Dama con l’ermellino, analisi dell’opera di Leonardo Da Vinci
È una delle opere più enigmatiche dell’artista fiorentino, ancora oggetto di varie e differenti interpretazioni
La Dama con l’ermellino è una tavola ad olio dipinta da Leonardo Da Vinci, appartenente alla fase del suo primo soggiorno milanese, tra il 1482 e il 1499, quando presta opera, inviato da Lorenzo il Magnifico, presso la corte sforzesca, al servizio di Ludovico il Moro, nella florida stagione culturale e politica della città meneghina a cavallo tra il XV e il XVI secolo. L’opera rappresenta uno dei lavori più enigmatici di Leonardo, che ha fatto discutere per molto tempi i critici e gli storici prima sulla sua reale paternità e successivamente sul suo reale significato.
Attribuita inizialmente a diversi pittori leonardeschi, perché considerata troppo differente nei tratti distintivi dall’arte del genio fiorentino, la Dama viene assegnata definitivamente a Leonardo solamente nel 1889 dallo storico dell’arte tedesco Paul Muller Walde.
Acquistata intorno al 1800 dal principe polacco Adam Jerzy Czartoryski, nonostante la sua notorietà, è stata raramente esposta al pubblico, in quanto facente parte della prestigiosa collezione di famiglia. Ha fatto discutere la sua acquisizione nel 2016 da parte dello Stato Polacco per una cifra che si aggira attorno ai 100 milioni di euro, pur essendo valutata circa 2 miliardi di euro.
Identità della Dama
L’identità della giovane donna rappresentata nel dipinto, svelata da una strofa del poeta di corte Bernardino Bellincioni, è pressoché unanimemente ricondotta alla nobildonna lombarda Cecilia Gallerani, all’epoca amante del duca di Milano Ludovico Sforza, detto Il Moro.
“Di che ti adiri? A chi invidia hai Natura/ Al Vinci che ha ritratto una tua stella:/ Cecilia! sì bellissima oggi è quella/Che a’ suoi begli occhi el sol par ombra oscura”.
Significato dell’ermellino
La scelta dell’ermellino da parte di Leonardo non è casuale, il significato della parola, tradotta in greco come “galé”, rimanda esattamente al cognome della modella, e la simbologia dell’animale rimanda alla purezza e all’incorruttibilità, alla regalità, ma anche alla curiosità e alla moderatezza. Oltretutto, è il simbolo araldico sforzesco dal 1486, e cioè l’anno in cui Ludovico il Moro si è unito all’Ordine dell’Ermellino. Secondo un’ulteriore interpretazione, l’ermellino rappresenterebbe proprio il Duca di Milano, in un richiamo sottile al suo rapporto con Cecilia Gallerani. Nonostante la precisione e la fedeltà al dato naturale di Leonardo, analizzando la morfologia dell’animale, sembrerebbe più vicino ad un furetto anziché a un ermellino, peraltro molto difficile da ammaestrare.
“Tutto ermellino è ben, se un nome ha nero”. (Bellincioni)
Analisi e stile dell’opera
La Dama con l’ermellino rappresenta un superamento di Leonardo dello schema del ritratto quattrocentesco. La direzione del soggetto, infatti, viene spostata su due linee diverse, con il busto rivolto sia verso sinistra che verso destra, creando un taglio particolarmente innovativo per l’epoca della sua realizzazione.
Avvolta in uno sfondo nero, la giovane è dipinta con il viso orientato in delicata contrapposizione con il busto, il suo sguardo sembra catturato da un elemento al di fuori del quadro. Tra le sue braccia è ritratto un ermellino che per posa e sembianze sembra identificarsi nella dama. La fanciulla è vestita in modo non eccessivamente sfarzoso, ma comunque secondo la moda legata alla nobiltà dell’epoca.
La decisione di utilizzare l’olio in luogo della classica tempera è legata alla scelta del chiaroscuro per raggiungere la verosimiglianza con il dato reale, oggetto dell’indagine leonardesca sulla traduzione fedele in pittura della natura, come è possibile notare dall’attenzione ai dettagli anatomici e fisionomici della Dama e dell’ermellino.
Originariamente, sopra la spalla sinistra della giovane, Leonardo aveva inserito una finestra, poi cancellata, dunque lo sfondo nero è stato realizzato dopo un restauro dell’opera.