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Totò Riina Fonte foto: ANSA

Ritrovata la pagella di Totò Riina: "nove" in Educazione civica

Ritrovata la pagella di Totò Riina, boss di Cosa nostra, che concluse la terza elementare in carcere: tra i voti, spicca 'nove' in Educazione civica

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Ritrovata nel carcere di Turi (Bari) la pagella di Totò Riina. Il ‘capo dei capi’ di Cosa nostra ha trascorso alcuni anni nella prigione pugliese all’età di 22 anni, ed è qui ha concluso la terza elementare con profitto. Tra i voti, tutti ottimi, spicca il ‘nove’ in Educazione civica.

La pagella ritrovata e quel ‘nove’ in Educazione civica

‘Sette’ in Lingua italiana, Storia e geografia, e Scienze e igiene. ‘Otto’ in Aritmetica e geometria e Disegno. ‘Nove’ in Educazione morale e civica. Sono questi alcuni dei voti del 22enne Totò Riina, futuro capo di Cosa nostra, sulla pagella di terza elementare conseguita nel carcere di Turi nel 1952, dove stava scontando una pena per omicidio.

Come raccontato da ‘La Repubblica’, la pagella del boss mafioso era già stata pubblicata nel 1993 ne ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’ dal giornalista e attuale sindaco di Turi Giuseppe De Tommaso, ma era pressoché rimasta sconosciuta all’opinione pubblica nazionale. Dopo 31 anni, a riportarla sotto i riflettori è stato Stefano De Carolis, anche lui giornalista, specializzato nella tutela e salvaguardia del patrimonio culturale nazionale presso il ministero della Cultura.

De Carolis stava preparando i materiali per l’incontro pubblico dal titolo “Mafia Nostra. Le mafie in terra di Bari”, che si è tenuto il 18 luglio scorso, quando si è imbattuto in ‘Totò Riina. La sua storia’, un saggio scritto da Pino Buongiorno, pubblicato nel 1993. Il volume parlava di questa pagella, ma senza riportarne la foto. Così De Carolis ha preso contatti con il carcere di Turi e ha recuperato il documento, che ha presentato al pubblico in occasione dell’incontro.

Totò Riina imparò a leggere e scrive in carcere

A differenza di quanto detto dallo stesso Totò Riina durate un processo, il boss non aveva la quinta elementare. ‘U curtu’, così chiamato per la sua bassa statura, non ha concluso la quarta, perché nel giugno del 1954 da Turi è stato trasferito in un altro carcere, quello di Termini Imerese (Palermo). Ma fu proprio nella prigione pugliese, la stessa che ospitò figure di spessore come Antonio Gramsci e Sandro Pertini, che Riina, entrato analfabeta, imparò a leggere, scrivere e a fare i conti.

Come sottolineato dallo stesso De Carolis, si intuisce, anche dal giudizio riportato, che il maestro aveva un “tono reverenziale e intimorito” nei confronti di Riina e degli altri studenti, anche loro appartenenti alla malavita. Infatti, nella valutazione complessiva della classe, il docente scriveva: “La classe si dimostra volenterosa. È gente diversa, eterogenea. Volti pensosi ed occhi indagatori mi fissano. Ho stabilito con essi quella concordia basata sul reciproco rispetto e penso d’essere stato compreso pienamente”.

“La pagella scolastica di Riina è un documento storico che merita di essere divulgato e trasmesso alle nuove generazioni – ha affermato De Carolis -. Una testimonianza che conferma come il carcere di Turi, oltre ad aver ospitato le nobili figure di Gramsci e Pertini, abbia aperto le porte delle sue celle ad una galleria inquietante di ‘criminali eccellenti’, tra cui, solo per fare un altro esempio eclatante, lo stesso Fra’ Ciavolino“. Figure che, secondo Stefano De Carolis “andrebbero studiate con pari dovizia di dettagli, non foss’altro perché, sociologicamente parlando, ci consentono di conoscere l’altra faccia della medaglia della nostra società”.