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Meloni - Galiano Fonte foto: IPA

Prof Galiano contro Meloni, la polemica sul "compito in bianco"

Prof Galiano ha pubblicato un post contro Giorgia Meloni per la sua decisione di non votare i referendum: la polemica sul "compito in bianco"

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il dibattito sull’importanza della partecipazione civica e del voto si accende con la presa di posizione del prof Enrico Galiano. Sui social, lo scrittore e insegnante ha criticato la decisione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di recarsi al seggio senza ritirare le schede per votare i referendum su lavoro e cittadinanza. La polemica sul “compito in bianco” di Galiano, sebbene sia scaturita da una scelta di natura politica della premier, si sposta sul piano educativo e solleva interrogativi sul messaggio che le istituzioni trasmettono ai giovani.

La polemica di prof Galiano contro Meloni

“Mi scusi, presidente: ha detto che andrà a votare, ma non ritirerà le schede. Ho capito bene?”. Inizia così il post Facebook di Enrico Galiano rivolto a Giorgia Meloni. La premier già nei giorni scorsi aveva annunciato che si sarebbe recata alle urne per i referendum dell’8 e 9 giugno ma senza ritirare le schede per esprimere il suo voto. Ed è andata effettivamente così: il pomeriggio di domenica 8 giugno è andata al seggio e non ha votato, gesto che ha trasformato la sua presenza in astensione.

“Allora mi spiega cosa posso dire io, ai miei studenti, adesso? – ha proseguito prof Galiano -. Con che coraggio entro in classe a parlare dell’importanza del voto? Con che spirito possiamo metterci lì noi colleghi a progettare attività di educazione civica? Con che faccia raccontare le storie di uomini e donne che hanno dato la vita perché oggi potessimo esprimerci?“.

La decisione di non ritirare le schede, pur essendo una scelta individuale e legittima, assume per Galiano il valore di un esempio negativo, specialmente quando proviene dalla massima carica di governo.

“Vorrà dire che al prossimo compito di cittadinanza attiva prenderemo esempio dalla presidente del consiglio. Ritirate il compito, ma lasciatelo in bianco. Voto: dieci“, ha concluso l’insegnante.

L’attacco di Galiano: “Che esempio diamo ai ragazzi?”

Di fronte ai numerosi commenti ricevuti sotto al suo post, Galiano ha deciso di fare un’ulteriore precisazione in merito alla questione.

“Leggo tanti commenti – alcuni condivisibili, altri meno – che dicono: ‘Anche non votare è un diritto’. E avete ragione: lo è. Ma non è questo il punto. Il punto è: che esempio diamo ai ragazzi, se chi ha un ruolo istituzionale sceglie di ‘votare senza votare’?“.

La sua preoccupazione, ha spiegato, è legata alla necessità di trasmettere agli studenti il significato profondo della democrazia, ovvero la partecipazione. “Il mio post non è una lezione di diritto costituzionale – ha chiarito -. Era la domanda di un insegnante che poi deve spiegare a una classe di tredicenni che la democrazia è partecipazione. E lo deve fare mentre fuori – nella realtà che quei ragazzi guardano – si diffonde l’idea che si può anche partecipare a metà”.

Galiano, al contrario, ha spiegato di voler inviare un altro tipo di messaggio alle nuove generazioni: “A me invece piacerebbe dire che non si partecipa solo quando ci conviene. Che la libertà è una conquista, non un’abitudine“.

In un altro commento, il prof scrittore ha aggiunto: “Chi ha ruoli istituzionali dovrebbe – è un preciso ruolo istituzionale eh – educare alla partecipazione“.

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