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Università Fonte foto: iStock

Quale università scegliere: le facoltà preferite e i nuovi trend

Quale università scegliere? Il report del ministero sui nuovi trend: le facoltà preferite dagli studenti italiani nell'anno accademico 2024/25

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

È arrivato quel momento dell’anno in cui i maturandi, oltre all’esame di Sato, devono iniziare a pensare a cosa fare dopo il diploma. C’è chi entrerà subito nel mondo del lavoro e chi dovrà decidere la facoltà da frequentare. Quale università scegliere? Non è una decisione semplice da prendere. Sono molti infatti gli studenti che non hanno le idee chiare. In un’intervista Maurizio Casiraghi, pro rettore alla didattica dell’Università di Milano-Bicocca, ha elencato gli elementi da prendere in considerazione per fare questa scelta, sfatando anche alcuni miti sull’Intelligenza artificiale. Il suo discorso è partito dal report sulle immatricolazioni del ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), che ha messo in evidenza quali sono le facoltà preferite dagli studenti ed i nuovi trend in Italia.

Le facoltà più scelte dagli studenti in Italia

Le iscrizioni alle università italiane sono aumentate. Secondo l’ultimo monitoraggio del ministero dell’Università e della Ricerca, il numero di immatricolazioni per l’anno accademico 2024/2025, aggiornato a febbraio, è cresciuto del 5,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando da 320.434 a 338.893.

Le studentesse sono le protagoniste di questo incremento, rappresentando attualmente il 55,9% delle nuove immatricolazioni, anche se in misura leggermente inferiore rispetto all’anno scorso (56,2%).

Le facoltà più scelte sono quelle in Economia (15,2% del totale) e quelle dell’area disciplinare medico-sanitaria e farmaceutica (12,3%). Seguono le facoltà di Ingegneria industriale e dell’informazione (12,2%) e gli studi scientifici (10%).

Tra i percorsi universitari che hanno raccolto il minor numero di immatricolazioni ci sono quelli dell’area agraria-forestale e veterinaria (2%) ed Informatica e Tecnologie ICT (2,9%).

Dai dati del ministero emerge che, nonostante la crescente richiesta di profili tecnici, solo il 28,6% delle nuove iscrizioni riguarda corsi STEM, con una quota ancora inferiore per le donne (19,8%). Nell’anno anno accademico 2023/2024, queste percentuali erano rispettivamente del 29,5% e del 20,6%.

Le ragazze continuano a costituire la maggioranza nelle aree artistiche, letterarie ed educative, con il 77,3% delle nuove iscrizioni.

Quale università scegliere: il commento del prof

Maurizio Casiraghi, pro rettore alla didattica dell’Università di Milano-Bicocca, ha commentato il report del MUR ai microfoni di Good morning Kiss Kiss. Per prima cosa, il professore ha sottolineato che “questi dati sono un po’ problematici perché il trend è da vedere confrontando più anni” (il rapporto del ministero, invece, confronta i dati dell’anno accademico 2024/2025 con quelli del 2023/2024).

Detto questo, il docente ha proseguito evidenziando che “di sicuro, tutta la pubblicità sul fatto che l’Intelligenza artificiale sostituirà un certo numero di lavori non ha fatto molto bene ad alcune lauree“, come per esempio quella in Lingue. Le facoltà linguistiche, in un anno, hanno perso il 6,9% di immatricolati.

“Per quanto uno possa pensare che l’Intelligenza artificiale migliori nel tempo – è andato avanti -, il punto è che l’interfaccia umana sarà sempre quella che permetterà di avere certe sensibilità. Le Intelligenze artificiali, anche quelle generative, non sono realmente generative. Chiariamo questa cosa perché c’è un po’ il mito che l’IA sia un cervello artificiale. In realtà si tratta solo di un grande calcolatore” che, proprio per questo, “è molto utile”.

Casiraghi ha proseguito: “C’è anche da capire quello che uno vuole dall’università. La questione è che l’università non è un ufficio di collocamento. È chiaro che uno pensa di iscriversi all’università per avere poi un posto di lavoro, però non è così, altrimenti faremo soltanto dei master. Il corso di laurea ha una logica diversa”.

Prima di tutto, il ruolo dell’istruzione terziaria è quello diaprire la testa ai ragazzi“, ha detto il docente. In questo “il corso di laurea in Lingue continua ad essere molto importante”. Anche perché, ha aggiunto, chi conosce più lingue, così come chi conosce il linguaggio matematico, ha sviluppato delle aree del cervello che gli consentono di possedere numerose capacità spendibili nel mondo del lavoro. Competenze che non si riducono all’attività di traduzione, spesso vista come unico sbocco lavorativo per chi studia Lingue.

Maurizio Casiraghi ha concluso con un consiglio ai genitori: “Non c’è un’età prestabilita per scegliere cosa fare da grandi. Io ho pensato di fare il mio mestiere a 7 anni, molto precocemente, ma altri lo fanno dopo. Alcuni lo possono scoprire anche all’università. Quello che dico è che ci vuole un supporto vero da parte dei genitori. Quando gli studenti arrivano a quel punto lì bisogna saperli lasciare andare“.