La grafia corretta è perciò, in un unico vocabolo. Ci troviamo di fronte a uno dei numerosi casi della lingua italiana in cui si produce l’univerbazione, ossia la formazione di un nuovo vocabolo a partire dalla fusione di altri due termini. Lo vediamo ad esempio in sottosopra, almeno e tuttavia.
Se in altre occasioni in cui si produce l’univerbazione si verifica il raddoppiamento della prima lettera del secondo lemma che forma la parola composta – come in quassù, affatto, chissà – o si assiste a un troncamento del primo vocabolo – come in talora e talvolta – qui l’unica cosa da fare è accostare la preposizione per al pronome relativo ciò.
Il dubbio sulla corretta ortografia potrebbe nascere per il fatto che sia per che ciò hanno un significato proprio nella nostra lingua: per è una preposizione che serve a introdurre complementi di luogo, tempo, mezzo, causa, fine, vantaggio e modo, oppure proposizioni finali, limitative, causali e consecutive; ciò è un pronome dimostrativo usato come sinonimo di questo, quello o codesto, di solito seguito da una proposizione relativa.
Perciò ha tutt’altro valore: è un congiunzione conclusiva che vuol dire per questo fatto, per tal motivo. Una strategia per non sbagliare la grafia è quindi quella di pensare alla sua accezione. In caso di univerbazione, infatti, il significato della parola derivata è sempre diverso da quello dei singoli termini che la compongono.
Esempio 1: Avevo caldo, perciò mi tolsi la maglia
Esempio 2: È stato diligente quest’anno, perciò sulla pagella ha ottenuto buoni voti
In frasi in cui si mantiene la grafia separata, per e ciò mantengono invece il loro significato originale, ossia di preposizione e pronome dimostrativo.
Esempio 1: Siamo stati competitivi per ciò che concerne le vendite delle Fiat ma non delle Mercedes
Esempio 2: Amo Gianfranco per ciò che mi regala nella vita di tutti i giorni
Esempio 3: Bianca ringraziò Ginevra per ciò che aveva fatto per lei durante il periodo di malattia