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Università Fonte foto: iStock

Università classiche e telematiche: quanto pagano i contribuenti

Quanto pagano i contribuenti per le università classiche e telematiche? Quanto costano secondo lo studio di Aurelio Mustacciuoli di Free Academy

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Quanto pagano i contribuenti italiani per le università classiche e telematiche? Ecco quanto costano.

Quanto costano le università ai contribuenti

Secondo l’ultimo rapporto dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), il Fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) delle università italiane ammonta a 9,205 miliardi di euro, che coprono più dei 2/3 delle necessità delle università statali italiane. Di questa cifra, lo 0.73%, pari a 68 milioni di euro, è invece indirizzato agli atenei non statali, sia tradizionali che telematici. È quanto si legge su ‘Ansa’ che ha riportato i dati di uno studio condotto da Aurelio Mustacciuoli, responsabile Studi e Ricerche di Free Academy.

“Limitandoci a considerare l’Ffo, lo studente di un’università statale ogni anno costa al contribuente ben 5.701 euro, mentre di media uno studente delle università private costa 195 euro – ha spiegato Mustacciuoli di Free Academy -. Se poi si considerano le università telematiche (lasciando quindi da parte gli atenei privati tradizionali: la Bocconi di Milano, la Luiss di Roma eccetera), le risorse che lo Stato destina alle università online ammontano a soli 2,8 milioni”. Dunque, come si legge su ‘Ansa’, un universitario di un ateneo telematico costa allo Stato circa 12,5 euro, lo 0,21% di quanto costa in media uno studente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, de La Sapienza di Roma o della Federico II di Napoli.

Quante tasse pagano gli atenei telematici

Inoltre, come riportato da ‘Ansa’, la maggior parte delle università telematiche sono fondazioni, ma alcune di loro sono società di capitali e quindi ogni anno versano somme “considerevoli” all’erario.

“Considerando unicamente il gruppo universitario Multiversity, che è controllato dal fondo CVC Capital Partners e che include Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma – ha proseguito il responsabile Studi e Ricerche di Free Academy -, nel 2022 per le sole imposte dirette è stato registrato un esborso di 43 milioni di euro, il che significa che soltanto questi tre atenei online danno allo Stato ben 15 volte quanto tutte le università telematiche nel loro insieme ottengono in forma di Ffo”. Quindi “vi sono circa 5050 studenti italiani delle università pubbliche che possono studiare grazie alle entrate fiscali garantite dal gruppo Multiversity”.

Da questo punto di vista, come si legge su ‘Ansa’, “una crescita degli atenei privati telematici – la cui retta è mediamente inferiore al costo che ogni studente comporta per le casse statali – condurrebbe non soltanto a un minor costo complessivo per ogni studente, ma aiuterebbe anche a ridurre il prelievo fiscale che grava sulle imprese, sulle famiglie e sui lavoratori”.

In conclusione, secondo Aurelio Mustacciuoli di Free Academy, “alla luce dei dati sopra riportati è chiaro che lo studente tradizionale costa allo Stato ben 5.701 euro soltanto per l’Ffo, mentre ognuno degli oltre 144 mila studenti di Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma (anno accademico 2022 – 2023) porta alle casse statali 331 euro. Si tratta di cifre che devono far riflettere”, ha concluso.

Quanto costa fare l’università in Italia

Negli ultimi 10 anni le tasse universitarie sono aumentate in quasi tutte le università d’Italia, superando la soglia dei 2mila euro annui. Lo hanno certificato i dati del ministero dell’Università e della Ricerca riportati da ‘La Repubblica’.

Nell’anno accademico 2021/2022, tra atenei statali e privati è stato registrato un incremento medio pari al 4,6% per i paganti e del 5,8% se si considerano sia i paganti che gli esonerati. Guardando alle sole università pubbliche, l’aumento è stato, in generale, dell’1,2% (1,6% per i soli paganti). Stiamo parlando di 1.463 euro, nel primo caso, e di 930 euro se si contano anche coloro che non devono pagare le tasse.

Le università private, in realtà, hanno mostrato una percentuale di crescita negativa, pari a -5,3% a carico dei paganti. Nonostante questo, in termini assoluti gli atenei privati sono costati in media 4.427 euro, una cifra considerevolmente più esosa rispetto a quelli pubblici.

Gli aumenti più consistenti sono stati osservati nelle università del Sud Italia (in Basilicata +25%, in Puglia +21%, a Napoli +18%), ma sono gli atenei del Settentrione quelli che costano di più. A Milano, Pavia e Varese la tassazione media annuale ha superato i 2mila euro, il 40% in più rispetto a 10 anni fa.

Nonostante la maggior parte degli atenei statali abbia aumentato le tasse, circa una ventina le hanno diminuite, come quelli di Perugia e di Messina in cui si è registrato un calo rispettivamente dell’11 e del 10%. A Bologna, invece, il decremento è stato superiore all’8%.