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Perché si dice Machiavellico?

Il termine "Machiavellico" è utilizzato al giorno d'oggi per indicare modi di pensare e agire cinici, freddi e calcolatori. Ma perché si dice così?

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Il termine "machiavellico" è ormai entrato nel linguaggio comune come sinonimo di cinico, freddo e calcolatore in riferimento ad azioni che si rivelano particolarmente astute e senza scrupoli.

Il nome stesso di questa espressione suggerisce la sua origine e, cioè, il riferimento allo storico e filosofo Niccolò Machiavelli, nato a Firenze il 3 maggio del 1469 e morto nella stessa città toscana il 21 giugno del 1527, noto come il fondatore della scienza politica moderna.

Ma da quale spunto nasce esattamente il termine "machiavellico" con il significato per cui è conosciuto al giorno d’oggi? Analizzando insieme perché si dice Machiavellico scopriremo che questo aggettivo da un’interpretazione del pensiero dello storico e filosofo fiorentino, non proprio fedelissima rispetto a quanto da lui affermato nei suoi scritti.

Perché si dice Machiavellico: l’origine di questo aggettivo

Come abbiamo appena accennato, l’aggettivo "machiavellico", per il significato per cui è inteso oggi, nasce da un’interpretazione critica della dottrina politica dello storico e filosofo fiorentino Nicolò Machiavelli, secondo cui il fine ultimo, in politica, deve essere la promozione della forza di uno Stato e che, alla luce di ciò, ogni mezzo utile e necessario per raggiungerlo è quindi lecito.

Da questa interpretazione trae origine anche la famosa e iconica frase "Il fine giustifica i mezzi" attribuita a Niccolò Machiavelli ma in realtà mai scritta o pronunciata dallo storico fiorentino.

Ne "Il Principe", la sua opera letteraria più celebre, Niccolò Machiavelli espone il suo concetto di ragion di stato e parla dei concetti di crudeltà e pietà, domandandosi se, per un capo di stato, sia meglio essere amato o temuto. Lo storico e filosofo afferma che il "principe" ideale debba essere considerato pietoso e non crudele, ma debba anche al contempo prestare attenzione a non utilizzare nella maniera sbagliata questa sua pietà. Essere troppo buono, infatti, secondo Niccolò Machiavelli, potrebbe anche creare dei danni, tanto quanto essere troppo crudele.

Nell’accezione moderna, invece, l’aggettivo "machiavellico" fa riferimento a un modo di pensare e di comportarsi particolarmente sottile ed intrigante. Ciò sintetizza in maniera non esatta il pensiero politico dello storico e filosofo toscano, il cui nome è ormai associato al cinismo e alla spregiudicatezza.

Che il pensiero di Machiavelli sia stato interpretato in maniera non proprio fedelissima emerge anche dalla definizione di "machiavellico" contenuta all’interno dell’enciclopedia Treccani. Qui l’aggettivo "machiavellico" è inteso come "conforme alle dottrine di Niccolò Machiavelli, come sono state spesso interpretate, soprattutto in passato, ossia con enfasi particolare sul cinismo e sulla spregiudicatezza che sarebbero giustificati in un governante il quale persegua il fine della conservazione del proprio potere, concetto talvolta riassunto, piuttosto arbitrariamente, nell’espressione ‘il fine giustifica i mezzi'".

L’enciclopedia Treccani specifica che Machiavelli affermava, invece, che il fine ultimo della politica deve essere la promozione della potenza di uno stato e che ogni mezzo utile a raggiungere questo scopo è lecito, anche se immorale, dal momento che bisogna tenere separate l’etica dall’azione politica.

L’interpretazione critica della dottrina politica di Machiavelli, secondo la Treccani, ha invece portato ad associare questo termine, in particolare, ai comportamenti e alle strategie di chi non rifugge dall’utilizzare l’inganno e la violenza pur di ottenere vantaggi politici e a usare questa espressione, più in generale, per connotare modi di pensare e agire astuti e subdoli oppure persone prive di ogni scrupolo.