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Pablo Picasso, storia e opere del pittore cubista

Una vita lunga, intensa e prolifica per una delle icone più geniali del Novecento, un artista che ha saputo sovvertire le regole dell’arte

Silvia Pino

Silvia Pino

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Ho iniziato con le lingue straniere, ho continuato con la traduzione e poi con l’editoria. Sono stata catturata dalla critica del testo perché stregata dalle parole, dalla comunicazione per pura casualità. Leggo, indago e amo i giochi di parole. Poiché non era abbastanza ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata.

Lo si considera il padre del cubismo, ma Pablo Picasso, una delle personalità più incredibili e poliedriche del XX secolo, fu questo e anche molto di più. Fu pittore, disegnatore, illustratore, scultore, litografo, ma anche ceramista e poi poeta e drammaturgo.

La sua ascesa artistica è passata attraverso particolari vicende personali e soprattutto storiche e ciascuna di esse ha influito sul suo stile. La sua vita è ricca di legami e amicizie che ripercorreremo brevemente per dare un quadro generale della sua personalità, dopodiché cercheremo di riassumere la sua straordinaria produzione artistica attraverso le sue opere più importanti.

Dalla Spagna alla Francia

Nato Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y Picasso, semplicemente Pablo Picasso fu uno degli artisti più importanti del Novecento.

Nacque a Malaga, nel sud della Spagna, nel 1881 e morì cinquant’anni fa, l’8 aprile del 1973.

Don José Ruiz Blasco, suo padre, era un pittore – seppur mediocre – e insegnante di disegno alla Scuola di Belle Arti di La Coruňa, mentre dalla madre, doña Maria Picasso y Lopez, prenderà il cognome con cui inizierà a firmare dal 1901.

Pablo inizia molto presto a dedicarsi al disegno e, una volta trasferitosi a Barcellona con la famiglia, penetra con interesse nella vivace vita culturale della città, in cui spopolano le correnti d’avanguardia. Nel 1900 presenta la sua prima mostra a El Quatre Gats di Barcellona e compie in questi anni alcuni viaggi.

Il primo incontro con la città di Parigi avviene nel 1900. Basta poco per innamorarsene, tanto che nel 1904 andrà a vivere stabilmente nella Ville Lumière.

Il periodo blu

Il cosiddetto periodo blu della produzione artistica di Pablo Picasso va dal 1901 al 1904. Corrisponde a un momento di sofferenza per il pittore, caratterizzato dall’assenza di stabilità, dalle insicurezze che lo pervadono per non vedersi ancora riconosciuto come artista e, soprattutto, per il grande dolore causato dal suicidio del caro amico d’infanzia Carlos Casagema.

In questa fase è proprio il blu in tutte le sue tonalità e sfumature a caratterizzare le opere del pittore, tutte praticamente monocromatiche. Il blu ha un significato ben preciso: è il colore della malinconia, della tristezza di fondo della condizione umana. Ecco perché i soggetti principalmente rappresentati da Picasso in questa fase sono i poveri e gli emarginati, ciechi, mendicanti, girovaghi, uomini tristi e soli. Figure cariche di una forza espressiva amplificata dalle tonalità di colore meste e fredde. Si tratta di una condizione fisica e mentale, un’indagine psicologica che penetra nei soggetti facendo emergere il loro dolore e la loro solitudine.

Periodo blu: La Vita

L’opera che più rappresenta il periodo blu è “La Vita” (La Vie è il titolo originale), oggi conservato al Cleveland Museum of Art. Il quadro risale al 1903 e risente di una forte influenza simbolista. Nella scena rappresentata si possono distinguere due sezioni. Sulla sinistra sono rappresentati un uomo e una donna, abbracciati e seminudi; l’uomo ha le sembianze dell’amico d’infanzia defunto, Carlos Casagemas. Sulla destra invece appare, contrapposta alla prima immagine, quella di una donna con in braccio un bambino avvolto nel suo mantello.

L’ambientazione potrebbe essere l’atelier dello stesso Picasso, e a suggerirlo sono due quadri che appaiono sullo sfondo, come per un gioco meta-artistico di “art dans la vie”. In effetti l’opera sembrerebbe raccontare la triste storia dell’amico perduto, legato a una donna e poi da essa rifiutato, un dolore talmente atroce da averlo spinto al suicidio. Un quadro intensamente pessimista, privo della gioia che l’amore o la maternità dovrebbero portare all’esistenza.

I due quadri sullo sfondo, che rappresentano una donna triste accovacciata e una coppia di amanti stretti in un abbraccio consolatorio, sono gli albori della tecnica del collage che Picasso amplierà successivamente.

Il periodo rosa

Il biennio 1905-1906 all’interno della parabola artistica di Picasso è chiamato periodo rosa. Colori e soggetti si modificano rispetto al precedente periodo blu, influenzato probabilmente da una rinascita emotiva e sentimentale. A popolare le opere del periodo rosa sono arlecchini, artisti del circo, saltimbanchi e clown, tutti dipinti attingendo a sfumature più chiare e vivide.

Verso la fine del 1904 Picasso si trasferisce definitivamente a Parigi, nel quartiere di Montmartre nel Bateau-Lavoir. Qui apre il suo atelier al civico numero 13 di rue Ravignan e inizia a vivere e ad assorbire la vita bohémien degli artisti parigini, al di fuori delle convenzioni sociali. Una vita vivace e piena che lo aiuta a superare gli anni di crisi. In questo periodo Picasso si lega a Fernande Olivier e i due, tra alti e bassi, restano insieme per otto anni.

Nonostante i colori del periodo rosa siano più vivaci, i soggetti delle opere non sono donne e uomini gioiosi e soddisfatti delle loro vite. Picasso infatti, rappresenta attraverso gli artisti circensi la condizione di tutti gli artisti, combattuti tra l’ispirazione artistica, la difficoltà di essere accettati dalla società e la povertà. Ecco perché gli arlecchini e in genere quasi tutti i soggetti rappresentati in questo periodo potrebbero non essere altro che autoritratti.

Periodo rosa: La famiglia di saltimbanchi

L’opera del 1905 è conservata a Washington, alla National Gallery of Art.

Un clown, un arlecchino, una piccola ballerina e due acrobati, una famiglia di saltimbanchi occupano una scena indefinita ma desertica. Ciascun personaggio, seppur in gruppo, appare solo e isolato, e i loro sguardi non si incrociano reciprocamente né incontrano quello dell’osservatore.

Per alcuni studiosi la ragazza ritratta in basso a destra è la sua donna, Fernande Olivier.

Il cubismo

Una svolta arriva tra il 1906 e il 1907, quando Picasso realizza “Les Demoiselles D’Avignon“, opera che verrà considerata in seguito un manifesto del Cubismo. In realtà quest’opera viene più correttamente inserita nel periodo africano dell’artista, momento in cui, influenzato da Matisse, capofila del movimento d’avanguardia “Fauve”, si avvicina all’arte africana e orientale e ne studia i colori e le forme. “Les Demoiselles D’Avignon” non saranno altro che lo studio e la base per la svolta cubista, perché si nota come l’artista inizia a porsi il problema dello spazio, abolendo profondità e prospettiva.

Sul problema della quarta dimensione Picasso inizia a interrogarsi intorno al 1907, insieme a Braque. Il cubismo nasce come soluzione alla sfida di voler rappresentare sulla tela tutte le facce di un oggetto. Ed ecco che tutte le facce vanno a formare una figura appiattita, deforme: una vera rivoluzione, un sovvertimento totale di ogni regola dell’arte.

Il cubismo di Picasso si divide in due fasi:

  • cubismo analitico
  • cubismo sintetico.

La fase del cubismo analitico

Il cubismo analitico rappresenta una fase iniziale che va dal 1907 al 1912. In questo periodo i Cubisti lavorano scomponendo i soggetti in più parti o punti di vista, successivamente ricompongono i soggetti anche sovrapponendo le loro parti, permettendo all’osservatore di vederli da ogni punto di vista contemporaneamente.

Ovviamente questo approccio rivoluzionario cela una ricerca intellettuale profonda: le avanguardie mettono in discussione la visione tradizionale del mondo e si pongono nuovi interrogativi basati sulla relatività con cui ognuno percepisce la realtà. E’ proprio da questa nuova prospettiva che i cubisti hanno dipinto il mondo. Si chiama Cubismo analitico perché nasce dall’analisi e dalla ricerca sulla realtà.

«I sensi deformano, la mente forma […]. La verità è al di là di ogni realismo»

Braque

La fase del cubismo sintetico

Questa fase va dal 1912 al 1914. Il principio di frammentarietà del soggetto persiste, ma in questa fase gli elementi risultano assemblati sulla tela in maniera più piatta, facendo venir meno la ricerca della tridimensionalità che aveva caratterizzato la prima fase del Cubismo. In questo periodo gli artisti introducono nei dipinti elementi altri, come nuove texture, materiali cartacei e fogli di giornale, dando vita a un processo di estremizzazione del concettualismo di avanguardia.

I quadri appartenenti a questa nuova fase sono dei veri quadri-oggetto: Picasso e Braque utilizzano tecniche come quella dei papiers collés e dei collage andando a creare dei veri e propri pezzi di realtà.

Il periodo classico

Gli anni della prima guerra mondiale costituiscono per Pablo Picasso un momento di transizione, ma comunque di cambiamento. Probabilmente complice un viaggio in Italia nel 1917, fino al 1918 si assiste nelle sue opere a un ritorno alla tradizione classica, a una pittura più tradizionale. In questo periodo lavora per il teatro come costumista e scenografo.

L’incontro con l’espressionismo e l’Età dei mostri

Molti conoscono la fase di avvicinamento all’espressionismo, che avviene intorno al 1925, come l’Età dei mostri. In questa nuova fase artistica Picasso comprende che la frammentazione formale della realtà può e deve essere un mezzo di espressione interiore molto potente. Fino a quel momento la sua arte aveva potuto esprimere il suo modo di percepire la realtà, ma la chiave di svolta portata dall’incontro con il movimento espressionista introduce un’indagine più profonda, che scava nella dimensione psicologica e onirica.

Questa fase copre gli anni che vanno dal 1925 al 1937 e il capolavoro manifesto di questo periodo è senz’altro Guernica.

Dal 1937 fino alla sua morte l’attività artistica di Picasso è intensa ed eterogenea. Si dedica alla ceramica e lavora ai cosiddetti D’après, una serie di opere in cui cita i capolavori del passato, da Las meninas di Velazquez a Colazione sull’erba di Manet.

Pablo Picasso muore a Parigi il 25 ottobre 1973, a 91 anni.

Guernica e la denuncia della guerra

Il bombardamento della città basca Guernica, avvenuto nel 1937 in piena Guerra civile spagnola, fu una ferita profonda per l’opinione pubblica non solo in Spagna.

L’opera, di dimensioni estese, copre un’intera parete e un’intera stanza del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid.

Guardando l’opera colpisce la violenza e il dolore della scena rappresentata: un soldato morto con in mano una spada spezzata e un fiore, una luce artificiale che illumina il buio, una madre che stringe il neonato nel mezzo di quell’orrore e un toro, simbolo del sacrificio nell’arena, una donna alza le mani al cielo per chiedere aiuto, solo una colomba infonde una speranza di pace, seppur ferita. Pablo Picasso non rappresenta soltanto l’orrore della guerra, ma ne denuncia l’insensatezza, critica la perdita di umanità nel periodo storico in cui si trova a vivere.