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Perché si dice piantare in asso?

Perché si dice piantare un asso: l'origine di un detto molto usato e il legame con il mito di Arianna, il Minotauro e Teseo.

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"Piantare in asso" è una frase molto comune che viene utilizzata per indicare qualcuno che viene lasciato all’improvviso e senza una spiegazione. Si tratta di un modo di dire che tutti, almeno una volta nella vita, hanno utilizzato. L’espressione indica al meglio il senso di profondo abbandono e di solitudine quando si viene lasciati, magari proprio nel bel mezzo di una situazione particolarmente difficile e complicata. L’origine e la storia di questa frase sono incerte, ma sarebbero legate al mito di Arianna.

Perché si dice piantare in asso

Secondo gli esperti il modo di dire "piantare in asso" avrebbe origine dalla mitologia greca e dalle avventure di Arianna e Teseo. Dopo l’uccisione del Minotauro, i due eroi, alla corte di re Minosse, a Cnosso, avrebbero deciso di partire. Durante il viaggio avrebbero concepito Demofonte, il futuro re di Atene, ma un volta giunti sull’isola di Nasso a ostacolare il loro amore sarebbe arrivato il dio Dionisio. La divinità infatti avrebbe ordinato a Teseo di lasciargli Arianna poiché voleva stare con lei. Al risveglio, secondo il mito, Teseo, a causa di un sortilegio, avrebbe lasciato Arianna, ancora addormentata, proprio sull’isola di Nasso. Da qui sarebbe nata la frase "piantare in Nasso" che si sarebbe poi trasformato, per via della tradizione orale, in "piantare in asso".

Il mito di Arianna e del Minotauro

Arianna è un personaggio che fa parte della mitologia greca e che viene ricordato per via del legame con il Minotauro e Teseo. Pochi lo sanno, ma era la principessa di Creta, figlia del re Minosse e di Pasifae. Il mito racconta che Arianna si innamorò di Teseo quando lo incontrò per la prima volta nella città di Creta. Incaricato da Minosse di uccidere il Minotauro, l’uomo venne rinchiuso nel labirinto che era stato costruito da Dedalo. Preoccupata che Teseo non sarebbe riuscito a uscire dal labirinto dopo aver ucciso la bestia, Arianna diede all’amato un gomitolo di lana per indicare la strada. Pochi lo sanno, ma il mito non si ferma qui e continua a raccontare la storia dei due amati. Una volta uscito dal labirinto infatti Teseo abbandonò la sua amata sull’isola di Nasso. Al suo risveglio la donna si accorse di essere completamente sola e iniziò a disperarsi per il tradimento dell’uomo che amava. La sua disperazione in seguito venne placata dal dio Dionisio che, dopo essere giunto con il suo carro trainato da pantere, decise di sposarla. Dall’amore fra il dio e Arianna in seguito nacquero Pepareto, Enopione, Toante e Stafilo. Alle nozze Dionisio regalò alla donna un diadema d’oro ideato da dio Efesto che, una volta lanciato in cielo, divenne la costellazione della Corona Boreale. A questa storia Lorenzo De Medici ha dedicato un componimento: "Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza. Quest’è Bacco e Arïanna, belli, e l’un dell’altro ardenti: perché ’l tempo fugge e inganna, sempre insieme stan contenti. Queste ninfe ed altre genti sono allegre tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza".