La giusta grafia è contraddire, con doppia d. Nonostante la versione con una sola d – contradire – non sia da considerarsi un vero e proprio errore, è comunque una forma meno corretta, pertanto non preferibile. Perché dunque insorgono dubbi e incertezze al momento di mettere per iscritto questo verbo?
La risposta è semplice. Contraddire deriva dal latino contra – contro – e dicĕre – dire, ossia un termine nato dall’unione di due vocaboli differenti che dalla loro fusione originano un lemma con un significato diverso. Ci troviamo quindi di fronte a un caso di univerbazione, fenomeno linguistico che si verifica in vari modi: in alcuni contesti implica la semplice giustapposizione di due parole – come in sottosopra, almeno e tuttavia – in altri invece prevede il raddoppiamento fonosintattico della prima consonante con cui inizia la seconda parola – lo si vede in chissà, affatto e quassù.
Entrambe le modalità con cui si crea la parola composta – ne esiste una terza che prevede il troncamento del primo termine che compone il lemma – si verificano senza seguire una regola univoca. Quando dobbiamo scrivere contraddire ci troviamo quindi di fronte al dilemma: visto che abbiamo a che fare con un caso di univerbazione, come ci dobbiamo comportare?
Per evitare errori e rispondere correttamente a tale domanda non resta che imparare la giusta grafia: contraddire vuole sempre la doppia d. Vedere il termine e i suoi derivati inseriti in contesti in cui ricoprono funzioni differenti può essere utile alla memorizzazione del corretto modo di scrivere.
Esempio 1: Almeno oggi non mi contraddire, ti prego
Esempio 2: Non sopporta di essere contraddetto: vuole sempre avere ragione
Esempio 3: I suoi discorsi sono spesso contraddittori
Esempio 4: Ciò che era accaduto alla festa contraddiceva le aspettative degli invitati
Esempio 5: Michela si contraddiceva continuamente; non si era mai certi di capire che cosa pensasse
Esempio 6: Federica e Luca si contraddicono spesso: l’uno dice una cosa e l’altro esattamente il contrario