Nato nella città di Dréan, in Algeria, il 7 novembre 1913, Albert Camus è uno scrittore, filosofo, drammaturgo, politico francese, tra gli intellettuali più influenti del ‘900. Testimone e narratore del periodo storico che va dalla nascita dei totalitarismi al secondo dopoguerra, la sua capacità di descrivere l’esistenza e i turbamenti dell’animo umano rendono la sua opera in grado di oltrepassare i confini della propria epoca, per divenire universale ed eterna.
Il piccolo Albert Camus cresce nell’Algeria francese in una famiglia molto povera: non fa in tempo a conoscere il padre, morto poco dopo la sua nascita. La madre è analfabeta, e sbarca il lunario facendo pulizie. Ciononostante, fin da bambino è molto bravo negli studi. Grazie ad una borsa di studio riesce a frequentare la facoltà di Filosofia dell’Università di Algeri. Colpito dalla tubercolosi a 17 anni, la malattia è una costante nella sua vita. Gli impedisce, tra l’altro, di arruolarsi e di seguire la carriera sportiva come portiere di calcio.
Nel 1933 Albert entra a far parte del movimento antifascista e nel 1935 si iscrive al Partito comunista francese. Dopo pochi anni ne viene però espulso: non pare infatti molto interessato alle teorie marxiste e la sua vocazione antitotalitaria lo conduce anche a rompere il suo legame con Jean-Paul Sartre. Collabora con diverse testate giornalistiche, per le quali è critico letterario. Come giornalista, Camus lavora anche in Algeria, ma nel 1940 ritorna in Francia. È segretario di redazione del quotidiano Paris-Soir, ma anche questo rapporto lavorativo finisce presto.
Dopo un nuovo breve soggiorno in Algeria, l’aggravarsi della tubercolosi lo spinge a rientrare in Francia, dove diviene attivo nella Resistenza francese. Nel marzo del 1945 partecipa, insieme ad altri intellettuali, al primo Congresso del Movimento Federalista Europeo, fondato da Ursula Hirschmann e Altiero Spinelli. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, si allontana sempre più dalle ideologie, criticando tanto la Spagna franchista quanto i regimi comunisti.
Dedica molta attenzione nel curare la pubblicazione delle opere (postume) di Simon Weil, tramite l’editore Gallimard, lo stesso di Camus. Nel 1957 Albert vince il Premio Nobel per la letteratura e nel suo discorso non può fare a meno di ricordare proprio la figura di Simon Weil. La morte di Albert Camus, il 4 gennaio 1960, viene causata da un terribile incidente stradale, nel quale perde la vita anche il suo editore Michel Gallimard. Sull’incidente si sono rincorse fin da subito alcune voci su una possibile manomissione del veicolo ad opera del KGB. Di certo c’è che Camus non ha risparmiato critiche all’URSS per i fatti d’Ungheria nel 1956, oltre ad aver difeso lo scrittore dissidente Boris Pasternak.
Tra le principali opere che Albert Camus ci lascia non si può non ricordare Lo straniero (1942), La peste (1947), La caduta (1956), La morte felice e Il primo uomo, entrambi pubblicati postumi. Celebri anche i suoi saggi, come Il rovescio e il dritto (1937) e L’uomo in rivolta (1951). Camus scrive anche opere teatrali, come Caligola (1938), Il malinteso (1944), Lo stato d’assedio (1948).