
Crepet: "Perché non guardo Adolescence". L'attacco ai genitori
Paolo Crepet ha dichiarato di non aver visto (e di non avere intenzione di farlo) la serie Netflix 'Adolescence': perché e il suo attacco ai genitori
Non si fa che parlare di ‘Adolescence‘. La serie Netflix, ambientata in una piccola cittadina inglese, racconta la storia di un 13enne che viene arrestato perché accusato di aver ucciso una sua compagna di classe. Uscita il 13 marzo, continua ad essere la più vista della piattaforma. Tra questo folto pubblico, però, non c’è lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, che ha dichiarato di non averla vista e che non intende farlo. L’esperto ha così spiegato il perché della sua decisione e ha lanciato un attacco contro i genitori di oggi. Ecco cosa ha detto.
- Perché Crepet ha deciso di non guardare ‘Adolescence’
- Crepet: “Il governo dovrebbe vietare i social agli under 16”
- I genitori di oggi sono la “peggior generazione di adulti” (per Crepet)
Perché Crepet ha deciso di non guardare ‘Adolescence’
Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha espresso la sua ferma decisione di non guardare la miniserie britannica ‘Adolescence’. L’opera in quattro puntate, distribuita da Netflix, affronta temi complessi legati all’adolescenza, che vanno dalla violenza giovanile al bullismo, dalla misoginia alla cosiddetta sottocultura ‘Incel‘.
Nonostante gli argomenti trattati, che sono – per così dire – il suo ‘pane quotidiano’, Crepet ha deciso di non guardare la serie, come ha specificato in un’intervista al Corriere della Sera. “Non l’ho vista e non intendo farlo”, ha sentenziato.
Il motivo? “Non intendo ingrassare alcuna piattaforma digitale che, peraltro, in linea generale ritengo responsabili del degrado sociale cui stiamo assistendo“. Secondo lui, il fatto che un 13enne possa compiere un atto così violento, “dovrebbe far inorridire” piuttosto che essere oggetto di intrattenimento. “Siamo di fronte a una società brutale, dove nessuno parla più di futuro“, ha commentato.
Crepet: “Il governo dovrebbe vietare i social agli under 16”
“Dove sono le persone che scendono in piazza dopo i vari femminicidi? – ha proseguito Paolo Crepet – Anche loro sui social. Invece dovrebbero essere ogni giorno in piazza, a manifestare per un motivo preciso, ovvero “perché il governo vieti l’uso dei social fino ai 16 anni d’età“, ha puntualizzato.
Per lo psichiatra, come ha più volte ribadito, i social network sono dei “moltiplicatori di violenza incredibili“, o ancora “macchine infernali che tirano fuori la cattiveria, l’indifferenza nei confronti del prossimo, la volontà di visibilità”.
Lo psichiatra ha così citato il caso dell’Australia, in cui i social media sono stati vietati per legge ai minori di 16 anni, sottolineando che in Italia un provvedimento simile non viene preso “per scelta”. E il motivo è che “l’elettorato è dalla parte di questa roba qui. Vuole annichilire sui social facendo evaporare la propria identità di persona adulta che, in quanto tale, ha anche delle responsabilità”.
I genitori di oggi sono la “peggior generazione di adulti” (per Crepet)
Infine, Crepet non ha risparmiato critiche ai genitori, definendoli la “peggior generazione di adulti, o pseudo tali, della storia“. Per il sociologo, le madri ed i padri di oggi tendono a comportarsi come se fossero ancora adolescenti. E “lo dimostrano le stupidità che pubblicano sulle varie piattaforme social”.
A suo avviso, dunque, la generazione attuale di genitori non è in grado di educare i propri figli alla responsabilità e alla consapevolezza, essendo essi stessi “11enni” nel comportamento e nelle interazioni sociali. “Come può questa gente educare un adolescente alla responsabilità e alla consapevolezza di sé?“, ha concluso Paolo Crepet.