ercole II. Parallelamente, s’intensificò la sua amicizia con Francesco Gonzaga, con i due che elusero una trappola tesa da una spia, intenzionata a coglierli in flagrante. Il 25 agosto del 1508, ad ogni modo, di nuovo a capo della città mentre Alfonso era impegnato in una guerra vinta – insieme all’esercito papalino – contro Venezia, Lucrezia partorì il futuro cardinale Ippolito II d’Este, quindi Eleonora nel 1515 e Francesca nel 1515. Ad arrecarle preoccupazione e dolore ci pensarono la rottura dell’alleanza tra il marito e il Papa, che portò ad una guerra di quattro anni, e le morti del figlio Rodrigo (1512), del fratello Jofré (1516) e della madre Vannozza (1518). Durante questi anni Lucrezia, indebolita dalle continue gravidanze e da altri aborti, cambiò molto, nel look, indossando il cilicio sotto le camicie al posto dei vestiti scollati, e nell’atteggiamento, preferendo visite alle chiese e letture religiose alla vita mondana. Il 24 giugno 1519, dieci giorni dopo la venuta al mondo di Isabella Maria, Lucrezia, colta da febbre puerperale, si spense a soli 39 anni, lasciando l’intera Ferrara in lutto.