
Indicazioni Nazionali scuola di Valditara: protestano gli esperti
Dure critiche arrivano da parte di esperti e rappresentanti di insegnanti sulle nuove Indicazioni Nazionali di Valditara: perché si schierano contro
Sono trascorsi pochi giorni dalla pubblicazione delle nuove Indicazioni Nazionali sul sito del ministero dell’Istruzione e del Merito, e non è mancata la reazione degli esperti di didattica delle varie discipline coinvolte e dei rappresentanti delle diverse associazioni di insegnanti tra i quali storici, italianisti e matematici.
Da chi reputa le nuove linee guida "incomprensibili e stringate" o "un ritorno al passato", a chi grida al "blocco alla libertà di insegnamento", fino a coloro che criticano il mancato coinvolgimento e dialogo con docenti e presidi, sono diversi i giudizi negativi che piovono sul documento firmato dal ministro Giuseppe Valditara. Nell’occhio del ciclone, però, sembra esserci il parere positivo di una specifica associazione di insegnanti. Vediamo cosa sta succedendo.
- Dure critiche ai nuovi programmi per la scuola di Valditara: chi è contro
- Mancato confronto con insegnanti e associazioni, la polemica
- Chi è favorevole ai nuovi programmi per la scuola di Valditara
Dure critiche ai nuovi programmi per la scuola di Valditara: chi è contro
I nuovi programmi per la scuola di Valditara sono al centro della polemica. I primi a criticarli duramente sono gli storici: "Il documento del 2012 è stato sostituito dallo studio della genealogia della nazione. Tutto l’apparato didattico, la definizione del lavoro così come viene proposto individua perfettamente l’insegnante tradizionale, da manuale. Parla alla pancia di quella palude di docenti che non si aggiorna, che non si forma", ha dichiarato a Il Fatto Quotidiano Antonio Brusa, presidente della società italiana di didattica della storia. "Le attuali Indicazioni prescrivono cinque contenuti obbligatori con i quali il docente deve costruire il curriculo – ha proseguito -. Ora, alla primaria saranno 23 e alla secondaria di primo grado 33. In questo modo la libertà di insegnamento è bloccata".
Contestata anche la volontà delle linee guida di concentrarsi sulla storia dell’Italia, già duramente criticata. "Chi ha steso questo documento immagina che la storia si possa insegnare attraverso una sorta di narrazione delle vicende dell’Italia così che anche i bambini stranieri si appassionino e diventino italiani", ha aggiunto Brusa. "Tutti gli studi in merito all’acquisizione dell’identità collettiva dicono che conta più la famiglia della scuola in questo processo; pertanto l’operazione del ministero non ha senso". Un parere negativo arriva anche in merito alla Bibbia da leggere in storia (in maniera semplificata) in prima elementare: "E chi spiegherà ai bambini il Libro dei Re o il Deuteronomio?", ha chiosato Brusa.
Contrari anche gli italianisti, sia per quanto riguarda la parte di programma sulla grammatica, che secondo la presidente della relativa associazione, Silvia Tatti, sarebbe "un ritorno al passato", sia per quanto riguarda la letteratura. Secondo Tatti, sarebbero state inserite soltanto "frasi ad effetto".
Dal punti di vista degli esperti in scienze naturali, inoltre, arriva l’appunto su una "visione vecchia della biologia": "E’ tutto ridotto a pochi argomenti che si trovano nei programmi degli anni Cinquanta – ha dichiarato Isabella Marini, dell’Associazione insegnati di scienze naturali -. Lo stesso equivale per la scienza della terra: sarà pur bello ed entusiasmante parlare dei minerali ma noi viviamo in un Paese magnifico e fragile". L’impressione di Marini, convocata nei prossimi giorni dalla Commissione guidata dalla pedagogista Loredana Perla per esprimere un parere, è "che manchi una visione collettiva. Il documento pare più un mosaico con alcuni suggerimenti che spaziano dal macro al micro che potrebbero spiazzare i docenti che le dovranno poi usare".
Al centro della polemica anche l’eccessiva attenzione data all’informatica secondo l’MCE (Movimento di Cooperazione Educativa): "L’enfasi sul digitale è indicativa della strada imboccata da questa commissione: puntare sulle tecnologie per rinnovare la scuola quando i problemi da risolvere riguardano principalmente la carenza di formazione degli insegnanti".
A schierarsi contro le nuove Indicazioni sono anche i matematici (di pochi giorni fa il caso Teorema di Pitagora) preoccupati per il fatto che "ricominciare tutto di nuovo non è un buon metodo": "Dal punto di vista della scrittura, queste Indicazioni , dovranno essere ben risciacquate in Arno, anche la struttura è disomogenea – ha affermato Alessandra Mariotti fondatrice dell’associazione italiana di ricerca in didattica della matematica -. Le attuali Indicazioni avevano bisogno di essere rese più operative. I consigli dati sono stringati e incomprensibili. La distinzione tra pensiero computazionale e disciplina informatica manca completamente".
Infine, anche la presidente dell’Associazione nazionale pedagogisti italiani, Maria Angela Grassi, esprime un parere negativo: "Una riforma così radicale, se non accompagnata da una visione aperta e inclusiva, rischia di ridurre la scuola a una mera fabbrica di contenuti anziché a un ambiente stimolante per la crescita intellettuale e umana degli studenti. La scuola deve essere, più che mai, un luogo di incontro tra diverse culture e prospettive, dove la storia, la letteratura e la scienza sono insegnate non come verità assolute, ma come territori da esplorare con curiosità, rigore e apertura mentale".
Mancato confronto con insegnanti e associazioni, la polemica
La polemica sulle nuove Indicazioni Nazionali non si limita ai contenuti, ma si allarga anche al metodo con cui sono state redatte le 154 pagine pubblicate. "Siamo critici sul metodo perché non c’è stato un coinvolgimento delle associazioni. […] È mancato un vero confronto. La Commissione Perla ci ha richiesto un documento che non è stato preso in considerazione", ha lamentato Silvia Tatti.
Anche l’MCE ne critica le modalità e denuncia il mancato confronto con insegnanti, presidi e associazioni: "Per noi è inaccettabile". La polemica si concentra anche sul lavoro di revisione, che sarebbe stato affidato a gruppi di esperti di ogni settore disciplinare, ma senza condividerne i criteri e senza garantire la coerenza tra le parti, "come se avessero lavorato per compartimenti stagni".
Chi è favorevole ai nuovi programmi per la scuola di Valditara
Tra i vari rappresentanti ed esperti, si distingue una realtà che invece si schiera a favore delle nuove Indicazioni Nazionali di Valditara: l’Associazione italiana insegnanti di geografia, il cui presidente Riccardo Morri ha partecipato alla stesura della bozza e ha dichiarato: "Abbiamo lavorato in autonomia e indipendenza. Le indicazioni attuali non avevano problemi di là del fisiologico cambiamento, ma di fatto abbiamo avuto l’opportunità di avvicinare i principi alla didattica. Abbiamo ragionato per campi del sapere senza entrare nel dettaglio e oggi i docenti sono invitati a muoversi su più scale nello spazio e nel tempo, sul locale e il globale".