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Perché il VAR si chiama così?

Il VAR è uno strumento introdotto nel gioco del calcio che ha come scopo quello di ridurre gli errori degli arbitri grazie all'uso di filmati

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Il VAR nel calcio è un arbitro che ha accesso a tutti i filmati della partita e collabora con l’arbitro che si trova in campo per valutare le situazioni di gioco che risultano più controverse. Le immagini, che vengono visualizzate su alcuni monitor all’interno di una cabina di regia, possono aiutare a risolvere dubbi che spesso si creano durante i match.

Il VAR è affiancato da un assistente, l’AVAR (Assistant Video Assistant Referee) e controlla le riprese video che arrivano sul monitor grazie alle telecamere situate a bordo campo. Mediante un collegamento audio può segnalare, durante la partita, eventuali infrazioni o chiarire delle situazioni dubbie.

L’introduzione nel calcio di questa tecnologia è stata fortemente voluta da Gianni Infantino, presidente della Fifa, convinto della possibilità di assicurare in questo modo una maggiore trasparenza e di fornire agli arbitri un importante strumento per prendere decisioni durante i match. L’uso del VAR è stato approvato nel 2016 dall’International Football Association Board, ossia l’organismo internazionale che definisce le regole del gioco del calcio. Nel corso degli anni il protocollo ha poi subito delle modifiche. L’uso del VAR ha causato opinioni e reazioni contrastanti nel mondo del calcio, dando origine anche a numerose polemiche. Neanche l’utilizzo della "moviola in campo" ha infatti permesso di evitare sviste e critiche.

Perché il VAR si chiama così

VAR è l’acronimo di Video Assistant Referee. Questo termine in italiano si può tradurre come video-assistente arbitrale. Fra le controversie che hanno accompagnato questa tecnologia ce n’è una legata al nome. Si dice il VAR oppure la VAR? L’Accademia della Crusca ha affermato che la definizione corretta è quella al maschile. Se il riferimento è alla tecnologia non è sbagliato usare il femminile, ma la formula corretta è quella con l’articolo maschile.

Come funziona il VAR

Il VAR ha come scopo principale quello di correggere gli errori commessi dall’arbitro. Gli arbitri che sono designati come VAR e AVAR si posizionano in una sala di controllo e vengono affiancati da due tecnici video. Quest’area si trova dentro lo stadio oppure in un pulmino situato all’esterno. La partita viene seguita tramite alcuni monitor. Il VAR interviene quando si accorge che è stata presa una decisione sbagliata oppure che una valutazione è dubbia. Le comunicazioni avvengono sempre via radio.

In tutte le gare in cui è previsto l’uso del VAR vanno seguiti due principi: "Chiaro ed evidente errore" e "Grave ed evidente episodio non visto". Si può ricorrere a questa tecnologia in alcuni casi come quello di rete segnata o non segnata, calcio di rigore, espulsione diretta e scambio di identità, ossia quando l’arbitro espelle oppure ammonisce il calciatore sbagliato. In ogni caso l’arbitro deve sempre prendere la sua decisione e non gli è consentito ometterla e utilizzare direttamente il VAR. Questo perché il gioco deve proseguire mentre il presunto errore verrà esaminato grazie alle registrazioni. La decisione dell’arbitro dunque viene modificata solo nel caso in cui, tramite la revisione dei video, si palese che la sua scelta era un "chiaro ed evidente errore".