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Statua della Libertà, storia e significato del celebre monumento

È l’icona di New York e del sogno americano e il simbolo degli Stati Uniti, attira ogni giorni migliaia di visitatori da tutto il mondo, simbolo di giustizia e libertà universale

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

La Statua della Libertà è uno dei monumenti più conosciuti al mondo, icona non solo di New York, ma degli interi Stati Uniti e del sogno americano. Nata come dono della Francia per celebrare il centenario dell’Indipendenza Americana e per esprimere la fraternità e l’unità di intenti tra le due nazioni, è diventata nel corso del tempo simbolo universale di libertà e giustizia, meta accogliente di chi giungeva sulle coste del Nuovo Continente in cerca di fortuna o di una vita migliore. A dispetto della sua notorietà, la Statua della Libertà ha però una storia lunga e affascinante, ideata e scritta da diverse mani, senza conoscere la quale è impossibile apprezzarne a pieno tanto l’aspetto, quanto il significato.

Storia del monumento: l’idea

Edouard René Lefebvre de Laboulaye è un intellettuale francese, professore di diritto e politico progressista dai modi eccentrici: gira per Parigi vestito come Benjamin Franklin, con giacche redingote al ginocchio, dita sporche di inchiostro e capelli che sfiorano le spalle. E’ anche un fervido sostenitore delle ragioni del popolo americano durante la Guerra di Secessione (12 aprile 1861 – 23 giugno 1865), che ha visto la Francia di Luigi XVI sostenere gli sforzi di liberarsi dal giogo inglese con aiuti sia finanziari che militari. Nell’estate del 1865, nella sua tenuta di Versailles, in occasione di una cena tra amici, tiene un discorso in cui illustra l’idea di realizzare un grande monumento da donare ai fratelli d’oltreoceano per sancire l’amicizia e celebrare il centenario delle rispettive rivoluzioni, rivelando al mondo il ruolo di paladine di giustizia e libertà delle due Nazioni.

“Se un monumento deve sorgere negli Stati Uniti come un ricordo della loro indipendenza, devo credere che sia naturale realizzarlo con sforzi comuni, un lavoro comune delle nostre due nazioni: Francia e America”.

Parole che iniziano a frullare e che prenderanno presto forma nella testa di uno degli invitati, lo scultore Frederic Auguste Bartholdì, che da tempo attendeva l’occasione per realizzare un monumento colossale.

Il progetto: da Suez a New York

Il progetto che darà forma alla Statua della Libertà ha radici lontane, che affondano addirittura nella storia dell’Antico Egitto. E’ infatti il 1854 quando un giovanissimo Bartholdì risale per la prima volta il Nilo, restando folgorato dalle grandi opere realizzate al tempo dei faraoni e iniziando a maturare l’ossessione per i monumenti colossali. Quando, alcuni anni più tardi, ha l’occasione di visitare una grande manifestazione industriale a Parigi, nella quale vengono esposti plastici in miniatura in cui vengono ricreate le meraviglie dei rispettivi paesi, rimane impressionato dal padiglione dedicato all’Egitto. Vi è ospitato il plastico del canale che i francesi stanno per completare tra Mediterraneo e Mar Rosso, destinato a diventare la cerniera del mondo, una geniale scorciatoia tra ovest ed est: Bertholdì immagina una scultura gigantesca, che possa glorificare l’impresa e costituire un faro che illumini il golfo di Suez per le navi provenienti da Oriente. Due anni dopo è nuovamente a Il Cairo per presentare al viceré il progetto Egitto che illumina l’Asia, raffigurante una donna in abiti tradizionali, con un velo a coprirle i capelli e una corona da cui scaturiscono i raggi che illuminano il canale. La proposta però non riscuote l’interesse sperato e Bertholdì torna in Europa, deciso comunque a realizzare il suo sogno, che si materializza una sera d’estate a Versailles con la scintilla scoccata dal discorso di De Laboulaye: una statua, posta all’imboccatura del porto di New York, con lo sguardo rivolto al mare, come l’antico Colosso di Rodi. Il progetto ha ormai preso il via: lo scultore vuole realizzare un monumento cavo che abbia all’interno una struttura reticolare in acciaio e che affida alle sapienti mani di Gustave Eiffel, mentre lui si occuperà di modellare l’esterno utilizzando fogli di rame modellati a sbalzo e fissati fra loro attraverso rivetti.

“Marketing” per reperire fondi

In realtà la fase operativa ha luce solamente nel 1875: problema principale, reperire i fondi necessari ad avviare la prima fase dei lavori. Per abbattere i costi, il rame viene estratto da miniere controllate da compagnie francesi in Michigan e in Norvegia e il cantiere viene allestito all’interno della fonderia Gaget&Gauthier. Finalmente l’idea inizia a prendere forma, ma il reperimento di nuove risorse per terminare l’opera resta questione urgente: Bertholdì pensa a una sorta di operazione di marketing per attirare l’attenzione dei finanziatori e l’occasione da cogliere al volo si presenta con l’allestimento dell’Esposizione Universale di Parigi. La Statua della Libertà mostra il suo volto per la prima volta all’interno dei giardini di Palais du Trocadero, dove viene installata la testa, con il diadema e la corona a sette punte, insieme a parte del busto e della spalla destra. Contemporaneamente, approfittando della Centennial Exhibition, Bertholdì spedisce a Philadelphia l’avambraccio destro con la mano che stringe una fiaccola. La mossa funziona e l’annuncio ufficiale viene pubblicato su tutti i giornali francesi: “Gli Stati Uniti presto celebreranno il centenario della propria indipendenza. Il grande evento, che avrà luogo il 4 luglio 1876, ci darà modo di festeggiare con i nostri amici nordamericani la nostra antica e sincera amicizia, che unisce da tanto tempo le nostre Nazioni […] In mezzo al porto di New York, in un’isola che appartiene all’Unione degli Stati, di fronte a Long Island, dove fu versato il primo sangue per l’indipendenza, sorgerà una statua colossale […] che rappresenterà la libertà che illumina il mondo […] Il monumento sarà costruito da entrambe le nazioni […] Noi gentilmente offriremo la statua ai nostri amici nordamericani, che, da parte loro, faranno fronte alle spese di costruzione del piedistallo”.

Il lungo viaggio di Lady Liberty

Dopo l’Expò, i lavori riprendono nuovo vigore: lo scultore e gli operai spingono il cantiere a pieno regime e così nel 1884, quasi dieci anni dopo aver posato il primo pannello in rame, l’opera viene finalmente completata e assemblata in tutte le sue parti. L’inaugurazione di Lady Liberty si tiene in occasione del 4 luglio a Parigi, con una solenne cerimonia che vede Bertholdì consegnare simbolicamente la statua ai rappresentanti del governo americano. Non c’è con lui l’amico de Laboulaye, scomparso pochi mesi prima, senza avere la soddisfazione di assistere alla realizzazione del suo sogno. Il dono della Francia agli Stati Uniti è finalmente pronto ad affrontare il lungo viaggio per approdare nel Paese di cui diventerà l’icona: ad occuparsi del trasporto è la marina militare francese, che stipa in più viaggi sul piroscafo Isere le quasi 300 casse contenenti la statua smontata e la struttura in acciaio. La Statua della Libertà entra nel porto di New York il 17 giugno 1885, attraccando al molo di Manhattan.

Il giallo del piedistallo e l’inaugurazione

Prima che la statua venga assemblata e inaugurata passeranno però quattro mesi: il suo piedistallo non è ancora pronto. Il problema? La mancanza di fondi. Diverse città americane si fanno avanti per ospitare il monumento e New York corre il serio rischio di vederselo sfuggire, non fosse per l’intervento dell’editore di origine ungherese Joseph Pulitzer, che tramite il suo giornale New York World lancia una campagna per risvegliare l’orgoglio dei cittadini newyorkesi, arrivando in breve a racimolare i 100mila dollari necessari alla realizzazione del piedistallo, che viene affidata al famoso architetto Richard Morris Hunt. Il 28 ottobre 1886 il presidente Cleveland inaugura la Statua della Libertà, il cui vero nome è “Liberty Enlightening the World”, “La libertà che illumina il mondo”, tra fuochi pirotecnici e colpi di cannone.

Il sonetto di Emma Lazarus

Ai piedi della statua, nel 1903, viene affissa sul piedistallo una lastra realizzata in bronzo con su inciso il sonetto The New Colossus della poetessa americana Emma Lazarus. E’ il 1883 quando la giovane in occasione di un’asta indetta per la raccolta fondi viene a conoscenza del fatto che sta per essere eretta una grande statua, un vero colosso, prodigio dell’arte e della tecnica del XIX secolo, monumento alla storia recente di una nazione che ha combattuto per l’indipendenza e l’abolizione della schiavitù e che fa del progresso la sua bandiera. Poiché la statua sarà il primo volto che i migranti troveranno ad accoglierli sulle sponde di un nuovo mondo, si pensa sarebbe giusto dedicare loro un messaggio di speranza. Nasce così il sonetto della Lazarus con i suoi profetici versi.

“Tenetevi, o antiche terre, la vostra vana pompa!” ella dirà con labbra mute. “Date a me le vostre stanche, povere, rannicchiate masse desiderose di respirare libere, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste, e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata!”

Aspetto e caratteristiche

Liberty Island è l’isola che ospita da sempre il monumento, ma fino al 1956 era nota come Bedloe Island, nome della famiglia olandese che la possedeva. La Statua della Libertà è alta 46,84 metri, 93 con il piedistallo, ed è visibile a 40 km di distanza. Raffigura la dea romana Libertas, vestita con la sua toga della giustizia. I piedi, che sporgono appena dall’abito indossato nell’antica Roma da senatori e magistrati, calpestano e spezzano una catena, simbolo della schiavitù. Il braccio sinistro è piegato verso il corpo a sostenere una tavola, sul cui si legge l’iscrizione JULY – IV – MDCCLXXVI, 4 luglio 1776, la data della dichiarazione d’indipendenza. Il braccio destro, nudo, è sollevato verso il cielo e la mano stringe una fiaccola accesa, simbolo del fuoco eterno della libertà, all’interno della quale si cela una suggestiva balconata. Nel 1986, per celebrare il centenario della sua installazione, la fiaccola viene sostituita con una nuova torcia. Il volto femminile, dall’espressione seria e concentrata, segue i canoni dell’estetica classica, ma la leggenda vuole che Bertholdì lo abbia realizzato prendendo spunto dai lineamenti della madre Charlotte. I capelli sono annodati sulla nuca, ma lasciano scendere sul collo alcune ciocche a boccoli. La testa è coronata da un diadema con 25 gemme, che in realtà sono spazi su cui si aprono le finestre, e sette raggi, che rappresentano i sette mari e i sette continenti. Il suo colore originario era il marrone del rame e non il verde che appare oggi: già dal 1906, infatti, ha iniziato a divenire evidente il processo di ossidazione per effetto della salsedine, che ha creato una spessa patina, risultata poi utilissima a proteggere la statua e a mantenerla in un miglior stato di conservazione.

All’interno è ospitata la struttura portante, costituita da un’impalcatura reticolata in acciaio. Eiffel si occupa principalmente di ponti ferroviari, che devono essere in grado di sostenere grandi pesi e di resistere a forti vibrazioni e agli eventi atmosferici più disparati, per questo sceglie un impianto robusto, ma anche leggero e flessibile. E’ infatti necessario che l’intero monumento possa compiere delle oscillazioni per resistere al vento e che possa muoversi senza fratture, per effetto della dilatazione del metallo, dovuta ai cambiamenti di temperatura. Quando nella baia soffiano venti violenti, la Statua della Libertà oscilla di 7 cm e la fiaccola di 12. Una scala di 354 gradini percorre l’intera statua fino alla corona, un’altra ripida e stretta si sviluppa lungo il braccio sollevato per raggiungere la fiaccola.

Diverse sono le fonti iconografiche cui si è ispirato lo scultore Bertholdì per realizzare il suo progetto. Il tratto comune sono le figure allegoriche femminili, il cui gesto del braccio indica la scelta di farsi guida: nella Libertà della poesia, statua marmorea realizzata in Santa Croce nel 1870 da Pio Fedi, monumento funebre al poeta Giovan Battista Nicolini, la testa è coronata da un diadema e una raggera a otto punte, il braccio sinistro è sollevato e mostra una catena spezzata, mentre il destro scende lungo il corpo e stringe una corona d’alloro; ne La Legge Nuova, è Camillo Pacetti a realizzare per la facciata del Duomo di Milano una statua che con il braccio destro solleva una lampada accesa, la fiamma della fede, e che con il sinistro abbraccia una croce. La fonte pittorica più importante è infine Libertà che guida il popolo di Eugene Delacroix, la cui protagonista rappresenta le tre gloriose giornate di Parigi del luglio 1830, quando il popolo si rivolta a re Carlo X. Anche lei ha il braccio alzato a mostrare il tricolore transalpino, mentre nel sinistro stringere un fucile con baionetta. Una figura simbolica e realistica, proprio come la Statua della Libertà.