Le citazioni di: Rabindranath Tagore

Noto scrittore, poeta, filosofo, musicista e drammaturgo indiando: la vita e gli aforismi di Rabindranath Tagore

Rabindranath Tagore, chiamato a volte anche con il titolo di Gurudev, è nato a Calcutta il 7 maggio 1861, è un poeta, drammaturgo, scrittore, filosofo e musicista bengalese. È una delle personalità più importanti dell’India moderna, un vero e proprio portavoce del messaggio di armonia universale, che va oltre ogni confine di popolo e razza.

Gītāñjali, del 1912, è una delle sue maggiori opere, un altro componimento celebre è Śiśu, o Il bambino, del 1913, stesso anno in cui Tagore vince il premio Nobel per la letteratura. L’autore nasce da un’eletta famiglia, il nonno paterno è un fervido fautore del Brāhma-Sāmaj, e lo è ancora di più il padre Devendranāth, fondatore dello Śāntiniketan (eremo indiano) e famoso filantropo.

Dal 1877 Rabindranath è in Inghilterra, dove decide di approfondire la sua conoscenza della lingua inglese e di coltivare lo studio del diritto. Nel 1901 fonda un istituto di educazione e cultura chiamato La voce universale, presso Śāntiniketan . L’autore vanta una produzione letteraria davvero geniale e molto ricca, di cui fanno parte molte opere in bengali, la sua lingua originaria, che sono state tradotte poi in inglese dallo stesso scrittore.

Rabindranath Tagore è un panteista, per quanto riguarda la religione, crede che Dio sia l’universo nella sua totalità. Proprio su questo punto fondamentale lo scrittore informa tutta la sua attività sociale e letteraria. Nella sua persona il concetto di umanità supera e domina ogni limite e qualsiasi possibile confine che è stato stabilito dalla politica e dalla storia, è sopra ogni distinzione tra razze e popoli.

I generi letterari trattati da Tagore sono i più svariati, l’autore entra nel mondo della scrittura politica, delle tematiche sociali, ma anche della lirica religiosa e filosofica, fino ad opere drammatiche e altre affini alla letteratura narrativa. Oltre alle raccolte di liriche Gītāñjali e Śiśu, che abbiano già citato, e che lo scrittore stesso traduce in inglese, l’autore indiano scrive un romanzo dal grandioso successo, intitolato Gharē bahirē (1916), con il sogno di combattere la violenza.

Tagore decide anche di musicare alcune sue liriche, compone inoltre un gran numero di inni, il più famoso è Jana Gana Mana (prodotto nel 1912), che è diventato l’ufficiale inno nazionale dell’India. Il pensiero di Tagore è visto da alcuni simile a quello di Gandhi, ma vi si differenzia per il fatto che egli vorrebbe integrare in India le differenti culture e conciliarle tra loro, senza ‘cacciare’ nessuno. Viaggia per molto tempo tra Oriente ed Occidente per tenere conferenze e divulgare la sua filosofia. Muore nella sua amata scuola di Śāntiniketan il 7 agosto 1941.