
Crepet reagisce al no di Valditara allo schwa a scuola: lo sfogo
Paolo Crepet reagisce al no del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara a schwa e asterischi a scuola: lo sfogo dello psichiatra e sociologo
Paolo Crepet ha espresso la sua opinione riguardo alla circolare del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che ha vietato l’uso di asterischi (*) e schwa (ə) nelle comunicazioni a scuola. Questi simboli vengono spesso utilizzati per scrivere in modo neutro, evitando la declinazione femminile e maschile delle parole, per includere tutte le identità di genere. Ecco lo sfogo del noto psichiatra e sociologo.
- Crepet sulla circolare di Valditara: "Sono sostenitore dell'idea no gender"
- Perché i genitori di oggi sono "pessimi" (per Crepet)
- Paolo Crepet e la critica alla serie Netflix 'Adolescence'
Crepet sulla circolare di Valditara: “Sono sostenitore dell’idea no gender”
“Io sono un sostenitore dell’idea no gender, perché siamo sempre un po’ di qua e un po’ di là”. Lo ha dichiarato Paolo Crepet in un’intervista a La Stampa in merito alla circolare del 21 marzo promossa dal ministro Valditara nella quale si invitano tutte le scuole italiane a non usare asterischi e schwa nelle comunicazione ufficiali.
Lo psichiatra ha poi sottolineato che “il dibattito che parte dall’identità di genere non mi appassiona” e che “non mi interessa la polemica sulle targhette in bagno; chi arriva entra e chiude la porta”. Le parole di Crepet sono un invito a riflettere su questioni per lui più significative, piuttosto che perdersi in polemiche a suo avviso superficiali: “Pensiamo alle foto di Toscani, ai grandi messaggi che hanno trasmesso e lasciamo stare le piccole, inutili guerre che ci siamo inventati per odiarci”.
Perché i genitori di oggi sono “pessimi” (per Crepet)
Durante l’intervista, Paolo Crepet è tornato a criticare i genitori di oggi definendoli “pessimi, i peggiori della storia“. Secondo lui, molti genitori cercano di essere più giovani dei propri figli, cadendo in una “competizione retrograda” che li porta a imitare i loro comportamenti, “a vestirsi come loro, se non peggio, a stare sui social come fanno gli adolescenti”.
In questo modo, per lo psichiatra, viene meno la loro autorevolezza: “Quale autorevolezza possono avere un padre e una madre che dialogano con i robot per avere qualsiasi informazione?”, si è chiesto.
Crepet ha poi evidenziato come la ricerca di una “comfort zone” abbia anestetizzato non solo i giovani, ma anche gli adulti, creando una società che accetta solo le “comodità”. Ha parlato di un “neocolonialismo culturale” di cui non siamo nemmeno consapevoli, dove i giovani restano sul divano ad aspettare che tutto arrivi senza sforzo.
Secondo il sociologo per cambiare questo paradigma, ormai radicato nella società, c’è bisogno di una “rivoluzione” che “deve partire da noi” e che riguarda tutti, “nonni, genitori e ragazzi”. Questo è “l’unico modo per dire che si può cambiare. L’identità che ci vogliamo costruire è nel futuro, ma per farlo dobbiamo smettere di rincorrere la comodità”, ha affermato.
Paolo Crepet e la critica alla serie Netflix ‘Adolescence’
Infine, lo psichiatra ha ribadito il suo disappunto sulla serie del momento, ‘Adolescence‘. Per Paolo Crepet dovremmo ribellarci di fronte alle nefandezze del mondo, “invece tutti corrono a guardare una serie come ‘Adolescence’, nella quale si dà per scontato che una 13enne possa essere ricattata e morire per questioni sessuali”, ha spiegato, aggiungendo che “già l’idea è un orrore”.
E ha concluso: “È ora di dire basta. In Australia hanno vietato i social fino a 16 anni. Perché non lo facciamo anche noi?».