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La sera fiesolana di D’Annunzio: parafrasi e figure retoriche

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Composta nel giugno del 1899, “La sera fiesolana” apre la raccolta “Alcyone“, pubblicata nel 1903. In questo periodo, D’Annunzio soggiornava a Settignano, vicino Firenze, insieme all’attrice Eleonora Duse. La poesia nasce dall’osservazione del paesaggio toscano durante una serata estiva, dopo una pioggia, momento in cui la natura offre sensazioni particolarmente intense.

Il significato della lirica risiede nella celebrazione della fusione tra l’uomo e la natura. D’Annunzio esprime un profondo senso di armonia con l’ambiente circostante, percependo la sera come un momento di pace e contemplazione. La personificazione della sera e della luna, insieme alle descrizioni dettagliate degli elementi naturali, sottolineano il desiderio del poeta di immergersi completamente nel paesaggio, superando i confini tra sé e il mondo esterno.

La sera fiesolana: la parafrasi

Parafrasi:

Le mie parole siano per te fresche, nella sera, come il fruscio che fanno le foglie del gelso nella mano di chi le raccoglie silenziosamente, e ancora indugia nel lavoro lento, sulla scala alta che si scurisce contro il tronco che diventa argenteo con i suoi rami spogli, mentre la Luna è vicina all’orizzonte azzurro e sembra che davanti a sé distenda un velo dove il nostro sogno riposa, e sembra che la campagna già si senta sommersa da lei nel freddo notturno e da lei assorba la desiderata pace senza vederla.

Sii lodata per il tuo viso di perla, o Sera, e per i tuoi grandi occhi umidi dove si raccoglie l’acqua del cielo!

Le mie parole siano dolci per te nella sera come la pioggia che mormorava, tiepida e fugace, addio lacrimoso della primavera, sui gelsi, sugli olmi, sulle viti e sui pini dai nuovi germogli rosati che giocano con l’aria che si perde, e sul grano che non è ancora biondo e non è più verde, e sul fieno che già ha subito la falce e cambia colore, e sugli olivi, sui fratelli olivi che rendono pallide e sorridenti le colline con la loro santità.

Sii lodata per le tue vesti profumate, o Sera, e per la cintura che ti cinge come il salice il fieno che odora!

Io ti dirò verso quali regni d’amore ci chiami il fiume, le cui fonti eterne all’ombra degli antichi rami parlano nel mistero sacro dei monti; e ti dirò per quale segreto le colline sugli orizzonti limpidi si incurvino come labbra che un divieto chiude, e perché la volontà di parlare le renda belle oltre ogni desiderio umano e nel loro silenzio sempre nuove consolatrici, così che sembra che ogni sera l’anima le possa amare con un amore più forte.

Sii lodata per la tua pura morte, o Sera, e per l’attesa che in te fa palpitare le prime stelle!

La sera fiesolana: struttura e analisi

La poesia è composta da tre strofe di quattordici versi ciascuna, seguite da un verso isolato che funge da chiusura. Il metro utilizzato è vario, con prevalenza di settenari e endecasillabi, caratteristica tipica della poesia dannunziana, che ricerca musicalità e armonia nel verso. L’uso del verso libero contribuisce a dare un senso di fluidità e naturalezza al componimento, richiamando il fluire delle impressioni sensoriali.

Il ritmo della poesia è cadenzato e melodico, arricchito dall’uso di enjambement che prolungano il senso oltre il verso e contribuiscono a creare una lettura fluida, quasi musicale. La ripetizione dell’invocazione “Laudata sii”, con cui il poeta si rivolge alla sera, conferisce alla lirica un tono solenne e liturgico, evocando una sorta di preghiera pagana rivolta alla natura.

L’intera struttura è costruita su immagini sensoriali che si susseguono in una progressione visiva e uditiva: dal fruscìo delle foglie, al suono della pioggia, fino al silenzio della sera che accoglie le prime stelle. Questa sinestesia continua rafforza il coinvolgimento emotivo del lettore e lo trasporta in un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà.

La sera fiesolana: figure retoriche

La poesia è ricca di figure retoriche, che contribuiscono a creare un effetto suggestivo e musicale. D’Annunzio utilizza un linguaggio altamente evocativo e simbolico, attraverso un’ampia gamma di artifici stilistici che donano alla lirica una musicalità e un’intensità espressiva uniche.

La personificazione è uno degli elementi più significativi, con la sera che viene descritta come un’entità viva e materna, caratterizzata da un viso di perla, grandi umidi occhi e vesti aulenti. Questa scelta stilistica conferisce alla poesia un carattere quasi mistico, trasformando la natura in un soggetto attivo e partecipe della scena, capace di accogliere e avvolgere il poeta.

L’allitterazione, con la ripetizione di suoni simili come la sibilante “s” e la liquida “l”, contribuisce a creare un ritmo musicale e dolce, evocando il fruscio del vento e il mormorio della pioggia. Un esempio evidente è il verso “fresche le mie parole ne la sera”, in cui il suono delicato delle parole accompagna il senso stesso del testo, aumentando la sensazione di leggerezza e armonia.

L’enjambement è un’altra tecnica frequentemente utilizzata dal poeta per spezzare il verso e creare un flusso più naturale e musicale. Questo procedimento accentua la continuità tra le immagini e rende la lettura più fluida, come se le parole scorressero liberamente senza interruzioni nette.

Le similitudini e le metafore arricchiscono ulteriormente il tessuto poetico, rendendo le immagini più vivide e cariche di significato. La sera viene paragonata a elementi delicati e preziosi, come nel verso “pel tuo viso di perla”, in cui si enfatizza la sua purezza e luminosità. Le colline, invece, sono descritte come labbra che un divieto chiuda, un’immagine potente che suggerisce un silenzio misterioso e contemplativo, carico di un’energia nascosta.

Un altro artificio stilistico importante è la sinestesia, che combina percezioni sensoriali diverse per intensificare l’impatto emotivo della scena. Un esempio evidente è il suono della pioggia, che viene percepito come un commiato lacrimoso (“la pioggia che bruiva tepida e fuggitiva”), unendo il senso dell’udito con quello del tatto e della vista. Questa fusione sensoriale crea un’immagine fortemente evocativa, capace di trasmettere al lettore una sensazione di malinconia e dolcezza.

Infine, l’anafora, con la ripetizione dell’invocazione “Laudata sii”, conferisce alla poesia un tono liturgico e solenne. Questo elemento rende il componimento simile a una preghiera pagana rivolta alla natura, sottolineando la sacralità dell’esperienza vissuta dal poeta di fronte alla bellezza del paesaggio. La reiterazione di questa espressione non solo rafforza il senso di ammirazione e rispetto verso la sera, ma crea anche un ritmo ipnotico e armonioso che accompagna tutta la lirica.

La sera fiesolana: il tema della natura e del panismo

Un aspetto fondamentale della poesia è il panismo dannunziano, ovvero la fusione mistica tra l’uomo e la natura. Il poeta non si limita a descrivere il paesaggio, ma si immedesima completamente in esso, lasciandosi avvolgere dalla sua bellezza e armonia.

D’Annunzio percepisce la natura non solo come uno spettacolo da osservare, ma come un’entità viva e sacra, da lodare e venerare. La sera diventa un momento di comunione tra il poeta e il paesaggio, in cui si realizza una perfetta sintonia tra l’io lirico e il mondo circostante.

Questa concezione della natura è influenzata anche dalla poetica decadente, che esalta le sensazioni e l’estetica della bellezza, rendendo la percezione sensoriale il fulcro dell’esperienza poetica. In La sera fiesolana, il paesaggio non è statico, ma vibrante di vita e suggestioni, coinvolgendo tutti i sensi in un’esperienza quasi estatica.

La poesia di D’Annunzio mostra una forte influenza della letteratura simbolista francese, in particolare di autori come Baudelaire e Verlaine. Il simbolismo si manifesta nella capacità del poeta di evocare stati d’animo e atmosfere attraverso immagini suggestive e musicalità del verso.

Il linguaggio poetico è denso di suggestioni sensoriali e simboli, che non descrivono in modo diretto, ma alludono a emozioni e percezioni più profonde. Il sogno, il silenzio e la sera diventano elementi chiave di una realtà trasfigurata, in cui il poeta si abbandona alla bellezza ineffabile del mondo.

Anche l’uso del verso libero, seppur controllato nella metrica, è un tratto caratteristico della poesia simbolista, che si affranca dalle rigide strutture classiche per privilegiare la fluidità dell’ispirazione e della musicalità.