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Prof Galiano - Lucio Corsi Fonte foto: IPA

Prof Galiano e la canzone di Lucio Corsi: lezione sull'antitesi

Prof Galiano fa l'analisi di 'Volevo essere un duro', la canzone di Lucio Corsi a Sanremo 2025: la sua lezione sull'antitesi e altre figure retoriche

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Lucio Corsi è stato la grande rivelazione del Festival di Sanremo 2025. Lo hanno definito “un alieno caduto sul palco dell’Ariston” che con la sua chitarra è riuscito a conquistare l’Italia intera. Con ‘Volevo essere un duro’, il cantautore ha raggiunto il secondo posto e, soprattutto, ha vinto il Premio della critica Mia Martini. Il brano ha attirato anche l’attenzione di prof Galiano, che ha deciso di analizzarlo in un video offrendo a tutti una lezione sull’antitesi e su altre figure retoriche.

Prof Galiano e la sua lezione sull’antitesi con ‘Volevo essere un duro’

Dopo ‘Quando sarai piccola’ di Simone Cristicchi, l’insegnante di italiano Enrico Galiano si è cimentato nell’analisi di un altro brano del Festival di Sanremo 2025: ‘Volevo essere un duro’ di Lucio Corsi. Nel video, pubblicato sul suo profilo Facebook, il prof ha colto l’occasione per spiegare cos’è l’antitesi, una figura retorica molto utilizzata in letteratura.

“Lucio Corsi, al suo esordio a Sanremo 2025, ci regala un testo che gioca tutto su questa figura retorica: l’antitesi”, ha spiegato Galiano.

Però non sono nessuno/ Non sono nato con la faccia da duro.

“L’antitesi – ha proseguito – si basa sul contrapporre due cose molto diverse, (in questo caso) ciò che desideriamo essere e ciò che siamo davvero. È il conflitto fra l’aspirazione ad un’immagine di forza e l’accettazione delle proprie vulnerabilità”.

Metafore in ‘Volevo essere un duro’ di Lucio Corsi: l’analisi di Galiano

Volevo essere un duro / Che non gli importa del futuro / Un robot / Un lottatore di sumo / Uno spaccino in fuga da un cane lupo/ Alla stazione di Bolo/ Una gallina dalle uova d’oro.

“Questa cosa qui di elencare cose diverse una dopo l’altra – ha continuato prof Galiano – è una figura retorica che si chiama enumerazione e serve a dare l’idea di varietà, a stabilire delle connessioni mentali. Tra cosa? Tra delle figure stereotipate di forza: il lottatore di sumo, la ricchezza, la gallina dalle uova d’oro, l’invulnerabilità, il robot”.

Però non sono nessuno / Non sono nato con la faccia da duro/ Ho anche paura del buio/ Se faccio a botte le prendo.

“Qui l’autore mette in luce le proprie fragilità utilizzando un linguaggio semplice e diretto – ha evidenziato l’insegnante -. L’anafora di ‘non sono’ sottolinea la distanza tra l’ideale desiderato e la sua verità personale. E l’ammissione di aver paura del buio, di prendere botte, lo umanizza rendendolo vulnerabile e autentico”.

Successivamente, Lucio Corsi “ci regala un’altra figura retorica che si chiama personificazione, cioè quando trasformi in persona una cosa, in questo caso il tempo”.

Ma non ho mai perso tempo / è lui che mi ha lasciato indietro

“Poi arriva il bellissimo ritornello, che è scanzonato ma anche profondo”, ha sottolineato Enrico Galiano.

Vivere la vita / È un gioco da ragazzi / Me lo diceva mamma ed io / Cadevo giù dagli alberi.

“Anche questa parte del ritornello è un’antitesi – ha puntualizzato il prof – ma con dentro una grande autoironia, perché sta dicendo che lui non riusciva neanche da ragazzo a fare i giochi dei ragazzi. Qui c’è del genio”, ha aggiunto Galiano.

Prof Galiano spiega il messaggio della canzone di Lucio Corsi

“E veniamo alla mia parte preferita”, ancora il docente, che ha spiegato il messaggio che sta dietro alla canzone.

Quanto è duro il mondo / Per quelli normali / Che hanno poco amore intorno / O troppo sole negli occhiali.

Galiano ha spiegato: “Secondo me qui Lucio è riuscito a fare una fotografia alla generazione a cui appartiene. Sono anni che ci bombardano la testa con ‘l’essere speciali, dovete essere gli unici, dovete primeggiare, hanno tutti qualcosa di incredibile’. Ed è vero: certo che è bello essere al top e tutto quanto, ma lui ci dice quanto è difficile essere semplicemente ‘normali'”.

Infine, “menzione d’onore per questa metafora: Cintura bianca di Judo / Invece che una stella uno starnuto. E il finale secondo me è bellissimo, quando dice ‘Non sono altro che Lucio‘”. Questa è “la cosa più difficile del mondo: ammettere che quello che sei è questo, che poi è quello che ti rende davvero unico”, ha concluso Enrico Galiano.