
Crepet e il cervello "deficiente": perché serve una "rivoluzione"
Per Paolo Crepet il cervello umano è sempre più "deficiente": perché secondo lo psichiatra serve una "rivoluzione dal sapore di vecchio e di antico"
Paolo Crepet non ha mai usato mezzi termini per dire cosa pensa sul mondo, e non lo ha fatto neanche questa volta. Durante il suo spettacolo al Teatro Ponchielli di Cremona, lo psichiatra ha detto che negli ultimi 60 anni il cervello umano “non è diventato più efficiente, caso mai più deficiente“. E, esprimendo le sue preoccupazioni in merito all’Intelligenza artificiale, ha lanciato un appello alla “rivoluzione“.
Che tipo di “rivoluzione” serve secondo Crepet
“Come state in questo mondo? Io male”. Così Paolo Crepet ha esordito dal palco del Teatro Ponchielli di Cremona, dove il 17 aprile ha portato in scena il suo spettacolo ‘Mordere il cielo’. Ed è proprio da lì che ha lanciato il suo appello alla “rivoluzione”. Una rivoluzione “che qualcuno potrebbe chiamare involuzione. Qualcosa dal sapore di vecchio, di antico”, ha detto lo psichiatra, come riportato da La Provincia Cremona.
La rivoluzione auspicata da Crepet non ha i connotati di uno sconvolgimento politico o sociale violento, ma si configura come un’inversione di tendenza culturale, un ritorno ai “vecchi” valori fatti di socialità e partecipazione. “Se volete che il futuro sia di solitudine, l’Intelligenza artificiale è la soluzione. Niente più trattorie, per esempio, cibo consegnato a casa, e poi divano. E poi col cane al parco”, ha affermato lo psichiatra, sottolineando che l’IA rappresenta una “minaccia” non solo per le relazioni umane ma anche per la letteratura e la poesia.
Un punto cruciale della “rivoluzione” di Crepet riguarda anche l’educazione delle nuove generazioni. Il suo è un severo atto d’accusa verso gli adulti, genitori in primis, che a suo avviso illudono i giovani con la prospettiva di una vita senza fatica: “Perché uno a 20 anni non deve essere già partito? Perché io a 20 anni sapevo l’inglese e oggi alla stessa età uno non sa nemmeno l’italiano?”, ha dichiarato il sociologo.
E ha continuato: “Una volta eravamo tremendi con noi stessi, si pretendeva il massimo. Lo dovrebbe insegnare a scuola, e invece siamo al 99,9% di promossi“.
Il cervello umano è diventato “più deficiente” per Crepet
Parlando della serie Netflix ‘Adolescence‘, il cui protagonista è un 13enne accusato di aver ucciso una coetanea, Crepet ha commentato: “Adolescenti a 13 anni? Penso che a quell’età si è bambini“.
E ha proseguito: “Nel frattempo, negli ultimi sessant’anni il cervello è rimasto sempre quello. Non è diventato più efficiente, caso mai più deficiente“. Ha così citato “il calo del quoziente intellettivo” come un ulteriore elemento che favorirebbe la “dittatura” dell’Intelligenza artificiale.
In questo contesto, Crepet ha sottolineato l’importanza di “non sciupare la vita”, di riscoprire il valore delle interazioni umane profonde, delle conversazioni notturne con gli amici, della capacità di “sfidare il mondo” e di “raccontarsi”, come ha fatto lui insieme al suo amico Oliviero Toscani.
Nonostante abbia tratteggiato un quadro negativo, il sociologo ha spiegato di non aver perso la speranza ricordando che “la vita è divertente e anche molto drammatica. Quindi siamo in tempo per chiederci cosa è per noi l’essenziale“.
Infine, Paolo Crepet ha ricordato che l’empatia è fondamentale e che “visto da vicino nessuno è normale“. Un invito, questo, all’accettazione della diversità e alla comprensione reciproca in un mondo che a suo avviso rischia di appiattirsi sull’omologazione e sulla superficialità.