La versione corretta è ciecamente, con una i tra la prima c e la e, anche se il vocabolo cecamente non è da considerarsi errato, nonostante sia meno comune. Tale avverbio deriva infatti dall’aggettivo cieco, che indica una persona o un animale non vedenti, non dall’aggettivo ceco, che si riferisce invece a chi è abitante nativo della Repubblica Ceca.
Nel caso dell’aggettivo riferito a chi è privo di vista la i non ha nulla a che fare con questioni etimologiche poiché il termine latino da cui deriva è caecum. La ragione per cui cieco e ciecamente conservano la i è da ricercarsi in pronunce arcaiche, proprio come succede in piede, dal latino pedem o in cielo, dal latino caelum.
Contestualizzare aiuta a fissare la giusta grafia.
Esempio 1: La fortuna è cieca ma la sfortuna ci vede benissimo
Esempio 2: Non andare alla cieca: preparati per l’esame
Esempio 3: Fabiana era cieca di rabbia dopo aver scoperto chi era l’amante del marito
Esempio 4: La cieca obbedienza crea rapporti insani tra le persone
Esempio 5: È una strada cieca, devi girare indietro
Esempio 6: Fidarsi ciecamente non porta da nessuna parte
Tuttavia è interessante notare che la i rimane sì in tutte le parole composte dall’aggettivo cieco/a – come sordocieco e moscacieca – ma non in qualsiasi lemma derivato. Il verbo accecare o l’aggettivo accecante, ad esempio, non vogliono nessuna i.