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Scuole Fonte foto: iStock

Scuole aperte d'estate: l'allarme lanciato dal Codacons

Il Codacons lancia l'allarme sui costi dei centri estivi e chiede interventi al governo: "non basta il piano per tenere aperte le scuole d’estate"

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il Codacons ha lanciato l’allarme sulla “condizione delle famiglie, e in particolare quelle con figli, strette tra l’impossibilità di andare in vacanza e il costo ingiustificatamente alto dei centri estivi nelle città italiane”. Per l’associazione “non basta infatti quanto previsto dal ministro Valditara, ossia il piano per tenere aperte (su base volontaria) le scuole d’estate“. Ecco cosa ha chiesto al governo.

L’allarme del Codacons

“Se almeno 6 milioni di lavoratori in Italia non possono permettersi una vacanza (dati della Confederazione europea dei sindacati), questi stessi cittadini si stanno in questi giorni ritrovando in trappola: anche nella canicola delle città italiane colpiscono infatti i rincari, rendendo di fatto insostenibili i costi di centri estivi, ludoteche e strutture per l’infanzia“. A lanciare l’allarme sul costo dei centri estivi per bambini e ragazzi è il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori).

“Non basta infatti quanto previsto dal ministro Valditara – si legge ancora nella nota dell’associazione -, ossia il piano per tenere aperte (su base volontaria) le scuole d’estate: in assenza infatti di nonni o di baby-sitter, e alla luce del lungo periodo di chiusura delle scuole, sulle spalle delle famiglie si sta comunque riversando un peso non indifferente”.

Da qui la richiesta del presidente Carlo Rienzi: “Chiediamo al governo di intervenire estendendo le agevolazioni per la frequenza di centri estivi e realtà dedicate all’infanzia, in modo da garantire un supporto ai cittadini che hanno figli e non godono di adeguati supporti. Se una parte sempre più ampia degli italiani non fa le vacanze bisogna almeno rendergli più facile la vita, visto che di sicuro chi non va in vacanza non può permettersi una baby-sitter”, ha concluso il presidente del Codacons.

Costi dei centri estivi in aumento

Ma quanto costano, in media, i centri estivi in Italia? Secondo l’indagine pubblicata a giugno e realizzata da Adoc e Eures, che ha analizzato i costi dei centri estivi in 5 grandi città italiane (Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari), rispetto al 2023 la spesa media per le famiglie ha registrato un aumento medio del +10%.

Il costo medio settimanale per una famiglia che decide di mandare il proprio figlio al centro estivo per una settimana ad orario pieno è pari a 154,30 euro, 85 euro per l’orario ridotto. “Immaginando 8 settimane di iscrizione al centro estivo – si legge sullo studio di Adoc e Eures -, una famiglia spenderebbe circa 1.234 euro, che salgono a 2.382 euro per 2 figli, pari a una volta e mezzo una retribuzione media, considerando che lo sconto medio per i fratelli, qualora applicato, raramente superi il 10%”.

A livello geografico le differenze di costo sono molto significative: i centri estivi sonno più cari nel Nord Italia, con un costo medio per una settimana di 175 euro a tempo pieno, contro i 148 euro del Centro ed i 118 euro del Sud. Considerando il tempo ridotto, i costi settimanali scendono, in media, a 102 euro al Nord, 98 euro al Centro e a 58 euro al Sud.

Milano è la città più cara, con un costo medio a settimana di 218 euro (176 euro per l’orario ridotto), registrando un valore pari a circa il doppio di Bari (100 euro a settimana per orario pieno e 49 per orario ridotto) e di Napoli (123 euro per il tempo pieno e 60 per quello ridotto).

“La chiusura delle scuole in estate pesa sui genitori”

“Troppo elevati, ingiustificati e spesso inaccessibili per la maggior parte dei genitori i costi dei centri estivi”, ha affermato Anna Rea, presidente di Adoc. “Tutto ciò è aggravato dal lungo periodo di chiusura delle scuole – ha proseguito -. Un problema che si ripropone ogni anno e che pesa esclusivamente sui genitori, in particolare su quelli che lavorano entrambi, sono senza il supporto della famiglia di origine o dove il carico è sostenuto solo dalle madri”.

“Oltre al senso di abbandono avvertito dai genitori – ha aggiunto Rea -, a rischio sono l’apprendimento e le competenze acquisite durante l’anno dai bambini e dai ragazzi e l’amplificarsi delle disuguaglianze sociali. Non tutti, infatti, possono permettersi attività, centri estivi o vacanze studio e i più fragili restano parcheggiati sul divano davanti a tablet o cellulari”.

La presidente di Adoc ha poi attaccato il governo: “Nonostante le parole e le promesse elettorali – ha detto – il governo Meloni ha fallito, continuando a ignorare le reali necessità delle famiglie e lasciando che il peso economico e sociale dei crescenti costi dei centri estivi e della lunga chiusura delle scuole ricada interamente sui genitori, senza offrire soluzioni concrete e strutturali che, come associazione, chiediamo da tempo. Serve un cambio strutturale da parte delle istituzioni – ancora Rea – per sostenere le famiglie e garantire un servizio educativo e ricreativo accessibile a tutti”.