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Valditara Fonte foto: ANSA

Lo stop di Valditara sul registro elettronico: il caso pubblicità

Scoppia il caso della pubblicità sul registro elettronico: cosa è successo e lo stop del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Validitara

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Da Giuseppe Valditara è arrivato lo stop alla pubblicità sul registro elettronico dopo l’inchiesta che ha fatto emergere la presenza di messaggi promozionali all’interno di una piattaforma utilizzata da studenti, famiglie e prof per le attività scolastiche. Il caso: cosa è successo e le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione e del Merito.

Pubblicità sul registro elettronico: cosa è successo

Il 5 marzo La Stampa ha pubblicato un’inchiesta sui registri elettronici, gli strumenti ufficiali destinati alle attività scolastiche e alle comunicazioni scuola-famiglia. Il quotidiano ha raccontato che su una delle tante piattaforme di registri utilizzate dalle scuole italiane sono presenti offerte commerciali.

Tutto è iniziato con la segnalazione di una project manager di Torino che, esplorando il registro elettronico della figlia, si è imbattuta in una sezione inaspettata. Un’estensione dell’app, attivabile con il consenso degli utenti, offriva infatti accesso a numerose proposte commerciali: da shop online di articoli scolastici a giochi, da prestiti per continuare gli studi a consulenze con psicologi e sessuologi.

L’azienda che offre il servizio ha precisato che questa estensione è “attiva su accettazione dei dirigenti scolastici solo in 300 scuole, e quindi raggiungibile da 200mila genitori e 100mila studenti” e non da tutti gli utenti del registro, che sono milioni. L’applicazione finita nel mirino, infatti, ogni giorno è utilizzata da 2,5 milioni di genitori, da un milione di studenti e da 300mila insegnanti in 2.800 scuole.

Il caso ha sollevato un grande dibattito e numerose associazioni di categoria hanno chiesto l’intervento del ministero dell’Istruzione e del Merito. “Riteniamo gravissimo che uno strumento didattico ed educativo per eccellenza si trasformi in una sorta di cavallo di Troia per veicolare messaggi pubblicitari fuorvianti e diseducativi”, ha dichiarato Valentina Chinnici, presidente del Cidi, il Centro di iniziativa democratica degli insegnanti.

Da qui il suo appello al ministro Giuseppe Valditara: “Si faccia subito una piattaforma unica: l’azione pedagogica e il rapporto con le famiglie va gestito in maniera pubblica e trasparente e i dati personali e quelli valutativi non possono rimanere un giorno in più in mano ai privati”.

“Inaccettabile”: cosa ha detto Valditara sul caso pubblicità

È inaccettabile che sul registro elettronico compaia della pubblicità. Questo lo dico al di là del caso specifico. È improprio che su uno strumento scolastico vi siano giochi elettronici e pubblicità”, ha commentato Valditara, come riportato da La Stampa.

Il ministro ha spiegato che “i registri elettronici, sin dal 2013, sono gestiti da società private: sono le scuole che li scelgono in virtù della loro autonomia“. Il ministero dell’Istruzione, ha aggiunto, “sta facendo un’analisi per la valutazione dei costi benefici in termini di efficienza e di impatto economico sull’eventuale adozione di un software unico a livello nazionale per i registri elettronici”.

Il commento della Garante per l’infanzia e l’adolescenza

Anche l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza Marina Terragni è intervenuta sull’argomento sottolineando che “non è pensabile che un registro scolastico possa diventare qualcosa di simile a un social network pieno di quella pubblicità che ci insegue ovunque”.

Per Terragni “la scuola dovrebbe offrire e praticare modelli relazionali e pedagogici totalmente alternativi ai social, il cui accesso sempre più precoce è all’origine di seri problemi di comportamento e di apprendimento oltre che di disturbi psicologici”.