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Crepet Fonte foto: IPA

Crepet e gli esami: la "grandissima bugia" secondo l'esperto

Nell'approfondimento 'Lo dico a Crepet', l'esperto ha parlato di una "grandissima bugia" riferendosi agli esami che devono affrontare i giovani

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Durante l’approfondimento ‘Lo dico a Crepet‘ su La7, il noto psichiatra ha parlato di una “grandissima bugia” che i genitori raccontano ai propri figli sugli esami che devono affrontare durante la vita. Ecco cosa ha detto l’esperto.

“È una grandissima bugia”

Secondo appuntamento con Paolo Crepet nel nuovo approfondimento di ‘Tagadà’ su La7. Il salotto di Tiziana Panella, infatti, sta ospitando lo psichiatra per avere un confronto con i telespettatori, che interagiscono tramite mail, e per affrontare con l’esperto i temi di cronaca che hanno come protagonisti i giovani.

Durante la trasmissione, è arrivata la domanda di un genitore, che ha raccontato che suo figlio va in ansia tutte le volte che ha un compito o una prova, bloccandosi e non riuscendo a fare nulla. Crepet ha commentato: “Questo è il prodotto finale di un’educazione incominciata quando il bambino gattonava. Perché quando gattona, un bambino deve andare contro una credenza. Va contro la credenza, e nessuno si precipita. Bernoccolino, se proprio va male, pianto, e poi si riprende”.

Secondo lo psichiatra, questi comportamenti dipendono dal fatto che i ragazzi “non hanno gli anticorpi nei confronti delle frustrazioni”. Gli adolescenti “hanno paura di essere interrogati perché gli abbiamo garantito che qualsiasi esame andrà bene da qui all’eternità“. E questa, ha specificato Crepet, “è una grandissima bugia”, visto che “la vita è fatta di inciampi“. Infatti, ha proseguito, ci sarà sempre “una ragazza che ti lascia, un nonno che muore”.

Continuando il suo ragionamento sul rapporto tra genitori e figli ha aggiunto: “C’è un pettine e ci sono i nodi. Il pettine è il futuro, e i nodi sono quello che noi non abbiamo fatto per far passare lisci i capelli. E che cosa non abbiamo fatto? Si tratta della mala-educazione, che vuol dire: ‘non ti preoccupare tanto papà la telefonata la farà e il posto di lavoro te lo trova’. Oppure, peggio ancora, ‘il nonno lo vedi che non sta tanto bene, non ce la fa ad arrivare a Natale, quindi erediti’. Possiamo essere una comunità basata sull’eredità? È terribile”, ha affermato lo psichiatra.

La responsabilità delle tecnologie digitali secondo Crepet

Nel corso della trasmissione, Paolo Crepet ha commentato l’omicidio di Rozzano, dove ha perso la vita un 30enne per mano di un ragazzo di 19 anni, che lo ha ucciso a coltellate per rubargli le cuffiette. Lo psichiatra ha puntato il dito sui danni arrecati ai giovani dall’uso delle tecnologie digitali.

Le tecnologie digitali hanno una responsabilità enorme, anche se hanno portato progressi pazzeschi, straordinari, come il fatto che io mi posso far sentire il cuore a 5mila chilometri di distanza”. Tutto questo, secondo Crepet, “è il prezzo che stiamo pagando in termini di solitudine”.

Per lo psichiatra il concetto è che siamo sempre stati “soli assieme”, ma oggi non si chiede più niente all’altro, e viviamo in “una sorta di autarchia che fa sì che ognuno abbia quello che pensa di dover avere”. In questo contesto “le ambizioni si sono abbassate” e non c’è più “la voglia di stupire, di fare cose nuove”.

L’autostima

Infine, Crepet ha parlato di autostima. “L’autostima è una cosa che dobbiamo dare ai bambini fin da piccoli“, ha spiegato. Come? “Ti si rompe la bicicletta, allora prova a rimetterla a posto da solo”. Oppure, se un figlio prende 8 a scuola, “bisogna dirgli che non sarà per sempre. Per cui devi essere pronto a prendere un 6-, che magari sarà frustante”.

Allo stesso tempo, è fondamentale ricordare ai giovani che esiste la speranza e che le cose, con l’impegno, possono cambiare. “Mi ricordo il mio maestro delle elementari, andavo malissimo. Una volta gli chiesi se c’era speranza per me. Lui mi rispose: ‘l’unica cosa per cui non c’è speranza è la rottura dell’osso del collo’. E io tornai a casa felice, dicendomi tra me e me ‘sono un deficiente assoluto, però ho una possibilità”, ha concluso Paolo Crepet.