I dialetti italiani sono inconfondibili: riconosceremmo un veneto o un barese anche se ci trovassimo in Siberia tra i cacciatori di foche. Ma perché in Italia ci sono tanti dialetti?
Italia: una ricchezza culturale incredibile
L’Italia è sì il Paese delle parlate locali, ma è anche un meraviglioso luogo di minoranze linguistiche che convergono. Il motivo per cui sono nati tanti idiomi dipende dalle caratteristiche di aggregazione e isolamento delle comunità. Il nostro Paese, infatti, ha costruito un’unificazione politica non basata su processi di aggregazione, ma per "conquista" o "annessione", con la sostanziale cristallizzazione delle differenze a scapito di un processo di armonizzazione della lingua, iniziato solo con l’avvento della televisione e la diffusione dell’alfabetizzazione globale.
Ad oggi, infatti, molti italiani sono bilingue, e usano l’italiano, ovvero la lingua nazionale, per parlare con istituzioni e persone fuori dal loro centro abitativo. In famiglia o nel loro comune di provenienza, invece, adoperano liberamente il loro dialetto. Secondo le stime recenti, al momento in Italia esisterebbero circa 34 lingue parallele.
Le lingue italiane
Tutte le lingue italiane, dovute appunto ai flussi migratori, pervengono dal ceppo indoeuropeo e appartengono in larga prevalenza alle lingue romanze. Ma ci sono anche varietà albanesi, germaniche, greche e slave. Non ci credi? Ti facciamo un elenco!
- Lingue romanze: il francoprovenzale, l’occitano, il piemontese, il ligure, il lombardo, l’emiliano, il romagnolo, il gallo-italico di Basilicata, il Gallo-italico di Sicilia, il veneto, il toscano, l’italiano mediano, l’italiano meridionale intermedio, il meridionale estremo, il sassarese, il catalano, il sardo, il friulano e il ladino.
- Lingue germaniche: sudtirolese, bavarese centrale, cimbro, mocheno, walser.
- Lingue slave: sloveno e croato
- Ultime ma non per importanza, il greco italiota e arbëreshe, lingua derivante dalla minoranza albanese in Italia e che viene parlata in piccole comunità in giro per lo Stivale. Molto diffusa in Calabria.
Possediamo così tanti dialetti perché il nostro retaggio storico e culturale è multi-sfaccettato e preziosissimo. Insomma, i dialetti sono una ricchezza e un marchio distintivo che non dovremmo perdere mai.
Lo Stato riconosce come minoranze linguistiche, ovvero lingue proprie parlate da una minoranza, l’albanese che si parla in alcune zone della Sicilia e della Puglia, il catalano che si parla ad Alghero in Sardegna, il tedesco che si parla in Alto Adige, il greco presente nel sud Italia, il croato e lo sloveno parlati nel Friuli Venezia-Giulia, il franco-provenzale utilizzato in Val d’Aosta, il ladino usato nella zona dolomitica di Trentino e Veneto, l’occitano parlato nelle omonime valli e il sardo, lingua comune della Sardegna di cui esistono almeno due varianti.
E secondo l’Unesco sarebbero 31 i dialetti e le lingue a rischio di estinzione, come il romanesco e tutti i vari dialetti del nord e del centro, di derivazione celtica o franco-provenzale.
Altre lingue non territoriali
In Italia si parla anche qualche lingua che non ha appartenenza territoriale, come alcuni idiomi dei nomadi rom e sinti, ma anche la importantissima lingua dei segni italiana che viene usata dalle persone non udenti.