
Perché per Crepet "deve scoppiare tutto": la sua (non) lezione
Perché secondo il noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet "deve scoppiare tutto": la (non) lezione dell'esperto e il suo sfogo sugli influencer
“Deve scoppiare tutto“, ha detto lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet in un’intervista. Questa affermazione racchiude una critica profonda alla società contemporanea e un invito ad un cambiamento autentico. Un invito, appunto, non una lezione. Perché, come ha sottolineato il professore, “io non sono un influencer” e dunque “non voglio impartire lezioni”. Cosa avrà voluto dire?
Per Crepet “deve scoppiare tutto”: cosa vuole dire
In un’intervista rilasciata a Il Cittadino, in occasione del suo spettacolo a Lodi, Paolo Crepet ha affrontato numerosi temi tra cui la “fame” di conoscenza, il valore dell’esempio, la forza dell’arte e l’urgenza di una discontinuità.
“Noi celebriamo la resistenza, la resilienza, quante volte usiamo questa parola, ma la resistenza fa stare fermo – ha detto lo psichiatra -. Noi abbiamo bisogno di resistere innovando, cioè è l’innovazione che ci dice qualcosa, non la resistenza per cui uno sta là, come la resistenza elettrica, perché oltre tot watt scoppia tutto. Invece ‘deve’ scoppiare tutto“.
Questa ‘esplosione‘ di cui parla Crepet è un invito ad una rottura radicale con il conformismo e la pigrizia intellettuale. Per chiarire la sua posizione, ha citato l’esempio dell’artista Lucio Fontana, che ha definito un “borghese con la cravatta che ha fatto esplodere le ansie di tanta gente, di tanti mercanti, di tanti collezionisti che non sapevano che cosa stavano guardando. Non capivano, sembrava appunto un taglio, ma era una discontinuità quella che lui voleva ‘dire'”.
Il “deve scoppiare tutto” dello psichiatra è quindi un monito contro la banalità e la comodità del “fare quello che fanno gli altri”. Secondo l’esperto, nell’odierna società occidentale non c’è una vera “fame” di conoscenza, e le persone “si cibano del terreno, non del cielo”. In questo contesto, l’idea di un’esplosione diventa una metafora per un risveglio collettivo, una rottura con l’ovvio e la comfort zone che, a suo avviso, ostacolano il progresso della società.
Perché per Crepet le sue sono delle ‘non lezioni’
Nonostante la sua autorevolezza e la tendenza del pubblico a vederlo come un ‘maestro‘, Paolo Crepet si è discostato fermamente dall’idea di “dare lezioni”. Come ha spiegato durante l’intervista, “non voglio impartire lezioni di qualche cosa, anche se ci sono dei titoli di miei libri che accennano a questo. Non sono uno che si mette ex cattedra a dire ‘fate così, fate colà’. Non è il mio obiettivo”. Questo, ovvero dire alle persone cosa fare, “lo fanno gli influencer, e io non sono un influencer”, ha affermato lo psichiatra.
Quello che vuole fare è offrire un esempio basato sulla propria esperienza: “Sono uno che ha vissuto una grande vita ed è quello di cui parlo“. Lo psichiatra si è così definito un “artista”, sostenendo che “quando si ha a che fare con la mente degli altri occorrono arte, la capacità di immedesimazione nell’altro, sensibilità, tutte doti che hanno gli artisti”. E ha ammesso di essere uno che con le sue parole provoca, proprio come “fa tutta l’arte”.
Il suo intento, in conclusione, è quello di scuotere le emozioni e far riflettere, non quello di dare risposte preconfezionate. E la sua non-lezione si configura come un incoraggiamento a “mordere il cielo”.
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