Molti detti della saggezza popolare si rifanno alla Bibbia e alla tradizione cristiana. “A credenti Dio paga i debiti” non sembra trovare riscontro immediato nelle Scritture, e in particolare nell’Antico Testamento, dove si legge che le somme di denaro mai restituite sono uno dei peccati peggiori che possono essere commessi. Da dove arriva dunque questo proverbio? Per capire il suo significato, è necessario comprendere prima cosa significa debito nel Nuovo Testamento e, dunque, nella dottrina cattolica, che supera la tradizione giudaica e mostra un lato più amorevole di Dio grazie all’intercessione del figlio Gesù.
Il significato del proverbio
Non dobbiamo intendere letteralmente “A credenti Dio paga i debiti”. Il suo significato infatti non riguarda, come sembrerebbe, l’aspetto economico della vita. Il Dio della Bibbia non vede di buon occhio chi non restituisce il denaro. Il buon ebreo e il buon cristiano dovrebbero sempre essere in grado di rispettare gli impegni presi, davanti agli uomini e davanti al Signore, e onorare dunque anche quelli di tipo pecuniario.
Nel Vangelo di Matteo, e nella formula moderna del Padre Nostro, leggiamo la preghiera insegnata dal Cristo e rivolta a Dio, con la frase: “E rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Per capire a cosa ci si riferisce, basta confrontare lo stesso passo in un altro Vangelo, quello di Luca. La stessa frase viene riportata così: “E perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore”. Il debito non è da considerarsi dunque come una somma di denaro, ma come una richiesta di perdono, e dunque il pentimento per un’azione sbagliata o che ha causato danni a un’altra persona. Dio, nella sua misericordia, perdona le malefatte a chi crede.
Altri significati del proverbio
“A credenti Dio paga i debiti” può essere interpretato anche in maniera più ampia, partendo da un’altra frase contenuta nel Padre Nostro. Quella cioè che recita: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano“. L’interpretazione e la traduzione del concetto di “pane quotidiano” sono ancora oggetto di accesi dibattiti tra i teologi. La richiesta, rivolta a Dio, è quella di concedere il necessario per vivere, e dunque il cibo, per il corpo e per l’anima, ai fedeli.
La Divina Provvidenza è un concetto comune a tutte le religioni ed era conosciuto già nelle epoche più antiche anche dalle culture classiche, prima dell’influenza della diffusione in Occidente della fede cristiana, anche se come termine specifico è utilizzato prevalentemente per l’Ebraismo e il Cristianesimo. Riducendo all’osso il suo significato e ignorando secoli di studi sui testi sacri, possiamo dire che a grandi linee indica tutto l’insieme delle azioni benevole di Dio nei confronti degli esseri umani e la sua volontà di aiutarli a compiere il loro destino, e dunque a occuparsi di loro e risolvere, metaforicamente, i loro debiti.
Altri proverbi simili
Tra i detti della saggezza popolare e ispirati alle grandi religioni, troviamo, con un significato simile anche “Dio vede e provvede“, che indica proprio l’intervento divino nella vita degli uomini che credono in Lui e che hanno fede. Molto simile, ma più legato al concetto della penitenza e della reciprocità delle azioni verso l’altro e verso il Signore della religione cristiana c’è anche “Provvedi, che Dio provvede“. Ma Dio dispensa anche dolori, almeno nella misura in cui il fedele è capace di affrontarli, come sottolinea il proverbio che recita che “Dio manda il freddo secondo i panni“.
Significato
I cristiani possono contare sul perdono di Dio quando commettono dei peccati, e anche sul suoi aiuto nei momenti di difficoltà, quando hanno bisogno di beni di prima necessità, come il pane.
Origine
L'origine di questo proverbio è da ricercarsi nel Nuovo Testamento, e in particolare nei passaggi dei Vangeli in cui Gesù Cristo insegna agli apostoli una nuova preghiera, il Padre Nostro.