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Bambini trans Fonte foto: iStock

Laboratorio per bambini trans all'Università Roma Tre: è polemica

Polemica per il laboratorio rivolto a "bambini trans e gender creative" dell'Università di Roma Tre: cosa è successo e le reazioni della politica

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Scoppia la polemica intorno al “laboratorio per bambin* trans e gender creative” organizzato dall’Università Roma Tre nella giornata di sabato 28 settembre. Ecco cosa è successo.

La polemica

È polemica per il laboratorio rivolto a “bambin* trans e gender creative” organizzato dal dipartimento Scienza della formazione dell’Università Roma Tre. Si tratta, come si legge sulla locandina, di “un progetto di ricerca con strumenti ludico-creativo per ascoltare e raccogliere le storie di bambin* e ragazz* (5-14 anni) condotto da ricercator* della comunità e un’insegnante montessoriana”.

L’iniziativa, che ha ricevuto l’approvazione del Comitato etico dell’ateneo romano, è stata oggetto di critiche da parte di alcune forze politiche e dell’associazione Pro Vita & Famiglia.

“Dopo aver denunciato per primi lo scandaloso laboratorio“, la onlus sta ” lanciando una petizione nazionale per chiedere al rettore di Roma Tre Massimiliano Fiorucci, che è anche presidente nazionale della Società Italiana di Pedagogia, di annullare immediatamente questa iniziativa ideologica che coinvolge minori al di fuori di qualsiasi contesto scientifico condiviso”, ha annunciato il presidente di Pro Vita Antonio Brandi.

“Con l’iniziativa romana e avallata da Roma Tre – hanno proseguito dall’associazione – ci troviamo di fronte al solito concentrato di asterischi, arcobaleni e pensiero unico, con l’unica differenza che i destinatari della propaganda politicamente corretta, stavolta, sono bambini dai 5 anni”. Pro Vita & Famiglia ha così inviato al rettore una PEC con “la richiesta urgente di chiarimenti”.

Contestualmente, “chiediamo anche al ministro dell’Università Anna Maria Bernini di approfondire la vicenda per verificare che il progetto approvato da Roma Tre sia in linea con i requisiti e i limiti fissati dal bando all’interno del quale l’iniziativa è stata organizzata”, ha concluso il presidente Brandi.

Le reazioni della politica

Da parte sua, come riporta ‘Ansa’, la ministra Bernini ha dato mandato agli uffici del dicastero di contattare l’Università di Roma Tre al fine di acquisire, in tempi rapidi, informazioni sul laboratorio. In particolare, la ministra ha chiesto di verificare se il progetto corrisponda ai requisiti previsti dal bando che ha consentito all’università di accedere a fondi pubblici.

Sulla questione è intervenuto anche il vicepresidente della Camera dei deputati, l’onorevole di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli, che ha depositato un’interrogazione. “Coinvolgere i bambini di 5 anni è inaccettabile”, ha detto. Il laboratorio, ha proseguito, “è un colpo ferale alla libertà dei minori di crescere senza condizionamenti né coercizioni indotte, così come alle mamme e ai papà espropriati del loro diritto dovere di educare e formare i loro figli in un’età così delicata”. E ancora: “Siamo alla follia ideologica. La nostra condanna è totale e assoluta. Liberiamo scuola e università dalle insidie rappresentate da un manipolo di esaltati con i neuroni bruciati dell’ideologia gender“, ha concluso Rampelli.

La risposta dell’università

L’università è da sempre il luogo della ricerca libera e indipendente, senza pregiudizi e senza ideologismi. Per sua natura la ricerca è chiamata a esplorare territori di confine, lungo i quali non sono consolidate conoscenze adeguate; ciò costituisce un preliminare necessario alla formulazione di ogni tesi e di ogni giudizio”. Così l’Università di Roma Tre ha risposto alle polemiche sul laboratorio, come riportato da ‘la Repubblica’.

“In questi giorni – hanno proseguito dall’ateneo – si è innescata una polemica strumentale e disinformata sull’iniziativa promossa per sabato 28 settembre che altro non è che una delle fasi di un progetto, uno studio scientifico di natura qualitativa sul benessere di bambini e ragazzi con un’espressione e/o identità di genere non normativa clinicamente riconosciuti dall’Organizzazione mondiale della sanità”.

L’obiettivo della ricerca, hanno puntualizzato da Roma Tre, è “quello di comprendere meglio il loro vissuto emotivo e come si relazionano nel contesto familiare e scolastico, con l’intento di salvaguardare i diritti dei minori”. Non si tratta “di un laboratorio aperto al pubblico, ma di una sessione di ricerca a cui prendono parte persone che hanno aderito al progetto con il consenso e la presenza dei loro genitori”.

E ancora: “Il progetto sarà pioniere in Italia nella discussione che riguarda la diversità di genere nei minori, contribuendo a far progredire la comprensione e la consapevolezza della diversità di genere”.