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Insegnanti Fonte foto: iStock

In Italia scatta l'allarme insegnanti: cosa sta succedendo

Mancano maestri e maestre e in Italia scatta l'allarme insegnanti: ecco cosa sta succedendo e le novità che riguardano il personale educativo

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

In Italia scatta l’allarme insegnanti. Sono infatti di difficile reperimento i maestri e le maestre della scuola primaria e pre-primaria. Ecco cosa sta succedendo.

In Italia mancano maestri e maestre

Il 57,7% degli insegnanti di scuola primaria e pre-primaria è di difficile reperimento. A dirlo è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior di agosto, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Questo tipo di insegnanti sono dunque sempre più difficili da trovare. Forse perché si tratta di un lavoro sempre “meno attrattivo”, come hanno sottolineato dalla rete nazionale di associazioni per la tutela dei diritti di bambini e ragazzi Alleanza per l’infanzia, che il 31 maggio scorso ha inviato un appello al Parlamento italiano e a quello europeo per chiedere, tra le altre cose, l’impegno per garantire “presenza di personale educativo in numero adeguato e che goda del giusto riconoscimento professionale ed economico”.

Si tratta infatti di personale che “deve essere in possesso di titolo di studio di livello universitario e, con la recente Legge 55 dell’8 maggio 2024, deve essere anche iscritto all’Ordine delle professioni
pedagogiche ed educative”, hanno puntualizzato dall’Alleanza per l’infanzia. Per questo “accrescere l’attrattiva dei percorsi formativi e del lavoro di coloro che operano nei servizi 0-6 appare dunque un orizzonte non più rinviabile, che meriterebbe una riflessione anche riguardo all’opportunità di un titolo di studio unico per chi opera nella continuità dei nidi e delle scuole dell’infanzia che costituiscono il Sistema integrato”.

Allo stesso modo, hanno proseguito dall’alleanza, “andrebbe posto ordine e omogeneità, a parità di lavoro svolto, nella giungla di differenze di salario, di orario di lavoro, di ferie e permessi nonché di stabilità e continuità del rapporto di lavoro in un mondo professionale dove esistono circa 16 tipologie di contratti diversi, con troppe differenze nella regolazione dei rapporti di lavoro tra pubblico (contrattazione nazionale e aziendale) e privato (scarsa presenza contrattazione integrativa)”.

Inoltre, la carenza di personale docente ed educativo è destinata ad aggravarsi in previsione dell’apertura delle nuove scuole finanziate dal Pnrr: “Il fabbisogno di personale per i nuovi posti creati è stimabile in circa 18mila lavoratori – hanno spiegato dall’Alleanza per l’infanzia -. Intervenire sulle differenze contrattuali e salariali a seconda del gestore del servizio, accrescere le opportunità di progressione di carriera, il riconoscimento professionale e sociale del ruolo educativo nella prima infanzia, potrà contribuire a creare attrattività nel lavoro professionale dei servizi educativi 0-6″.

Novità per il personale educativo

Ci sono 2 novità che riguardano il personale dei servizi educativi 0-6 anni.

La prima è arrivata il 31 luglio, quando il ministero della Giustizia ha posticipato il termine per l’iscrizione al nuovo Ordine delle professioni pedagogiche ed educative, istituito dalla legge 55/2024. “La scadenza, inizialmente prevista per il 6 agosto, sarà prorogata. I ministeri interessati – si legge sulla nota ministeriale – sono al lavoro per predisporre il testo ed inserirlo nel primo provvedimento normativo utile. L’obiettivo è garantire agli operatori del settore, per il nuovo anno scolastico che partirà a settembre, di poter continuare a svolgere i loro servizi educativi e socio-pedagogici. Il ministero della Giustizia, sempre a partire da settembre, incontrerà le associazioni più rappresentative del settore al fine di assicurare pieno supporto ai soggetti coinvolti dall’attuazione della legge istitutiva del nuovo Ordine professionale”.

La seconda novità è che “non cambiano i requisiti per l’esercizio della professione di educatore scolastico dell’infanzia“. Lo ha precisato una nota dell’8 agosto a firma dei ministri della Giustizia e della Pubblica amministrazione, Carlo Nordio e Paolo Zangrillo, in merito alle richieste di chiarimento che stanno giungendo in vista della ripresa delle attività educative e scolastiche per l’infanzia per il prossimo mese di settembre.

“I Comuni – riporta la nota ministeriale – potranno dunque continuare a utilizzare fino all’anno scolastico 2026-2027 le graduatorie comunali vigenti del personale educativo e ausiliario, anche in deroga al possesso del titolo di studio come previsto dall’articolo 15-bis del decreto-legge n.19 del 2024. Un intervento normativo, fortemente voluto dal governo, per garantire la continuità lavorativa di chi oggi è occupato come supplente nei nidi e nelle scuole dell’infanzia degli enti locali di tutta Italia, nonché per gestire la fase transitoria rispetto alle qualifiche e ai titoli professionali del personale dedicato ai bambini tra 0 e 6 anni, determinato dal contratto nazionale di lavoro per l’accesso ai concorsi”.

“Nel rispetto dei requisiti stabiliti dalla suddetta norma, dunque, non sussistono condizioni ostative al regolare svolgimento da parte delle amministrazioni competenti delle attività necessarie all’avvio del prossimo anno scolastico”, si chiude la nota di Nordio e Zangrillo.