Sneaker costose rubate a scuola, l'attacco di Crepet: "Ipocrisia"
Lo psichiatra Paolo Crepet commenta la vicenda del ragazzo a cui sono state rubate un paio di sneaker costose a scuola e attacca: "Ipocrisia"
Uno studente di 14 anni è andato a scuola con le sue nuove sneaker. Le scarpe, però, gli sono state rubate nella palestra dell’istituto. Quando i genitori hanno contattato il personale scolastico per avere notizie su quanto successo, si sono sentiti dire che è stata una “leggerezza” permettere al proprio figlio di andare in classe con delle calzature così costose. Il fatto, accaduto a Valdobbiadene (Treviso), è stato commentato dallo psichiatra Paolo Crepet, che ha attaccato la scuola parlando di “ipocrisia“. Ecco cosa ha detto.
- Gli rubano le scarpe a scuola: il caso
- Sneaker rubate a scuola: l'attacco di Crepet
- Salvo Sottile contro la scuola: "Colpevolizza la vittima"
Gli rubano le scarpe a scuola: il caso
È andato a scuola con le sue nuove sneaker, acquistate con fatica mettendo da parte i soldi delle paghette. Aveva lasciato le scarpe negli spogliatoi della palestra ma, una volta tornato a riprenderle, non c’erano più. È successo in un istituto scolastico di Valdobbiadene, come raccontato dal Corriere del Veneto.
Lo studente, 14enne, ha così fatto rientro a casa scalzo e ha raccontato tutto alla famiglia, che ha deciso di contattare la scuola per chiedere spiegazioni. Il personale scolastico ha risposto ai genitori che è stata una “leggerezza” mandare il proprio figlio in classe con delle sneaker così costose.
Nel frattempo il ragazzo si è chiuso in se stesso, e non parla quasi più con nessuno. Il furto, così come riportato dal quotidiano che ha ricostruito la vicenda, sembra essere opera di un gruppo di bulli, anche se al momento non ci sono certezze e non è stata sporta denuncia. Il caso però è finito sui social, e sta creando un grande dibattito.
Sneaker rubate a scuola: l’attacco di Crepet
Anche lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha commentato la notizia in un’intervista rilasciata al Corriere del Veneto. Alla domanda se sia sbagliato o meno andare a scuola con delle scarpe costose, l’esperto ha risposto: “Costose poi chi lo decide? Il preside? Mi pare un po’ un’ipocrisia“, anche perché “a scuola uno ci va come vuole. Non può andare con le scarpe bucate per far finta di essere povero se non lo è”.
A suo avviso, l’istituto scolastico dovrebbe intervenire: “Credo che la scuola debba fare la sua funzione. Se vengono rubate delle scarpe vanno ridate le scarpe, altrimenti il principio è diseducativo”.
Crepet ha continuato: “Non credo sia giusto regalare ad un bambino cose da miliardari. Ma se un bambino va con la bicicletta nuova dentro la scuola e gli viene rubata bisogna trovare il colpevole, come prima cosa, e poi accettare di consolare il bambino finché non viene ritrovato il suo oggetto”.
Sul fatto che il caso è finito sui social network e non in questura, lo psichiatra ha concluso: “Penso che i social abbiano rotto le scatole in un modo incredibile. Sono al posto di tutto. Se ci sono dei reati si va in procura, non su Facebook”.
Salvo Sottile contro la scuola: “Colpevolizza la vittima”
Anche il giornalista Salvo Sottile ha detto la sua sull’accaduto, attaccando l’istituto scolastico. “Da quando è la scuola a decidere cosa deve indossare un ragazzo, se un paio di scarpe costose oppure no?”, ha detto in un video pubblicato sul suo canale YouTube.
“La scuola – ha proseguito – dovrebbe essere un luogo democratico dove ogni studente si sente non solo libero di vestirsi come gli pare, ma dovrebbe essere soprattutto un luogo protetto, dove i bulli non dovrebbero avere cittadinanza. E dove le vittime di bullismo dovrebbero essere tutelate dai professori, innanzitutto. E invece siamo un mondo alla rovescia”.
Sottile ha definito la risposta del personale scolastico alla richiesta della famiglia del ragazzo “una cosa pazzesca che fa venire i brividi e grida vergogna. È come dire: colpa vostra che gli avete fatto mettere delle scarpe così costose. Ma da quando un ragazzo deve andare a scuola vestito come un barbone per evitare dei furti?”.
E ancora: “Davvero la scuola vuole far passare questo messaggio invece di condannare i bulli? Invece di mettere all’angolo loro, si preferisce colpevolizzare e umiliare due volte un ragazzo che dovrebbe essere prima protetto e poi elogiato, perché quelle scarpe se le è comprate da solo mettendo da parte i soldi”.
La scuola “è un’occasione di crescita e di aggregazione, non un luogo dove vige la legge del più forte”, ha concluso Salvo Sottile.