Cosa significa Swag Fonte foto: IPA
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Cosa significa e quando si usa "swag"?

Swag è uno dei termini più usati sul web. Facile da leggere nei meme, ad esempio. Ma cosa significa e come si usa correttamente

Luca Incoronato

Luca Incoronato

GIORNALISTA PUBBLICISTA E COPYWRITER

Giornalista pubblicista ed esperto Copywriter, amante della scrittura in tutti i suoi aspetti. Curioso per natura, adoro scoprire cose nuove e sperimentarle in prima persona. Non mi fermo mai alle apparenze, così come alla prima risposta, nel lavoro come nella vita.

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Trascorrendo del tempo con le nuove generazioni è facile incappare in termini ostici da comprendere. Uno di questi è "swag" che, come buona parte del linguaggio usato dalla Gen Z e Gen Alpha, deriva dal vocabolario inglese. In questo caso, però, non si procede con una sorta di "italianizzazione", usando il termine così com’è, anche se il significato può variare a seconda dei contesti, differendo anche dall’uso statunitense o britannico.

Swag origini

Alcuni ritengono d’aver individuato le origini di "swag". Lo sguardo viene rivolto a William Shakespeare e, nello specifico, al suo Sogno di una notte di mezza estate. All’interno dell’opera vi è il termine "swagger", che farebbe parte dello slang popolare da diversi secoli.

Era abitudine del celebre bardo prendere in prestito elementi del discorso colloquiale popolare. Il suo obiettivo finale era quello di rendere vivi e veri i propri personaggi, portandoli il più possibile vicini alla realtà del pubblico pagante.

Ritroviamo quindi "swaggering" sulle labbra ovviamente di Puck, vera e propria attrazione costante dello spettatore in quest’opera. Ciò che dice è: "What hempen homespuns have we swaggering here, so near the cradle of the fairy queen?".

Il senso di quello "swaggering here" può essere tradotto come un blaterare rumorosamente o, in alternativa, come un atteggiarsi in maniera spavalda. Ricordiamo come A Midsummer Night’s Dream risalga al 1595, circa.

Secondo alcuni "swag" deriverebbe da una variazione di un termine scandinavo, "svagga", che vuol dire dondolare o anche oscillare in maniera instabile o sbandata.

Pare abbia fatto il proprio ingresso nella lingua inglese tra il 13esimo e il 14esimo secolo, lasciando traccia scritta per la prima volta nel 1303. Il suo significato è mutato nel tempo, con il popolo che ha iniziato a usarla per intendere qualcosa che penzola in maniera allentata o anche pesante. A partire dal 1704, infine, la si poterva ascoltare con l’intenzione di indicare un bottino.

Swag: acronimo e altri significati

Diffusa dal mondo musicale, la parola "swag" ha poi assunto diversi significati sul web, dove molti utenti di lingua inglese sono soliti adoperarla come acronimo. Ciò genera degli scenari ben differenti da quelli adoperati dalla Gen Z e Gen Alpha, che in molti potrebbero aver sentito. Sottolineiamo come non si tratti del senso corretto, il che vuol dire come non sia il modo giusto per interpretare il parlato dei ragazzi di oggi. Ecco però alcuni acronimi che su certi siti o meme, principalmente USA, potreste trovare:

  • Stuff We Ain’t Got (cose che non abbiamo)
  • Stuff We All Got (cose che tutti hanno)
  • Secretly We Are Gay (siamo gay, in segreto)
  • Stolen Without A Gun (rubato senza l’uso di una pistola)
  • Sold Without A Guarantee (venduto senza garanzia)

Possiamo quindi facilmente comprendere come l’uso di questa parola possa avere applicazioni differenti a seconda del Paese cui si sta facendo riferimento. Messo da parte per un attimo lo slang, negli Stati Uniti si fa riferimento con "swag" a degli oggetti gratuiti, a volte degli omaggi, il che può trasformarsi in alcune conversazioni in bottino, quindi frutto di azioni illegali.

In Australia, invece, "swag" indica il fagotto dei senzatetto, anche chiamati "swagmen". Nel Regno Unito, invece, si può usare per indicare qualcuno che ondeggia, ovvero che cammina con un passo alquanto incerno, in riferimento principalmente al modo di muoversi di alcuni ragazzi.

Swag: cosa significa in Italia

In Italia i ragazzi usano ampiamente swag, soprattutto in ambito scritto, in chat o sul web, con la stessa intenzione dei loro coetanei americani. Negli Stati Uniti il termine ha infatti ottenuto un enorme successo.

Urban Dictionary sostiene come l’origine dell’accezione moderna derivi dall’uso fatto in Scozia di "swagger", che indicherebbe un modo peculiare di alcuni locali di camminare, attuando una sorta di oscillazione.

Gli inglesi hanno però mal interpretato tutto ciò, sfruttando quest’espressione per identificare chi aveva stile e, per usare un vecchio slang ormai nel dimenticatoio, era cool. La diffusione globale cui abbiamo assistito è però iniziata dopo l’approdo in terra americana.

Come si usa swag

Il termine "swag" si è diffuso anche grazie a YouTube, che ha rapidamente permesso di superare i confini continentali. Il mondo della musica hip hop ha poi fatto il resto, con svariati artisti di fama internazionale che hanno usato questa parola, anche abusandone spesso. Questo uso continuo ha poi spinto l’espressione all’interno del vocabolario giovanile. Ciò è avvenuto anche in Italia, dov’è ormai parte di uno slang quasi a un passo dal dimenticatoio.

"Swag" si usa ma si intravedono già i primi segnali chiari di trasformazione del linguaggio. Possiamo dire come sia in lista, con altre, per diventare la nuova "cool", che nessuno userebbe più oggi, se non con tono ironico. Nel nostro Paese certe espressioni inglesi e americane impiegano però alcuni anni a radicarsi. Basti pensare a quanto tardi sia arrivato il termine "selfie", così come altri ormai di uso comune.

Artisti come Kanye West e Jay-Z hanno iniziato a sostituire la parola "cool" con "swag" agli inizi del Duemila. Il tutto è però rimasto in una sorta di underground, per così dire. La fama, per questa parola, è giunta grazie a Justin Bieber. Nella sua celebre "Out of Town Girl" canta: "All you gotta do is swag". Non vuol dire altro che tutto ciò di cui hai bisogno è avere stile. In breve i suoi milioni di fan l’hanno resa propria, per un fenomeno inarrestabile da lì in poi.

Decisamente interessante scoprire come dalla lingua parlata, e nello specifico dallo slang, si sia passati a un vero e proprio modo di comportarsi, atteggiarsi e vestirsi. Per quanto un po’ eccessivo, si potrebbe parlare di una sorta di "filosofia swag". Se volete approcciarvi a questo mondo, però, sappiate che esistono delle regole ben precise, almeno estetiche. Ecco i requisiti minimi:

  • cappellino da baseball con visiera ben rigida (non piegatela, non siamo più negli anni ’90);
  • il giusto mix di collane, anelli e bracciali dà un’aria quasi bohemienne, il che aiuta a evidenziare un certo approccio alla vita;
  • canotta stilosa, con marca ben in vista, magari con un colore acceso e un braccio allenato da sfoggiare.

Conosciamo la Gen Alpha

Neanche il tempo di comprendere, almeno in parte, i comportamenti e il linguaggio della Gen Z, che all’orizzonte si fa largo la Gen Alpha. Se oggi parlate della Z come del nuovo o dei "ragazzi di oggi", un po’ meritate che vi diano del "boomer", anche se in fondo non rientrereste in quella categoria anagrafica. È infatti già tempo della Generazione Alpha, di cui in molti non hanno mai sentito parlare, pur avendone magari alcuni esemplari in giro per casa, che si chiamino figli o nipoti.

Con quest’espressione, sostituibile anche con la meno usata "screenagers" si fa riferimento a tutti i nati dopo il 2012. Decisamente affascinanti, dal punto di vista sociologico, considerando come si tratti del primo gruppo totalmente considerabile come nativo digitale. La Gen Z affonda infatti le radici negli ultimi anni dei Novanta, il che lascia quindi fuori da questo discorso alcuni giovani. Il discorso è ben differente per la Gen Alpha, che considera l’intrattenimento online, per fare un esempio, l’unica reale alternativa. Il primo approccio in tal senso è attraverso YouTube, che è già stato spedito nel dimenticatoio, o quasi. C’è Twitch al momento a dominare la classifica, così come TikTok non ha rivali. Facebook è per i nonni, Instagram per gli zii e i genitori e Twitter è una nuvola confusa alla quale non si avvicinano neanche, almeno per ora.

Il loro linguaggio è molto legato a quello della Gen Z, che per il momento rappresenta il loro modello di riferimento. Un po’ come quando da piccoli tentavamo di imitare i cugini più grandi. Ben presto, però, detteranno le loro regole. Gli inglesismi non rappresentano una novità, niente affatto. L’inglese italianizzato è la norma e lo è sempre stato per loro. Il web ne è pieno ed è questo il loro terreno comune nel quale crescere.

Virtuale e reale si confondono, e in tal senso le costanti live, imperative nell’attuale sistema di intrattenimento, non fanno che aumentare tale percezione. Un elemento chiave per interpretare il loro modo di esprimersi è quello del gaming, ovvero dei videogiochi, sempre più intrecciati con la connettività online. Le community nelle quale si mette piede formano il modo di porsi con coetanei e non. Una enorme differenza tra Millennials e Alpha è data proprio dal considerate la norma, o quasi, la creazione di rapporti digitali. Ciò non vuol dire che manchino relazioni nel mondo reale, sia chiaro. Vi è però una maggiore apertura al web, laddove altri si mostrerebbero ben più intimoriti. Questo processo ha ovviamente generato una sorta di linguaggio codificato, che varia da Paese in Paese ma, al tempo stesso, trova elementi comuni.

Proviamo quindi ad avere un’immagine più chiara delle generazioni attualmente inserite in società. Sottolineaiamo come manchino da questo elenco la Genrazione perduta, legata ai nati dal 1883 al 1900, e la cosiddetta Greatest Generation, con i nati dal 1901 al 1927. Queti ultimi sono ancora in società, ma i soggetti sono di certo demograficamente meno rilevanti:

  • Generazione silenziosa (1928-1945)
  • Baby boomers o "Boomers" (1946-1964)
  • Generazione X (1965-1980)
  • Generazione Y o "Millennials" (1981-1996)
  • Generazione Z o "Centennials" (1997-2012)
  • Generazione Alpha o "Screenagers" (2013-oggi)