Invano si scrive tutto attaccato, senza spazi tra in e vano. Il dubbio su quale sia la giusta grafia, tuttavia, è più che lecito. Deriva infatti dal tardo latino in vanus – che significa vano, inutile – scritto separatamente. Il primo comandamento, infatti, recitava: Non assumes nomen Domini Dei tui in vanum, tradotto in senso letterale con Non chiamare Dio a testimonio per cose vane.
La grafia degli antichi Romani prevedeva quindi uno spazio tra i due termini, così come quella dell’antico italiano letterario. Il termine in vano, separato, era presente negli scritti di Dante e Petrarca. Dal XIII secolo, tuttavia, iniziò ad essere utilizzata la forma che si è affermata giungendo ai giorni nostri, quella in un unico vocabolo: invano.
Per memorizzare la corretta ortografia, vediamolo contestualizzato in proposizioni in cui assume diverse funzioni grammaticali. Invano si utilizza principalmente come avverbio – sinonimo di non utile, senza effetto – per indicare azioni che danno risultato negativo, che non producono gli effetti sperati. Oppure invano può essere usato con funzione aggettivale, sempre in forma invariabile, nell’espressione essere invano.
Esempio 1: Sono venuto da te invano; speravo di trovarti in casa e invece eri già partito (avverbio)
Esempio 2: Non usare energie invano, conservale per quando saranno davvero utili (avverbio)
Esempio 3: Ho fatto davvero il possibile per stargli vicino, ma tutto è stato invano (funzione aggettivale)
Esempio 4: Ci preoccupammo per te, ti aiutammo standoti vicino e supportandoti; ciononostante tutto fu invano (funzione aggettivale)
Scopri anche se si scrive dopo domani o dopodomani, in quanto o inquanto e in sieme o insieme.