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Travaglio Fonte foto: ANSA

Perché Travaglio è diventato giornalista: retroscena sulla scuola

Perché Marco Travaglio ha deciso di diventare un giornalista e cosa c'entra la scuola: il retroscena raccontato dal direttore de Il Fatto Quotidiano

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

In un’intervista Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, ha spiegato perché e quando ha deciso di fare il giornalista raccontando un curioso retroscena sulla scuola. Ecco cosa ha detto.

La scuola e la scelta di Travaglio di diventare giornalista

Marco Travaglio è stato ospite di una puntata del Basement, il podcast condotto da Gianluca Gazzoli. Tra le altre cose, il direttore de Il Fatto Quotidiano ha parlato degli esordi della sua carriera e ha raccontato perché ha scelto di diventare giornalista.

“Io sono di Torino – ha iniziato – e in casa mia arrivava il giornale di Torino, i miei compravano La Stampa. In certi periodi c’era anche la Gazzetta del Popolo. Su La Stampa scrivevano grandi firme”. Tra queste Travaglio ha ricordato Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Barbara Spinelli, Ezio Mauro, Paolo Mieli, Gad Lerner. “Insomma – ha constatato -, era un grande giornale. Però era il giornale della Fiat – ha aggiunto -, e io sapevo che cos’era la Fiat perché mio padre ci lavorava come progettista di freni per treni”.

Ha poi riportato l’aneddoto sulla scuola: “Per me fu uno shock quando alle scuole medie la nostra prof di italiano aderì a un programma del ministero dei Beni culturali che era ‘Il giornale in classe’. Grazie a questo progetto, c’era la possibilità di avere gratuitamente in classe tre quotidiani e lei scelse per noi quelli che non conoscevamo – La Stampa ce l’avevamo tutti in casa – e che reputava i tre giornali scritti meglio. Questi erano anche i tre quotidiani di opinione nati tutti negli anni Settanta: Il Manifesto, Il Giornale di Montanelli e La Repubblica di Scalfari”. Indro Montanelli e Eugenio Scalfari sono stati tra i più popolari e influenti giornalisti del Novecento.

È proprio tra i banchi di scuola che Travaglio ha iniziato a nutrire una passione profonda per il giornalismo: “Qui scoprii le grandi firme che combattevano fra di loro, perché Scalfari e Montanelli erano come cane e gatto. E non ti dico Montanelli con quelli del Manifesto. Però cavolo, scrivevano benissimo”.

Qual era la materia preferita di Travaglio quando andava a scuola

Il suo preferito era Indro Montanelli: “Tra i tre giornali mi innamorai de Il Giornale di Montanelli per come scriveva Montanelli stesso, perché era l’unico che capivo. Era spiritoso, rapido, sintetico e immediatamente comprensibile. Quindi aveva tutti i pregi che deve avere un giornalista. Ed era anche colto, faceva molti riferimenti storici e io adoro la Storia, è l’unica materia che ho veramente studiato e amato. E quindi mi sono innamorato di Montanelli. Allora ho detto: io devo fare il giornalista al giornale di Montanelli”. Da lì è iniziata la carriera di Marco Travaglio.

Travaglio spiega come si diventa giornalisti oggi

Durante l’intervista, Gianluca Gazzoli ha chiesto a Marco Travaglio come si fa a diventare giornalisti oggi e qual è il percorso che deve fare un giovane per iniziare a lavorare nei giornali.

Travaglio ha raccontato che la sera prima, dopo il suo spettacolo ad Argenta (Ferrara), “sono venuti a farsi firmare il libro alcuni ragazzi e un paio mi hanno chiesto come si fa a venire a lavorare a Il Fatto Quotidiano. Gli ho chiesto quanti anni avessero, erano dei liceali. Allora gli ho detto: ‘Vabbè finisci il liceo, poi fai l’università, e poi fai un master post universitario in giornalismo di quelli riconosciuti dall’ordine che ti mandano direttamente nei giornali a fare pratica'”.

Il direttore ha osservato che prima era diverso: “Quando io ho cominciato, ho telefonato alla segretaria di Montanelli che mi ha trovato, dopo mesi di insistenze, un appuntamento. Montanelli mi ha invitato a pranzo, gli ho lasciato degli articoli, e dopo qualche mese li ha letti. Mi ha richiamato e mi ha detto: ‘Puoi collaborare’. Ma io ho lavorato al giornale dal 1987 al 1992 senza un contratto. Oggi non si può. Qualcuno magari lo fa, ma noi non lo facciamo”, ha specificato.

E ha aggiunto: “Noi non prendiamo raccomandati, noi prendiamo i ragazzi dalle dai master di giornalismo” che vanno a svolgere uno stage presso la redazione de Il Fatto Quotidiano.

Il consiglio di Travaglio ai giovani aspiranti giornalisti

Marco Travaglio ha spiegato che in passato i giornali avevano molti più posti di lavoro rispetto a oggi. Ma “professionisti che fanno i giornalisti servono sempre“, ha sottolineato.

Da qui il suo consiglio ai giovani che vogliono diventare giornalisti: “Chi ha veramente questa voglia, questa passione, chi sente il fuoco sacro, cominci ad esercitarsi. Non è mica vietato scrivere degli articoli anche se nessuno li pubblica. Articoli di cronaca – ha specificato -, no articoli di commento. I commenti li fai a una certa età. Articoli di cronaca: soggetto, predicato e complemento. chi, dove, quando e perché”, ha concluso il direttore.