Scrivere un testo espositivo Fonte foto: 123RF
Magazine

Come fare un testo espostivo: modelli ed esempi

Cos'è un testo espositivo e come riuscire a scriverlo in maniera efficace: consigli utili

Luca Incoronato

Luca Incoronato

GIORNALISTA PUBBLICISTA E COPYWRITER

Giornalista pubblicista ed esperto Copywriter, amante della scrittura in tutti i suoi aspetti. Curioso per natura, adoro scoprire cose nuove e sperimentarle in prima persona. Non mi fermo mai alle apparenze, così come alla prima risposta, nel lavoro come nella vita.

Facebook Twitter

Un testo espositivo ha lo scopo di fornire al lettore notizie di vario genere, per questo motivo è anche detto testo informativo, in relazione a un evento recente o meno, attuale o datato. Questo dovrebbe facilmente far comprendere come rientrino ampiamente in questa categoria gli articoli di giornale o i testi scolastici e universitari.

Come detto, gli eventi o fenomeni dei quali si parla in maniera approfondita, fornendo notizie a riguardo, possono appartenere tanto alla quotidianità quanto alla storia moderna o quella antica. Pensiamo ad esempio ai libri studiati per anni tra i banchi di scuola, che ci hanno condotto alla scoperta dei dettagli dell’Antica Grecia, per fare un esempio. Allo stesso modo pensiamo ai manuali di fisica, che esplicano fenomeni compresi secoli fa.

Chiunque abbia completato il proprio percorso universitario ha scritto almeno una volta un testo espositivo, dal momento che anche la tesi di laurea rientra in questa macro categoria. Se invece non vi è mai capitato di approcciarvi a questo tipo di testo, ma dovrete farlo a breve, sappiate che, nonostante gli argomenti possano essere i più disparati, la struttura non cambia. Per questo motivo andremo a spiegare come scrivere un testo espositivo, in modo che chiunque, al di là dell’obiettivo finale, possa trarne vantaggio.

Come scrivere un testo espositivo

Alla base di un testo espositivo vi è una caratteristica cardine, quella di spiegare un accadimento o un fenomeno di vario genere attraverso un ampio uso di fonti e dati, al fine di supportare quanto descritto o avvalorare un’eventuale tesi di fondo.

Scrivere un testo espositivo ha come mira la spiegazione di qualcosa, posto in maniera tale che possa risultare il più chiaro possibile. Per riuscire in tale intento occorre avere ben chiaro in mente un preciso metodo di costruzione del testo.

Testo espositivo: struttura

Si può riassumere la struttura di un testo espositivo in tre parti, volendo semplificare il discorso. Si parte con un’approfondita e soprattutto intrigante introduzione, alla quale deve seguire la completa esposizione dei dati, con successiva propria argomentazione. A completare il progetto vi è poi la necessaria conclusione, che chiude il cerchio del testo informativo, riassumendo i vari temi e rafforzando le argomentazioni.

Quando si procede con la scrittura dell’introduzione del testo espositivo, si presentano gli argomenti cardine, introdotti in minima parte già dal titolo, sia che si tratti di una tesi universitaria o un libro scolastico, senza esplicare nulla in maniera dettagliata.

Vi è invece una differenza sotto quest’aspetto con gli articoli di giornale, che mirano a titolare in maniera esplicita: "Incidente in centro a Roma, quattro auto coinvolte: 5 i feriti". Non mancano di certo i dettagli, che nel caso di un libro di storia, invece, è possibile trovare soltanto all’interno del testo, considerando la genericità dei titoli: "La guerra di Troia".

L’introduzione di un testo espositivo punta, quindi, a presentare in maniera discorsiva tutto ciò che verrà trattato in seguito. Una finestra sul cuore del documento, così da consentire al lettore d’avere le idee chiare su quanto si appresta a leggere.

Una sezione nella quale non potersi dilungare in maniera eccessiva, considerando come debba essere soltanto d’avvio e non rappresentare di certo la parte più rilevante. La lunghezza varia a seconda del numero di pagine dell’intero documento redatto, prestando attenzione al ruolo dell’introduzione, evitando quindi di iniziare l’esposizione in maniera precoce.

La seconda parte è quella più corposa, necessariamente, considerando come venga sfruttata per porre in evidenza i dati e le fonti in proprio possesso, analizzandoli nel dettaglio, fornendo poi la propria argomentazione, evidenziando eventualmente una tesi specifica che possa gettare nuova luce sui fatti.

Un lavoro molto approfondito, sul quale si basa la generale credibilità del testo. Nulla può essere dato per scontato e tutto deve avere alla base delle prove da presentare al lettore. Da questo punto di vista si richiede un lavoro giornalistico, a prescindere dal fatto che si stia lavorando a un articolo, a una tesi universitaria o altro ancora.

L’autore si ritrova così a rispettare la regola delle 5 W che, traducendo dall’inglese, vuol dire porsi cinque domande: cosa, chi, dove, quando e perché. Chi scrive dev’essere in grado di riconoscere esattamente quelli che sono i dati e le fonti, distribuendoli con attenzione all’interno della parte centrale del documento. Si crea in questo modo una gerarchia, che non prevede l’immediata esposizione delle informazioni più importanti. Si parte da quelle generali, che offrono al lettore un’idea superficiale su cosa sia accaduto, per tornare alla regola giornalistica, e del dove. Si passerà poi, via via, a quelle più importanti, aumentando il numero di particolari e dettagli, fino a completare l’analisi con informazioni accessorie.

Queste ultime, però, devono essere ben studiate. Possibile eliminarle del tutto, a seconda della discrezione dell’autore, ma è cruciale non accogliere qualsiasi cosa, indiscriminatamente, all’interno del proprio testo. Occorre fare attenzione ed eliminare le informazioni superflue, che possono soltanto far del male al discorso portato avanti, generando confusione nel lettore. L’idea che quanto più si aggiunga, meglio sarà il risultato finale, è del tutto errata. Questo può valere per un minestrone, non per un testo espositivo. Anche dopo aver completato il lavoro, in fase di revisione si dovrà prestare attenzione a ciò che risulta sacrificabile, poiché poco utile al discorso e, di fatto, reo di appesantirlo.

Sia chiaro, però, come la gerarchia delle informazioni non sia uguale per tutti i testi. Varia in base all’argomento e al taglio che l’autore intende dare. Utile in questo caso l’esempio di un libro di storia che, analizzando la Guerra di Troia, dovrà dapprima fornire lo scenario storico che ha condotto a tale evento, ponendo in evidenza lo stato politico, per poi passare alla dimostrazione, per mezzo di prove, che tale evento sia realmente accaduto e non faccia soltanto parte dell’epica omerica. Ciò consente di individuare i punti cardine che separano la realtà dal mito, per poi illustrare i fatti più salienti, a partire dai diversi schieramenti in campo. In questo caso cosa può essere individuato come informazione superflua? Ogni divagazione eccessiva sul materiale omerico dell’Iliade. Questa dev’essere sfruttata in maniera utile al discorso storico. Ogni approfondimento porterebbe lo studente in un altro ambito, generando confusione tra eventi accaduti e dimostrabili e altri legati all’epica.

Si apre infine l’ultima sezione, quella della conclusione del testo espositivo, che mira a sintetizzare tutte le informazioni raccolte in precedenza, così da esporre il risultato delle proprie approfondite ricerche. Vengono così rilevate le conclusioni raggiunte grazie ai dati esposti e analizzati.

Lo stile del testo espositivo

Importante prestare attenzione allo stile utilizzato, che dev’essere semplice e mirare a chiarire il proprio pensiero, evitando costrutti sintattici complessi. Il testo espositivo deve informare e per questo l’abuso di un lessico ricercato e tipo di scrittura a tratti astruso non si conciliano con il risultato che si tenta di raggiungere, ovvero un ampio pubblico variegato.

Per facilitare la lettura, si consiglia inoltre di porre in evidenza il legame che intercorre tra differenti frasi, sottolineandone la consequenzialità, sfruttando al meglio, e senza penuria, congiunzioni, avverbi e preposizioni di vario genere.

Si consiglia inoltre di usare il tempo presente indicativo, offrendo al lettore un’idea di certezza e proponendogli considerazioni offerte in maniera neutra, il che spinge a favorire un tono impersonale.

Particolare attenzione va riposta al lessico che, abbiamo detto in precedenza, non dovrebbe essere particolarmente ostico. Ciò vale per qualsiasi tipologia di testo, anche scientifico, considerando come quelli di maggior successo, come i volumi di Stephen Hawking, siano tali grazie alla capacità di parlare a un ampio spettro di lettori.

Innegabile, però, come il lessico vada modificato in base al proprio pubblico, adottando un certo stile espositivo per dei bambini e uno differente per degli studenti universitari.

Strutture logiche

A prescindere dall’argomento in questione e, dunque, dal destinarlo individuato, si mira a realizzare una costruzione che ponga in evidenza la struttura logica del testo espositivo, così come i ragionamenti fondanti che garantiscono credibilità a ogni fase del discorso. Sono tre le tipologie di strutture che possiamo individuare:

  • Struttura logica: in questo caso l’argomento cardine viene trattato basandosi su un ragionamento causa-effetto, esprimendo le premesse, elencando i dati a disposizione, giustificando le conclusioni raggiunte;
  • Struttura cronologica: si tratta dell’approccio utilizzato in tutti i libri di storia, o quasi, fronteggiando inizialmente le premessi di un particolare evento, scendendo nei dettagli dello stesso e, infine, analizzando le conseguenze;
  • Struttura problema-soluzione: si procede con un’analisi dettagliata del tema centrale del discorso espositivo, analizzandone ogni aspetto, fino a smontarlo in piccole frazioni, da risolvere come problemi necessitanti una soluzione.

Testo argomentativo e testo espositivo: differenze

Per quanto possano sembrare simili, vi sono delle chiare ed evidenti differenze tra un testo espositivo e un testo argomentativo. Risulta però necessario evidenziarle, al fine di non incappare in errori, una volta ritrovatisi dinanzi alla necessità di approcciarsi all’uno o all’altro.

Il rischio di produrre un documento che sia un ibrido tra i due è concreto, quindi è bene ricordare questa breve lezione. Un testo espositivo non deve mai presentare propri punti di vista, ovvero opinioni o argomentazioni personali. Occorre presentare fonti certe e incontrovertibili, evidenziando magari un concetto affine alle proprie idee, ma senza che ciò venga esplicitato. Se il proprio punto di vista dovesse trovare spazio, infatti, ci si ritroverebbe ad argomentare e quindi tentare di giustificare il proprio pensiero e, in ultima analisi, far cambiare idea al lettore o istruirlo secondo una data linea di ragionamento.