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Perché si dice fare il biscotto?

"Fare il biscotto" è un modo di dire molto usato nel mondo dello sport, ma sono in tanti a non conoscere l'origine di questa curiosa espressione

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Nel mondo dello sport, specialmente nel calcio, capita frequentemente di sentir parlare di "biscotto", in riferimento a una particolare situazione in cui due avversari, che sulla carta sarebbero quindi teoricamente rivali, decidono di mettersi d’accordo per trarre un vantaggio reciproco dal risultato finale della loro gara, a discapito di una terza parte che non ha alcun modo di intervenire per evitare tutto ciò.

Se il riferimento culinario di questo curioso modo di dire appare piuttosto chiaro, certamente meno immediato è il senso preciso che esso assume: perché si dice fare il biscotto?

A questo proposito è opportuno precisare fin da subito che esistono due scuole di pensiero sull’origine di questo detto che abbraccia il mondo della cucina e quello dello sport. Conoscendo entrambe le teorie sull’origine di questo curioso modo di dire, sarà possibile in futuro utilizzare questo detto a metà tra cucina e sport nel giusto contesto e con le modalità più corrette in base alla precisa situazione.

Fare il biscotto: la teoria più conservativa

La prima corrente di pensiero, certamente più conservativa rispetto all’altra, fa risalire l’origine del modo di dire "fare il biscotto" all’etimologia di "biscotto", termine che deriva dal latino medievale "bis-coctus" e che significa cotto due volte.

Secondo i teorici di questa corrente di pensiero, infatti, il "biscotto", che nello sport indica il risultato "truccato" di una gara truccato, fa riferimento proprio a un dolce cotto due volte da mani diverse che, per questo motivo, risulta in grado di accontentare parti differenti.

Fare il biscotto: la teoria legata al mondo dell’ippica

La seconda teoria sull’origine del detto sportivo "fare il biscotto" trae spunto dal mondo dello sport stesso e, più precisamente, dall’ambito delle scommesse clandestine nell’ippica.

Secondo questa particolare scuola di pensiero, infatti, il "biscotto" farebbe riferimento alla galletta inzuppata di sostanze illecite (stimolanti o sedative, in base al preciso scopo) data al cavallo per alterare le sue prestazioni e, di conseguenza, anche i risultati delle gare e le scommesse effettuate su di esse. In questa ottica, quindi, il dolce rappresenta il mezzo attraverso il quale una o più parti ha modo di falsare il risultato di una gara, a proprio vantaggio e/o a discapito degli altri contendenti. "Fare un biscotto", pertanto, in questo caso assume il significato più esteso di "truccare una competizione sportiva".

Il significato di questo detto, come abbiamo visto, può essere più o meno esteso: può, nello specifico, indicare una situazione in cui due rivali si mettono d’accordo per concludere la gara in modo tale da trarre un beneficio comune a discapito di una terza parte, ma può anche fare riferimento a un più generico tentativo di "truccare" una competizione sportiva a proprio vantaggio e/o a discapito di una o più altre parti.

Seppur non si conosca con certezza quale tra le due teorie sopra enunciate legate all’origine del modo di dire "fare il biscotto" sia, in realtà, quella più corretta, è innegabile che questo detto sia ormai diventato di uso comune tra gli sportivi, dal mondo del calcio a quello del motociclismo.