Il New York Times stronca Bologna: l'attacco sugli studenti
Il 'New York Times' stronca Bologna per la trasformazione in atto nella città, che sta diventando sempre più turistica: l'attacco sugli studenti
Non è la prima volta che Bologna finisce in un articolo del ‘New York Times‘, ma questa volta non è successo per tesserne le lodi: il capoluogo emiliano è definito “un inferno per i turisti”. L’articolo, molto dibattuto in Italia, è stato scritto dalla giornalista bolognese Ilaria Maria Sala, che non ha risparmiato nulla alla sua città natale, attaccandola anche in tema studenti.
Bologna stroncata dal ‘New York Times’
“Poco più di 10 anni fa, Bologna non era considerata una grande meta turistica”, ma oggi ” è sulla buona strada per diventare una città turistica a tutti gli effetti”. Le pagine del ‘New York Times’ hanno accolto l’articolo della giornalista bolognese Ilaria Maria Sala che ha tratteggiato, con amarezza, la metamorfosi che sta vivendo la città.
Il cambiamento che sta attraversando Bologna, quella che una volta era conosciuta come ‘la dotta’ per via della sua università (considerata la più antica al mondo), non sta risparmiando neanche i suoi studenti: con il turismo, i proprietari delle case “hanno convertito gli appartamenti in affitti a breve termine, il che ha aumentato gli affitti e ha spinto gli studenti più lontano dall’università e verso le città più piccole della periferia“.
Come riportato dal ‘New York Times’, la trasformazione di Bologna è iniziata prima del 2020, ma è stato il Covid ad accelerare il processo: “come in molte città, numerosi negozi, bar e ristoranti di Bologna hanno chiuso i battenti durante la pandemia. Molti di quelli in centro sono stati acquistati da catene con tasche profonde e una visione singolare: vendere mortadella agli stranieri”. Quella mortadella che insieme ai tortellini è uno dei simboli gastronomici del capoluogo emiliano è stata consumata talmente tanto da “intorpidire la mente e fermare il cuore”, ha scritto Sala.
Adesso, il centro di Bologna “è cambiato completamente. Nelle strade attorno alla piazza principale c’erano molte vecchie cartolerie: una delle mie preferite vendeva penne stilografiche, inchiostri di tutti i colori e quaderni rilegati a mano. Era lì da quando ho memoria, ma di recente è stata trasformata in un ‘Antico macellaio di salumi’. Fa parte di una catena. Proprio di fronte – ha proseguito la giornalista -, in quella che credo fosse una gioielleria, c’è un secondo autoproclamato antico macellaio della stessa catena. Quando ho chiesto alla commessa da quanto fossero lì, mi ha risposto che erano aperti da 3 mesi”.
“Gli studenti sono stati sradicati”
Oltre ad essere ‘la dotta’, Bologna è conosciuta da secoli anche come ‘la grassa’, per via della terra fertile che circondava la città. Adesso, come si legge sul ‘New York Times’, quell’appellativo sembra calzarle ancora più a pennello: per le vie del centro, “ci sono anche infinite rappresentazioni di maiali – ha proseguito Sala -. Davanti a un negozio ho visto statue di maiali felici che tenevano i coltelli con cui presumibilmente si macelleranno per trasformarsi in mortadella. Musi di maiale sul logo di un altro. Maiali naturalistici, stilizzati e sorridenti guardano con benevolenza i camerieri sottostanti, che trasportano vassoi colmi di soffice maiale disposto come nuvole e nastri”.
Ma Bologna è anche ‘la turrita’, ovvero la città delle torri. “Una delle torri più antiche ancora in piedi, la Garisenda, fu costruita nel XII secolo – si legge ancora nell’articolo – e insieme alla Torre degli Asinelli, che si trova accanto, rappresenta il simbolo ‘non-mortadella’ di Bologna. Ora la Garisenda, che è inclinata in modo preoccupante da secoli, potrebbe essere in pericolo di crollare”.
Della Bologna ‘dotta’, ‘grassa’ e ‘turrita’ è rimasto ben poco, ha denunciato il ‘New York Times’: “Per secoli i dotti, i grassi e le torri di Bologna sono stati in splendida armonia. Ora gli studenti sono stati sradicati e la torre è nei guai. Solo il grasso regna sovrano“.