Cosa significa snitch Fonte foto: iStock
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Cosa vuol dire e quando si usa "snitch"?

Dal rap ai social, cosa vuol dire "snitch" e come usarlo correttamente come i Gen Z

Luca Incoronato

Luca Incoronato

GIORNALISTA PUBBLICISTA E COPYWRITER

Giornalista pubblicista ed esperto Copywriter, amante della scrittura in tutti i suoi aspetti. Curioso per natura, adoro scoprire cose nuove e sperimentarle in prima persona. Non mi fermo mai alle apparenze, così come alla prima risposta, nel lavoro come nella vita.

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Il mondo del rap e dell’hip hop ha avuto, e continua ad avere, un’influenza enorme sullo slang americano. È proprio da qui che deriva il termine "snitch". In Italia, come spesso è accaduto negli ultimi 20 anni, certi termini giungono con un certo ritardo e spesso vengono assorbiti dal parlato dei giovanissimi. A volte l’uso risulta temporaneo, mentre in altri casi viene catalogato e reso ufficiale dall’Accademia della Crusca. È il caso di "cringe" e della forma verbale "cringiare". Il motivo è presto detto. Risulta necessario fornire una spiegazione ufficiale di un termine, accogliendolo nella sezione parlata e colloquiale della lingua italiana, nel momento in cui risulta evidente come una porzione rilevante dei parlanti sul territorio nazionale ne fa un uso costante. Ciò rende importante indicarne il senso a tutti, ovvero a coloro che non hanno la minima idea di cosa voglia dire, così come del modo in cui utilizzarlo.

Se questo è il caso di "crush", come detto, non si può dire lo stesso di "snitch", il cui utilizzo risulta ancora oggi molto relativo. Si può sottolineare come faccia parte del parlato, social e nel mondo reale, di una fetta giovanissima della Gen Z e Gen Alpha. Viene infatti considerata una parola un po’ infantile e "da serie TV" per essere usata con serietà da chi abbia più di 15 anni, circa.

Snitch: origini e significato

Guardando agli Stati Uniti, "snitch" affonda le radici nel mondo rap, che per anni, e ancora oggi in parte, fa largo uso dell’immaginario della lotta tra gang rivali. Se in passato era tutto drammaticamente reale, ricordiamo la fase di Tupac e della sua "thug life". Oggi non si va oltre le pose sui social. In quest’ottica si guarda al mondo in bianco e nero, tra fedeli amici e rivali nemici, ovvero "snitch".

La provenienza linguistica inglese è dal verbo "to snitch", che vuol dire letteralmente fare la spia, o spiare semplicemente. Pensiamo all’ambito cinematografico o televisivo, in certe produzioni si potrebbe parlare di "snitch", in quanto traditori che hanno deciso di svelare segreti alle autorità. Chi si riteneva amico fedele, ha invece scelto di tradire il proprio gruppo, recandosi dalle autorità o da una banda rivale. Lo scenario è quasi sempre questo.

Viene però da chiedersi in che modo tutto ciò trovi applicazione nella vita di tutti i giorni dei ragazzi. Ovviamente il termine perde potenza e così viene adoperato al posto del più classico "spione", che faceva parte dello slang giovanile un po’ di anni fa. La fascinazione per l’inglese ha però avuto la meglio negli ultimi 20 anni, data anche la grande diffusione delle piattaforme streaming, che hanno reso la fruizione immediata, "libera" e molto spesso in lingua originale con sottotitoli. La trasmissione di certi modi di dire inglesi è quindi risultata di molto accelerata. Se sentiamo dei ragazzi parlare di "snitch" o leggiamo una chat nella quale si usa questo termine, dobbiamo sapere come ciò non indichi rapporti idilliaci. Chi svela segreti è uno "snitch", ecco il sunto.

Passando dal linguaggio parlato dei giovanissimi a quello della scena rap e trap, ci si rende conto come in campo musicale vi sia una maggior violenza, almeno nell’atteggiamento. Con "snitch" si identifica così unicamente chi "parla con le guardie", ovvero chi decide di rivolgersi alle autorità, come Polizia e Carabinieri, collaborando e denunciando. Alcuni anni fa era scoppiato un vero e proprio caso intorno al rapper Mambolosco, sommerso da commenti d’odio di "hater" per aver collaborato in merito a una questione di spaccio. Un concetto ignorante, che andrebbe combattuto. Per farlo, però, è necessario conoscere il significato dello slang dei nostri ragazzi. Per questo motivo di seguito proponiamo un campionario che può risultare utile.

Vocabolario Gen Z

Abbiamo sottolineato quanto sia importante conoscere il parlato quotidiano, ovvero lo slang, della Gen Z e della Gen Alpha. Non provare a rimuovere distanza comunicativa tra sé e i giovani, infatti, crea un potenziale pericolo. Sempre più termini, infatti, derivano dall’inglese e possono rendere incomprensibili certi dialoghi, parlati o scritti. Può quindi capitare di non avere la minima idea che vi sia un problema da fronteggiare, che sia legato a un atteggiamento deprecabile o a un evento accaduto.

Cosa direste se sentiste i vostri figli dire qualcosa come "snitch get stitches"? Probabilmente nulla, senza avere una minima conoscenza del loro vocabolario slang o dell’inglese. Si tratta invece di una frase preoccupante, se detta in maniera seria. Vuol dire infatti che chi svela segreti o collabora con le autorità merita di pagarne le conseguenze fisicamente. Per comprendere meglio le nuove generazioni, quindi, provate a mettervi alla prova, scoprendo quanti dei termini seguenti conoscete:

  • Bae in origine indica "before anyone else", ovvero un modo per sottolineare il fatto che una data persona venga prima di tutti. Ha la precedenza rispetto a chiunque altro e, quindi, occupa un posto speciale nel nostro cuore. Si può dire come abbia ampiamente preso il posto di "bff", che indicava "best friend forever", ovvero migliori amici per la vita. Data l’importanza che questa parola riversa su un’altra, non è affatto raro che con "bae" si indichi anche qualcuno con il quale abbiamo una relazione amorosa;
  • Bando ha trovato un’ampia diffusione nel linguaggio comune dopo l’uscita del brano omonimo di Anna. Non era di certo sconosciuta in precedenza dai giovanissimi, ma il singolo ha di certo posto il termine sotto i riflettori, raggiungendo la massa. Si tratta di un’abbreviazione di "abandoned", e indica quei luoghi dimenticati delle città, ovvero le periferie;
  • Boomer dovrebbe indicare tutti i nati durante il boom economico del Dopoguerra, ovvero tra gli anni ’50 e ’60. Oggi, però, non è altro che un termine usato per indicare persone appartenenti a una generazione differenti, con più anni sulle spalle e distanti culturalmente e linguisticamente;
  • Crush nella versione letterale inglese vuol dire schiacciare. Nello slang giovanile, invece, indica qualcuno/a verso il quale o la quale si prova un sentimento o una semplice attrazione. Si può dire d’avere una "crush" per qualcuno o rivolgersi a questi proprio come tale parola. Un esempio è: "Crush mi ha scritto";
  • Triggerare ha origine nel termine "trigger", ovvero grilletto o anche innesco. L’uso che se ne fa oggi è quello di provocare qualcuno volontariamente, così da scatenare una reazione.

In quest’altra sezione inseriamo alcuni dei vocaboli da conoscere in relazione al mondo dei videogame:

  • Bannare: il comportamento di un utente al di fuori delle regole di una community online può portare alla sospensione del suo account, a tempo determinato o indeterminato;
  • Bossfight: scontro tra il personaggio guidato dall’utente e un villain molto potente all’interno del gioco. Spesso il posizionamento del nemico sul finire di un dato capitolo;
  • Bot: può trattarsi tanto di un elemento del gioco gestito dall’IA, quanto di un utente fittizio, sfruttato sul web per aumentare il numero di follower di un profilo o semplice spam;
  • Buffering: tempo necessario all’esecuzione di alcune fasi del gioco;
  • Camper: videogiocatore che decide di nascondersi durante una sessione all’interno di un titolo multiplayer. Il luogo celato offre un vantaggio strategico, così da poter sparare ai nemici correndo pochi rischi d’essere uccisi nel gioco;
  • Cheater: utente che prova a ottenere vantaggi grazie all’uso di codici o programmi di vario genere. Un comportamento che, se scoperto, è passabile di ban, temporaneo o permanente;
  • Crafting: sistema interno al gioco che offre al videogiocatore la chance di modificare gli strumenti a propria disposizione per proseguire il percorso;
  • Cutscene: filmato dall’elevata grafica che offre un collegamento narrativo tra due capitoli differenti del gioco in corso;
  • DLC: contenuto scaricabile che garantisce al giocatore maggiori contenuti extra da poter giocare. Un plus rispetto alla versione standard del gioco;
  • Easter Egg: elemento celato dagli sviluppatori in maniera goliardica all’interno della mappa di gioco. Un gesto che mira a scatenare una divertente, e spesso inutile, caccia al tesoro;
  • FPS: il senso è duplice in questo caso, indicando tanto uno sparatutto in prima persona (intesa come visuale del giocatore) e l’espressione fotogrammi per secondo;
  • Glitch: evidente difetto grafico provocato da un errore in fase di sviluppo del titolo;
  • Hype: grande aspettativa per la messa in commercio di un nuovo gioco, una console o altro. Termine utilizzabile anche in altri ambiti;
  • Lag: aumento delle tempistiche che intercorrono tra l’azione effettuata sul proprio controller e l’esecuzione all’interno del gioco;
  • Matchmaking: processo automatico di assegnazione di un avversario nell’ambito di un gioco multiplayer;
  • Mod: modifica effettuata da sviluppatori esterni alla compagnia che ha realizzato il gioco, selezionando spesso percorsi ben differenti da quelli standard;
  • Noob: videogiocatore alle prime armi, che si cimenta per la prima volta nel mondo videoludico o, nello specifico, con un dato titolo;
  • PvE: origine inglese, come spesso accade, da Player Versus Environment. Si fa riferimento a una fase di gioco nella quale il personaggio controllato dall’utente interagisce con altri gestiti unicamente dal sistema interno dell’IA;
  • PvP: la definizione completa è Player Versus Player e indica la fase di gioco che pone due utenti l’uno contro l’altro;
  • RPG: sta per Role-Playing Games, che possiamo tradurre come giochi di ruolo. Un genere che offre la possibilità all’utente di modificare in maniera dettagliata il proprio personaggio. Le sottocategorie sono JRPG, Japan Style RPG, e MMORPG, ovvero giodi di ruolo su larga scala.