Salta al contenuto
Classi Fonte foto: iStock

Approvata mozione Lega anti-gender: “No drag queen nelle classi”

Approvata in commissione Cultura della Camera la mozione della Lega 'anti-gender' ed è scoppiata la polemica: "No alle drag queen nelle classi"

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Stop alla “propaganda gender nelle scuole”. Lo ha stabilito la commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera su richiesta di una mozione presentata dalla Lega. “Per noi non è opportuno che delle drag queen entrino nelle classi dei nostri figli e li indottrinino dalla più tenera età”, ha commentato il primo firmatario della proposta, il deputato del Carroccio Rossano Sasso. Ed è scoppiata la polemica.

Mozione Lega: “Basta propaganda gender nelle scuole”

Firmata da tutta la maggioranza, è stata approvata in commissione Cultura della Camera la risoluzione più volte annunciata dalla Lega contro la “propaganda gender nelle scuole”, il cui primo firmatario è l’ex sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso.

“Passata in commissione la risoluzione della Lega per dire basta alla propaganda gender nelle scuole“, ha annunciato Sasso su Facebook. “Abbiamo ribadito il nostro no al tentativo di coinvolgere bambini di 6 anni in una deriva ideologica che non ci piace – ha proseguito -. Parliamoci chiaro: per esempio, per noi non è opportuno che delle drag queen spieghino ai nostri figli educazione sessuale e li indottrinino dalla più tenera età”.

E ancora: “Abbiamo detto no come Lega all’Ue che vuole destinare milioni di euro ai corsi Erasmus DragTivism Jr. come strumento di propagazione di questo ‘dogma’ – ha scritto il deputato leghista sui sociali -, e in Italia ci opporremo in qualsiasi modo alla pericolosa ideologia woke“.

Gli fa eco Alessandro Amorese, capogruppo di FdI in commissione Cultura e Istruzione della Camera: “Siamo decisamente contrari all’ideologia gender nelle scuole e all’attivismo lgbtq+ tra bambini e ragazzi – ha dichiarato -. Questa la posizione di Fratelli d’Italia, rivendicata in commissione Cultura e Istruzione della Camera durante la discussione sulle risoluzioni in tema di iniziative negli istituti che, fatte passare per appuntamenti in grado di formare all’inclusività e al rispetto, sono invece forme di propaganda dell’ideologia gender, anche se la sinistra non lo ammetterà mai”.

Esulta Pro Vita

L’iniziativa è stata accolta con favore dall’associazione Pro Vita & Famiglia. Secondo il presidente Antonio Brandi, “l’approvazione della mozione contro l’indottrinamento gender nelle scuole è un primo segnale, di civiltà e buon senso, verso la piena tutela di bambini, adolescenti e famiglie – ha affermato -. La sana educazione e crescita dei nostri figli è infatti compromessa dai progetti Lgbtqia+ e dalla presenza dell’associazionismo arcobaleno, di attivisti politici e di drag queen dentro le aule scolastiche, così come dalla promozione dell’illegale Carriera Alias“.

Insorge il Pd

“Non solo, quando hanno potuto, hanno affossato il ddl contro i crimini d’odio. Ora provano anche a istituzionalizzare la discriminazione, nascondendosi dietro il fantasma della teoria gender“, ha commentato Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria del Partito democratico. La mozione della Lega “vuole vietare nelle scuole la fantomatica e inventata ‘teoria gender’, che per la prima volta viene scritta su un documento ufficiale – ha continuato il dem -. La verità è che la destra vuole aprire sempre più la strada a leggi liberticide e apertamente anti-LGBTQIA+. Non possiamo permetterlo”.

“In un’Italia dove le liste di attesa per curarsi si allungano sempre di più proprio per i tagli della destra, dove i salari rimangono al palo e il reddito reale delle famiglie crolla, la maggioranza non trova niente di meglio di cui occuparsi che continuare la crociata contro i diritti – ha evidenziato Zan -. È evidente che la destra italiana è ormai completamente scollata dalla realtà, resa cieca da una furia ideologica che scaglia contro la libertà e la dignità di una parte delle cittadine e dei cittadini italiani. Questa è la loro urgenza alla riapertura del Parlamento. Anche Forza Italia, dopo le finte aperture sui diritti di quest’estate, al momento del voto si appiattisce su posizioni completamente illiberali e orbaniane”, ha aggiunto riferendosi all’apertura degli azzurri sullo ius scholae.

Alessadro Zan, eurodeputato, ha poi annunciato che “stiamo presentando in queste ore un’interrogazione alla Commissione europea. Occorrono misure concrete europee contro questi deliri”.

La posizione di Arcigay

“Continuano gli attacchi verso le nostre vite e le nostre identità da parte di questa destra di governo”, ha dichiarato Marta Rohani, responsabile Scuola nella segreteria nazionale di Arcigay.

“Allora lo ribadiamo – ha continuato Rohani –: l’ideologia gender, per la prima volta citata in un documento ufficiale del parlamento italiano, non esiste, è un’invenzione della destra e dei movimenti ultra cattolici. Esistono invece percorsi di educazione alle differenze, alla sessualità e all’affettività, avviati in alcune scuole, e che tentano di trasmettere il rispetto delle differenze culturali, etniche, religiose, di genere, di orientamento sessuale e di abilità, come elemento fondamentale per la costruzione di una società inclusiva e democratica”. Differenze, ha aggiunto, che “vengono valorizzate e non annullate, evitando la logica di una divisione di genere che rimane funzionale solo al sistema patriarcale e oppressivo”.

Il sistema scolastico, ancora Rohani, “riveste un ruolo cruciale in questo processo, poiché contribuisce alla formazione delle nuove generazioni e alla promozione di valori di convivenza civile e tolleranza. L’educazione alle differenze è un’iniziativa riconosciuta a livello internazionale, promossa da organismi come l’Unesco, l’Onu, l’Oms, e non ha nulla a che fare con la promozione della cosiddetta ‘ideologia gender'”.

Questi provvedimenti “sono l’ennesima strumentalizzazione delle nostre vite – ha concluso Marta Rohani -: vogliono far passare l’idea che siamo noi – anziché le guerre, la povertà, il disastro climatico – il problema e il pericolo di questo tempo. È un’azione di distrazione di massa ma non è innocua, anzi è molto pericolosa perché getta odio verso le persone lgbtqia+”.