Un simbolo di identità e, talvolta, di appartenenza. I tatuaggi moderni sono un elogio "su pelle" a ciò che siamo. Ma come sono nati? Da dove vengono i tatuaggi?
Tante ragioni per tatuarsi
Al giorno d’oggi ognuno di noi può avere mille valide ragioni per tatuarsi (e altre mille per non volerlo fare). Ci si tatua per motivi inconsci, per manifestare una passione, una forma di identità, un canone estetico. Difficile spiegarle tutte.
Per motivare questa propensione al tatuarsi si sono mobilitati innumerevoli psicologi e psicoterapeuti, formulando un’autentica psicologia del tatuaggio. I tatuaggi pongono radici nella storia dell’uomo e risalgono almeno al 3000 a. C., epoca a cui risale la mummia Ötzi: sulla sua pelle sono stati individuati tra i 45 e i 57 tatuaggi. La maggioranza di questi disegni erano linee e punti collocati in corrispondenza delle articolazioni come per rinforzarle a scopo curativo. Tra le civiltà antiche, fu in Egitto e nella Roma precristiana che il tatuaggio si diffuse, attestandosi poi nel Medioevo per rivendicare la propria identità religiosa. Altri popoli a sviluppare questa pratica furono i Maori e le popolazioni cinesi e giapponesi dell’Asia. I motivi che spingevano questi popoli a tatuarsi era palesare l’appartenenza alla loro tribù. La parola tatuaggio viene dal polinesiano tattaw, che vuol dire "incidere, decorare". L’origine del termine è dovuto a James Cook che contribuì alla rinascita del tatuaggio in ambito occidentale.
Oggi i motivi per tatuarsi sono assolutamente individuali e le motivazioni per cui ci rechiamo dal tatuatore sono tante e strutturate. Ci si tatua per spiegare al mondo chi siamo, ci si tatua per immortalare un momento indimenticabile della nostra vita e sentirsi diversi dagli standard. Il tatuaggio, in pratica, è un modo che abbiamo per ricordare a noi stessi e a tutti gli altri che siamo creature uniche e assolutamente differenti.
Gli esperti, poi, sono concordi nel ritenere che il significato del tattoo varia a seconda del posto e del soggetto stabilito. Ad esempio, se il tatuaggio è nella parte sinistra del corpo (in psicoanalisi il nostro passato) la persona in questione è pessimista e con scarsa stima di sé. Se invece è nella parte destra, cioè quella legata al futuro, la persona è solare, creativa e aperta ai cambiamenti. Si tratta ovviamente di teorie, che si spera un giorno potranno essere meglio approfondite.
Al giorno d’oggi, nel 2021, il 15% delle persone adulte hanno un tatuaggio e, nel corso degli anni, il numero di donne tatuate ha superato quello degli uomini. Quello che la società non dice è che molto spesso, in tempi nemmeno così lontani, i tatuaggi erano motivo di orgoglio e non uno stigma sociale o qualcosa "da nascondere". Winston Churchill, Franklyn Delano Roosevelt e George Shultz avevano un tatuaggio e ne andavano assolutamente fieri.
La rimozione del tatuaggio
Forse non lo sapevi, ma la rimozione laser del tatuaggio non rimuove effettivamente il disegno. Il laser aiuta però a scomporre le particelle di colore, che il nostro corpo, nel tempo, provvederà poi a rimuovere.