"Cellulare" è una parola che sta cadendo in lento disuso in favore della sua moderna evoluzione, lo smartphone. Tuttavia, questa parola fa ancora parte del lessico di uso comune e viene spesso utilizzata per definire i telefonini portatili. Ma perché proprio cellulare? Da dove proviene questo nome? Quali sono le sue origini?
Il cellulare nella storia
Fino agli anni ’70 la parola cellulare non era affatto connessa al mondo della telefonia mobile. Anzi, la telefonia mobile era praticamente un sogno. È il 1979 quando la parola cellulare entra nell’ambito telefonico, quando The Bell System Technical Journal, una rivista per addetti ai lavori, pubblica l’articolo The Cellular Concept (V.H. MacDonald). Il pezzo descriveva lo schema di una rete di telefonia mobile, composto appunto da "celle", con i ripetitori disposti a una precisa distanza l’uno dall’altro, in modo tale che il segnale restasse costante anche durante il movimento dell’apparecchio. Il sistema era stato messo a punto nel 1947 dagli ingegneri Douglas H. Ring e W. Rae Young, che avevano disegnato una rete di ripetitori in quello che era chiamato "schema cellulare", perché ogni ripetitore, con la sua area di copertura, sembrava una cellula biologica.
E da qui il grandioso nome "cellulare" per i telefoni che si agganciano alla rete senza fili. Una grande rete invisibile di contatti che sembrava così tanto rassomigliante alla biologia umana.
E perché adesso lo chiamiamo smartphone?
Sebbene la parte telefonica – dunque l’aspetto del telefono che ci fa… telefonare – sia ancora agganciata al sistema di celle, la parola smartphone ne è la sua diretta evoluzione perché riguarda anche altre sue caratteristiche. La storia di questo strumento è legata a doppio filo alla storia del cellulari.
Lo smartphone altro non è che – stando alla Treccani – un telefono cellulare multimediale, ovvero che include alcune funzionalità tipiche di un cellulare, come gli SMS e il telefono, ma anche proprietà tipiche di un palmare o un tablet. Insomma, il nostro telefono oggi non si limita a chiamare un numero, ma può fare migliaia di cose: connettersi a internet, permetterci di fare calcoli elaborati, utilizzare applicazioni, giocare, consultare documenti, rispondere alle email. Tutte caratteristiche che un normale cellulare non possiede. Con il bonus che un palmare è assai più grande, e non telefona.
La parola smartphone è entrata nel linguaggio comune nel 2003, quando la rivista Repubblica l’ha ufficializzata per la prima volta in un suo articolo. Nel mondo anglosassone, invece, la parola smartphone appare per la prima volta nel 1992 quando IBM ne fa uso per descrivere le capacità di Simon, un modello che aveva appena lanciato. La sua origine non ha uno scopo tecnico o una derivazione così assennata come la parola "cellulare". Si ritiene più che altro che questa parola abbia uno scopo commerciale. Nel 1997 la Ericsson la ha usata per descrivere il suo telefonino GS88 che oggi considereremmo puramente decorativo. In pratica un bel soprammobile. Per i tempi, però, era un gran pezzo di tecnologia!
In pratica non esiste una vera e propria differenza tra cellulare e smartphone, se non una netta evoluzione dell’hardware. Tecnicamente, è ancora possibile usare – in contesti informali – le due parole in maniera intercambiabile.