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Ius scholae, ius culturae, ius soli Fonte foto: iStock

Ius scholae, ius culturae, ius soli: cosa sono e ultime proposte

In Italia si torna a discutere della legge sulla cittadinanza: cosa sono ius scholae, ius culturae e ius soli e le ultime proposte in Parlamento

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Con il successo degli azzurri alle Olimpiadi di Parigi 2024, così come era successo dopo i giochi di Tokyo 2020, è tornata a far discutere la questione della concessione della cittadinanza italiana agli stranieri. Un tema che polarizza e che ha aperto uno scontro all’interno della maggioranza. Ius scholae, ius culturae e ius soli: cosa sono e le ultime proposte in materia.

Scontro nella maggioranza sulla legge di cittadinanza

“La legge sulla cittadinanza va benissimo così, e i numeri di concessioni (Italia prima in Europa con oltre 230 mila cittadinanze rilasciate, davanti a Spagna e Germania) lo dimostrano. Non c’è nessun bisogno di ius soli o scorciatoie”. È quanto si legge in un post Facebook della Lega accompagnato ad un’immagine che ritrae il leader di Forza Italia e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani e la segretaria del Partito democratico Elly Schlein con su scritto: “Il Pd rilancia lo ius soli. Forza Italia apre un varco a destra: ‘Un testo sulla cittadinanza basato sugli anni di studio‘”.

All’indomani delle Olimpiadi di Parigi, così come era accaduto per quelle di Tokyo, la politica è tornata a discutere sulla questione della revisione della legge che concede la cittadinanza italiana agli stranieri, in particolare ai minori. Il tema, polarizzante come pochi altri, è sul tavolo della politica da oltre 10 anni.

Forza Italia, da parte sua, ha così risposto agli attacchi della Lega: “Innanzitutto dispiace che un alleato di coalizione ci attacchi – ha detto ad ‘Ansa’ il portavoce nazionale di Forza Italia Raffaele Nevi -. Noi abbiamo ribadito quella che è la nostra linea da sempre, ma non fa parte del programma di governo ovviamente. Ognuno ha le sue sensibilità e impostazioni. Noi siamo contrari allo ius soli ma siamo invece aperti allo ius scholae. Come disse Berlusconi, noi siamo per favorire l’integrazione. E la scuola è il motore di questa integrazione“.

Ius sanguinis

Ma qual è attualmente il criterio che regola in Italia la legge sulla cittadinanza? Si tratta dello ius sangunis, che prevede che gli stranieri nati e residenti legalmente e ininterrottamente in Italia fino ai 18 anni possono richiedere la cittadinanza quando raggiungono la maggiore età.

Si tratta di una procedura che può richiedere anni prima di avere esito. Attualmente sono previste poche eccezioni a questo criterio, ad esempio a vantaggio degli atleti, che possono beneficiare di un processo ‘accelerato’ e ottenere il passaporto italiano per meriti sportivi.

Vediamo adesso quali sono gli altri criteri oggetto di proposte in Parlamento.

Ius scholae

È il cosiddetto ius scholae il minimo comun denominatore che unisce le varie proposte di legge presentate in Parlamento, tutte da parte di esponenti del centrosinistra, per rivedere la legge sulla cittadinanza, sulla falsariga del testo approdato alla Camera al termine della precedente legislatura e poi naufragato anche per lo scioglimento anticipato delle camere.

A partire dal disegno di legge a firma della senatrice del Pd Simona Malpezzi, che prevede la concessione della cittadinanza italiana al minore stra­niero che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del 12esimo anno di età, che risieda legalmente nel nostro Paese e che abbia frequentato in maniera regolare per almeno 5 anni nel territorio nazionale 1 o più cicli scolastici o percorsi di istruzione e formazione professionale ido­nei al conseguimento di una qualifica pro­fessionale.

Lo ius scholae si ritrova anche nella proposta depositata alla Camera dalla capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra Luana Zanella e in quella della deputata del Movimento 5 Stelle Vittoria Baldino.

Anche se non c’è ancora nessuna proposta parlamentare, come anticipato, anche Forza Italia si è detta aperta allo ius scholae.

Ius soli

Lo ius soli è un criterio che indica l’acquisizione della cittadinanza come conseguenza di essere nati in un determinato Paese indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Detto in altri termini, se un bambino nasce in Italia diventa automaticamente italiano anche se i suoi genitori non hanno la cittadinanza italiana.

Al momento, lo ius soli è previsto nei disegni di legge proposti dei deputati Pd Laura Boldrini e Matteo Orfini, e del senatore dem Francesco Verducci.

Nella proposta di Boldrini la cittadinanza viene riconosciuta ai nati nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno 1 sia regolarmente soggiornante in Italia da almeno 1 anno al momento della nascita del figlio, e a chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di di cui almeno 1 nato in Italia.

La proposta di Orfini prevede lo ius soli per i bambini nati nel nostro Paese da genitori stranieri, di cui almeno 1 vi risieda legalmente senza interruzioni da non meno di 5 anni o sia in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo.

Nel testo di Verducci acquista la cittadinanza chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, dei quali almeno 1 sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo.

Ius culturae

Lo ius culturae si differenzia di poco dallo ius scholae. Contenuto in un disegno di legge approvato alla Camera nel 2015 (che recepiva ben 25 diverse proposte sul tema), è finito su un binario morto all’indomani del voto per il rinnovo delle Camere. Il ddl prevedeva l’ottenimento della cittadinanza italiana al completamento di un ciclo scolastico con successo (promozione o ottenimento di un titolo di studio). Il principio di base non cambia: per diventare italiano, lo straniero deve seguire un percorso che ne dimostri la volontà di integrazione.