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Matteo Bassetti Fonte foto: ANSA

Bassetti: "Perché fare educazione sanitaria a scuola". Intervista

Matteo Bassetti ha parlato con Virgilio Sapere dell’importanza dell'educazione sanitaria a scuola e di tanti altri temi che riguardano i giovani

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Matteo Bassetti è un infettivologo ed è Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova. Con una carriera professionale in campo medico di altissimo livello, da anni è diventato un volto noto sui social e nei talk show televisivi dove si spende per promuovere la divulgazione scientifica e la prevenzione. Più volte ha preso parte a incontri con giovani studenti universitari e delle scuole superiori per stimolarli ad adottare un corretto stile di vita e fare attenzione alle fake news.

Nell’intervista concessa a Virgilio Sapere, abbiamo parlato con lui di educazione sanitaria a scuola, ma anche di prevenzione, intelligenza artificiale e riforma di Medicina.

L’intervista di Virgilio Sapere a Matteo Bassetti

Matteo Bassetti ha spiegato ai microfoni di Virgilio Sapere perché, secondo lui, l’educazione sanitaria a scuola è molto importante.

Perché è importante l’educazione sanitaria a scuola?

L’educazione sanitaria è fondamentale perché i ragazzi a scuola si formano non solo dal punto di vista culturale, ma anche dal punto di vista di quello che saranno, come padri, madri, come cittadini e persino come consumatori. Quindi non c’è solo la cultura, che certamente è importante, da insegnare ai più giovani, ma anche l’educazione alimentare, alla salute, sessuale”.

Per l’infettivologo i temi appena citati dovrebbero rientrare nell’educazione civica. “Io credo che a scuola sia giustissimo fare quello che si fa: sapere quanti sono i parlamentari, come funziona la macchina organizzativa del nostro Paese”, ha spiegato. “Ma poi bisogna insegnargli anche come mangiare. I giovani vanno a casa, si strafogano di bibite zuccherate o di cibo spazzatura, non usano protezioni durante i rapporti sessuali... Noi dobbiamo necessariamente iniziare a fare un’adeguata educazione nelle scuole su questi argomenti”.

Qual è il modo corretto per educare alla salute gli studenti?

“Per fare un’adeguata educazione nelle scuole – ha dichiarato Bassetti a Virgilio Saperec’è bisogno di una collaborazione con chi di salute se ne occupa, che sono fondamentalmente i sanitari. Bisognerebbe insegnare ai giovani anche il corretto approccio ai nuovi mezzi tecnologici. I ragazzi oggi pensano che il modo per affrontare la vita sia quello di infilarsi davanti al cellulare o al tablet senza conoscere i danni che tutto questo può portare al loro sonno e alla vita di tutti i giorni. Io credo che sia fondamentale provare a pensare a una scuola del futuro in cui ci sia un maggior ruolo per quanto riguarda l’educazione sanitaria”.

Come si può fare prevenzione tra i più giovani?

Fare educazione sanitaria a scuola vuol dire fare prevenzione. Spiegare ai giovani che se non usi il preservativo puoi prendere un’infezione sessualmente trasmessa è fare prevenzione. Spiegare ai ragazzi perché bisogna vaccinarsi per il papilloma virus o che è bene vaccinarsi per il meningococco o il morbillo… sono tutti messaggi di prevenzione. Mangiare bene vuol dire prevenire alcune malattie metaboliche, tumorali. Dire che l’alcol fa male, che ti sballa ma poi ti rovina la vita è un altro messaggio che va nella direzione della prevenzione. Fare educazione sanitaria è molto importante per prevenire quelli che sono i danni di molte malattie che si potrebbero evitare”.

Quanto è utile promuovere l’attività sportiva tra i giovani?

“Io credo che sul tema dello sport, l’Italia possa e debba fare di più di quanto ha fatto fino a oggi”, ha detto il direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, che ha sottolineato che spesso lo sport viene visto solo come uno svago dagli adulti, anche dai professori, e non come un’attività positiva per la salute.

“Il movimento, quindi l’attività fisica – ha spiegato Bassetti – è una parte fondamentale per prevenire alcune malattie metaboliche, cardiovascolari. Viviamo in un Paese che ha oggi un tasso di obesità giovanile che ha quasi raggiunto i livelli degli Stati Uniti. Ci stiamo americanizzando e questo è legato non solo a un problema alimentare ma anche al fatto che i ragazzi non si muovono. Le ore di educazione fisica che fanno fare a scuola non sono sufficienti, serve anche in questo un’educazione all’attività sportiva che deve essere, oltre a quella che si fa a scuola, dare la possibilità a tutti di fare attività fisica. Bisogna incentivarla, stimolarla. Io credo che serva un cambio importante anche nella modalità in cui l’attività sportiva viene vissuta da parte degli insegnanti: non è solo un’attività ludica, ma fondamentale per la prevenzione delle malattie”.

Cosa è emerso dagli incontri con gli studenti di medicina o delle superiori?

Gli studenti sono curiosi, soprattutto non quelli di medicina che hanno già preso un determinato percorso, ma quelli delle scuole medie superiori con cui ho avuto modo di confrontarmi. Oggi lo studente cerca l’informazione che gli arriva da un professionista della salute. Il livello di comunicazione è molto alto, bisogna cercare di portare a scuola dei professionisti qualificati, perché altrimenti i ragazzi finiscono per andare a cercare queste informazioni sui social”.

Bassetti ha raccontato a Virgilio Sapere che una delle domande che gli studenti gli hanno posto è stata sul perché abbia deciso di dedicarsi alla divulgazione. “I ragazzi sono molto interessati da questo aspetto perché sono rimasti stupiti che ci fosse qualcuno che portasse dei contenuti scientifici sui social. Mi hanno detto che ce ne vorrebbero di più perché loro indubbiamente nel tempo libero passano molte ore sul cellulare e sono interessati a ricevere informazioni utili”, ha detto l’infettivologo.

Per il Direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova “riuscire a raggiungere i più giovani” è “una parte importante del nostro lavoro. La divulgazione nelle scuole è fondamentale”.

Come riconoscere le fake news?

“Per quanto riguarda le fake news, i ragazzi devono cercare di apprendere le notizie di medicina e di scienza da quelli che sono gli esperti del settore”, ha dichiarato Bassetti. “Un amico o un sito particolarmente bello dal punto di vista della musica non garantiscono la stessa affidabilità riguardo alle tematiche sulla salute di un medico o un altro esperto del settore. Bisogna cercare di evitare di abbeverarsi da una fonte inquinata. La prima cosa è scegliere bene dove ti vai a documentare perché il mondo della rete è pieno di informazioni false. Un secondo aspetto è che noi medici abbiamo un compito che è quello di sporcarci un po’ più le mani. Nel senso che se noi dottori non andiamo a fare divulgazione anche sui social, questi canali vengono occupati esclusivamente da chi non è realmente qualificato. Oggi il medico moderno è quello che cura il malato ma che fa altre due cose ugualmente importanti: insegnare ai dottori più giovani ciò che ha imparato e fare divulgazione medica alle persone”.

“Nel momento in cui tu convinci un ragazzo a usare il preservativo o a vaccinarsi per il papilloma virus – ha spiegato il virologo – tu hai fatto promozione della salute esattamente quanto la fa un chirurgo in sala operatoria. Alla fine magari hai salvato una vita allo stesso modo. Noi medici dovremmo cercare di parlare anche ai più giovani modulando la comunicazione al loro linguaggio. Per esempio cercando di usare parole semplici che possano capire e un tono coinvolgente che li attiri. La comunicazione è cambiata, un ragazzo resta attento per due minuti: se in questo breve arco di tempo sai dirgli delle cose interessanti, cambierai il suo modo di pensare, se le stesse cose gliele dici in 15 minuti probabilmente non ti ascolteranno”.

Che ruolo avrà l’intelligenza artificiale in ambito medico?

Secondo me l’intelligenza artificiale sarà fondamentale – è il pensiero di Bassetti – credo che noi dovremmo farci aiutare dall’intelligenza artificiale. Però non deve essere imposta, ma dobbiamo cercare di governarla. L’IA è un grande aiuto per la diagnosi, per la radiologia, ma deve essere governata da un medico. Anche per quanto riguarda le informazioni e le fake news, se è governata da esperti è più facile che ci siano meno false notizie in circolazione. Dovremmo avere la capacità di avvicinarci all’intelligenza artificiale cercando di conoscere questo strumento e impararlo a usare senza diventarne succubi. Cerchiamo di non vederlo come un concorrente ma come un potenziale aiuto”.

Cosa ne pensa della Riforma di Medicina?

“Come stavamo facendo non si poteva continuare, nel senso che era diventato più che un test che selezionava i migliori, una prova che finiva per selezionare quelli che pagavano di più per i corsi di preparazione all’esame. Era diventato un esame insostenibile, ha affermato l’infettivologo.

“Con la Riforma – ha concluso Bassetti ai microfoni di Virgilio Saperenon è che il test o il numero chiuso siano stati tolti. Il numero resta programmato, ma cambia la modalità di selezione. I ragazzi frequenteranno il primo semestre e i più meritevoli che passeranno gli esami del primo semestre, andranno avanti. Credo che sia una riforma che segue ciò che accade già in altri Paesi, la Francia lo fa da tanti anni. Non so se sia una modalità di selezione migliore o peggiore della precedente, io personalmente ho sempre osteggiato la modalità a cui eravamo arrivati con un test molto difficile per il quale i ragazzi dovevano studiare due anni e quindi passare il penultimo e ultimo anno delle superiori a studiare per entrare alla Facoltà di Medicina. Con la riforma, i ragazzi che vogliono fare i medici frequenteranno Medicina, seguiranno delle lezioni in cui gli spiegheranno i contenuti dei primi tre esami. Poi sosterranno gli esami e i più bravi andranno avanti”.