“Su per iscala e giù per corda” è un antico proverbio che deriva da un’espressione utilizzata per descrivere il destino dei condannati a morte che salivano sul patibolo dove venivano impiccati con una corda. Tale proverbio serve per indicare che bisogna avere prudenza quando si inizia a fare una cosa, perché c’è il rischio di fallire e fare la fine del condannato.
La spiegazione del proverbio
L’antico proverbio che recita “Su per iscala e giù per corda” usa la metafora del condannato a morte per mettere in guardia un’altra persona quando inizia un progetto o deve fare una scelta piuttosto che un’altra. Questa espressione era tipica dei tempi in cui vigeva ancora la pena di morte per impiccagione attraverso il patibolo, una struttura di legno utilizzata proprio per porre fine alla vita del condannato a morte.
Esistevano sostanzialmente tre tipi di patiboli: permanenti, temporanei oppure portatili. A prescindere dal tipo di patibolo, avevano tutti la stessa funzione: quella di infliggere la pena al condannato a morte. Il reo che doveva pagare le sue colpe con la morte, veniva trasportato davanti al patibolo e doveva salire su di esso attraverso le scale. Una volta arrivato in cima, avveniva l’impiccagione in pubblica piazza con un cappio legato intorno al suo collo.
Questo rituale ha portato alla nascita del proverbio: “su per iscala” significa “su per la scala” e rappresenta il primo passo del condannato verso la sua pena. “Giù per la corda“, infine, sta a simboleggiare l’atto di pendolare dalla corda una dopo essere stato impiccato. Da qui il proverbio che rappresenta un consiglio nei confronti di chi deve iniziare qualcosa: il vecchio adagio consiglia di ponderare bene le proprie scelte per non fare la fine del condannato a morte. Risulta molto importante, inoltre, scegliere con cura gli strumenti da utilizzare, altrimenti dopo la faticosa salita su per le scale per raggiungere il proprio obiettivo, il rischio è quello di scendere per la corda e vanificare il proprio lavoro.
Proverbi simili e collegati
L’immenso e straordinario universo degli antichi proverbi italiani è pieno di modi di dire legati alla morte, alla giustizia e alle punizioni. Tra i proverbi collegati si possono citare, per esempio, “Meglio assolvere un reo che condannare un innocente“, “Gran giustizia, grande offesa” e “Chi altri giudica, sé condanna“, ma anche “I poveri mantengono la giustizia”, “Quattrini e amicizia rompon le braccia alla giustizia” e “Il magnanimo è superiore all’ingiuria, all’ingiustizia, al dolore“.
Significato
Il proverbio richiama il destino del condannato a morte che saliva per le scale e raggiungeva il patibolo dove veniva impiccato davanti al pubblico. La frase serve per avvertire che bisogna ponderare bene le proprie scelte per non fare la fine del di chi veniva punito con la morte.
Origine
L'origine del proverbio che recita "Su per iscala e giù per corda" non è conosciuta: non è possibile risalire al preciso periodo storico in cui è iniziata la sua diffusione e nemmeno indicare l'autore dell'espressione diventata molto popolare nel corso del tempo. Il proverbio affonda le proprie radici nei secoli antichi, in tempi in cui era in vigore la pena di morte tramite la l'impiccagione del condannato a morte sul patibolo. Il nome della struttura di legno utilizzata per punire i condannati, deriva dal latino "patere" che significa "essere manifesto" ed è collegato a "pati", ovvero "soffrire": il patibolo, infatti, veniva esposto in piazza davanti al pubblico, così che tutti potessero assistere all'esecuzione e alle sofferenze del condannato.