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Perché il pile si chiama così?

Il pile è un tessuto molto particolare, frutto del riciclo e ottimo per i mesi più freddi: scopriamo perché si chiama così

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Maglioni, felpe e guanti: il pile è un tessuto molto diffuso in inverno e che viene utilizzato per realizzare abiti e accessori. Caldo e comodo, viene scelto da tantissime persone che ne apprezzano le qualità e le performance. Ma conosciamo davvero l’origine del nome e com’è fatto il pile?

Perché il pile si chiama così

Presente in numerosi armadi, il pile è un tessuto ampiamente usato nell’industria dell’abbigliamento, soprattutto dagli sportivi. La sua nascita è datata 1979 quando la Malden Mills, un’azienda americana, lo brevettò con il nome di Polartec. Questa fibra sintetica, ricavata dal poliestere, ossia la plastica, ebbe subito un ottimo riscontro sul mercato. Si trattava infatti di un tessuto leggero, antipiega e traspirante, perfetto per restare al caldo nelle stagioni più fredde. La Mills brevettò la lavorazione di questa fibra a maglia grossa, seguita da una spazzolatura finale, denominata in inglese "fleece", che serviva a dargli un aspetto a pelo raso e soffice. In Inghilterra la parola "pile" quando viene usata in ambito tessile non ammette in nessun modo la forma plurale.

Oltremanica il nome tessile del capo è "fleece", la forma abbreviata di "polar fleece". "Pile" dunque è un termine in "falso inglese" ed equivale all’italiano "pelo". Secondo alcuni esperti deriva da "pile fabric", ossia il processo di lavorazione diverso da quello utilizzato per il "fleece". Nonostante ciò un tessuto che in Italia viene denominato "pile" dopo numerosi lavaggi può diventare "pill fleece" se crea i famosi "pallini" e "anti-pilling fleece" se riesce a mantenere il suo aspetto originale.

Le curiosità sul pile

Il pile è leggero, ma anche traspirante. Tiene caldo proprio come la lana, ma si asciuga rapidamente, non si restringe, non va stirato e brucia senza prendere fuoco. I suoi difetti? Non ferma il vento e la pioggia. Il pile, come è noto, è frutto di un riciclo. Secondo alcune stime con 13.700 bottiglie da 2 litri si possono produrre la bellezza di 150 giacche in pile, mentre con 20 bottiglie si può creare una coperta. Ciò significa che il pile ha un enorme impatto nell’aiutarci a risparmiare nell’uso del petrolio e nel ridurre l’emissione di gas tossici nell’atmosfera.

Come va trattato il pile? Le etichette non sempre sono chiare. Il tessuto si può lavare a 30 o 40°C, meglio se con la centrifuga a bassi giri. Va inoltre evitato l’uso dell’ammorbidente poiché tende a rovinare il tessuto. Bandite anche la candeggina e tutti i prodotti a base di cloro. Felpe, coperte e maglie non vano mai stirati nè lavati a secco. Infine è sconsigliata l’asciugatrice che si può sfruttare esclusivamente a basse temperature. Il basso costo e le ottime caratteristiche hanno reso il pile un vero e proprio successo commerciale. Proprio per questo in breve tempo molte aziende hanno iniziato a produrre abiti con questo tessuto, puntando sull’evoluzione tecnica. L’originale Polartecâ viene prodotto in ben tre diverse pesantezze: polartec 100, per gli indumenti molto leggeri oppure intimo; polartec 200, ossia la fibra standard utilizzata per la maggioranza dei capi, e polartec 300, adatta per i capi tecnici da usare a temperature basse.