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Vecchioni Fonte foto: ANSA

La frase di Vecchioni sui genitori è un caso, bufera sui social

La frase di Roberto Vecchioni sui genitori diventa un caso e sui social scoppia la bufera: cosa ha detto il Prof in tv e le critiche dal web

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

È diventata un caso la frase sui genitori che Roberto Vecchioni ha pronunciato in tv in merito all’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole. Sui social è scoppiata la bufera: cosa ha detto il Prof e le critiche.

Cosa ha detto Vecchioni sui genitori

Fa discutere la frase sui genitori che Roberto Vecchioni ha pronunciato durante la puntata del 3 maggio di In altre parole su La7 parlando di educazione sessuale nelle scuole. Il Prof stava commentando il disegno di legge annunciato dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, recante le “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”.

Il ddl prevede la richiesta del consenso alle famiglie per lo svolgimento di “attività scolastiche che riguardano l’ambito della sessualità”. Detto in altre parole, per tutte le attività didattiche legate all’educazione sessuale, gli istituti scolastici devono chiedere ai genitori o ai tutori degli studenti il consenso per farli partecipare.

I genitori devono starsene a casa loro, tanto per cominciare, e star zitti“. È questo il commento di Roberto Vecchioni che ha scatenato la bufera.

Il Prof ha proseguito chiedendo provocatoriamente per quale motivo, se chiesta per l’educazione sessuale, l’autorizzazione delle famiglie non dovrebbe essere necessaria anche per storia o filosofia. Alla domanda ha risposto spiegando perché, secondo lui, questa decisione del governo vale solo per l’educazione sessuale. “Parlare di educazione sessuale ha due poli – ha detto -: educazione sessuale anatomica, e qui va benissimo che la insegni chiunque. E invece, se si parla di educazione sessuale all’atto, al mettersi insieme, qua la cosa è molto diversa, perché dipende chi va a insegnarlo”.

Vecchioni e la bufera social per la frase sui genitori

La frase di Vecchioni “i genitori devono starsene a casa e zitti” non è passata inosservata. I social sono pieni di commenti di attacco nei confronti del cantautore.

Su Facebook, una madre ha risposto al Prof con un lungo post che inizia con “io non sto zitta”. La donna ha scritto: “Caro Professore, questa volta ha sbagliato indirizzo. Lei che di parole ha fatto mestiere e missione, oggi ne ha scelte alcune tra le più misere. E no, non accetto che operatori calati dall’alto, spesso più vicini a una narrazione ideologica che a un’autentica vocazione educativa, decidano senza il mio consenso cosa mettere nella testa e nel cuore del mio bambino”.

E ancora: “Lei chiede perché si debba firmare un consenso per questi temi e non per filosofia. Ma vede, caro Vecchioni, la filosofia non tocca la pelle, non entra nelle paure, nei desideri ancora informe, nei traumi potenziali. La filosofia apre la mente, ma qui si vuole toccare il corpo e il senso più intimo di sé. E allora sì, io voglio sapere chi lo fa, come lo fa e perché lo fa. Perché io l’ho portato nel mondo, io lo vedo dormire, io l’ho tenuto mentre piangeva, e io gli ho insegnato che si può dire ‘no’, che si può proteggere il proprio spazio, anche da chi parla di amore e poi impone il proprio sguardo su tutto”.

Un altro utente, postando il video della dichiarazione di Vecchioni, ha commentato: “La scuola non è, e non deve diventare, un campo di rieducazione. Escludere i genitori dal processo educativo non è progresso, ma un passo verso l’autoritarismo culturale”.

Un altro ha scritto: “Io comprendo il valore dell’educazione affettiva e la sostengo, ma ritengo che il modo in cui Vecchioni lo dice sia profondamente sbagliato, oltre che autoritario e divisivo. I genitori non sono un intralcio. Sono parte integrante del processo educativo. Il consenso informato non è censura: è rispetto. E paragonare l’educazione affettiva a storia o filosofia non regge”.